di Enzo Garofalo
Per uno che negli anni si è costruito una fama da antidivo, grazie alla tendenza a schivare sovraesposizioni mediatiche e a mostrare indifferenza verso il “marchio” di sex symbol appioppatogli da stampa e televisione, quello esibito ieri pomeriggio al Circolo Barion di Bari, nell’ambito dell’8° Bif&st (Bari International Film Festival), è stato un atteggiamento a dir poco contraddittorio, da divo capriccioso, oltre che poco edificante. Previsto all’interno della serie di appuntamenti “Focus su…”, l’intervento del noto attore pugliese Riccardo Scamarcio, impegnato in produzioni nazionali e internazionali, si è infatti risolto in una serie di risposte, fra l’annoiato e il gratuitamente provocatorio, alle pacate domande del giornalista e critico cinematografico Franco Montini; per non parlare della polemica – di per sé in parte legittima, ma condotta con toni rissosi – contro certa critica e stampa pronte a snobbare il cinema più coraggioso – come quello del suo ultimo film, Pericle il Nero, uscito nel 2016 e selezionato, unico titolo italiano, nella prestigiosa sezione Un certain regard dell’ultimo Festival di Cannes – salvo poi, a suo dire, decidere ipocritamente di assegnargli il Premio “Vittorio Gassman” quale attore protagonista dell’anno.
E’ dunque evidente che Scamarcio è arrivato a Bari con il dente avvelenato per un film difficile che lo ha visto protagonista e produttore ma che il pubblico non ha premiato al botteghino. Una pellicola che, pur avendo raccolto diversi giudizi positivi per la sua prova d’attore (e il premio ricevuto a Bari lo dimostra), a suo avviso non è stato sostenuto dalla stampa, la quale si sarebbe limitata a puntare i riflettori sul suo fallimentare esito economico. Ha quindi denunciato la tendenza del sistema mediatico a dare in pasto al pubblico film rassicuranti e consolatori evitando volutamente proposte controverse o scomode, il che – ha affermato – penalizza opere “sperimentali” come la sua “che si prendono i rischi e fanno una grande fatica con la distribuzione”.
Riflessioni più che legittime: peccato che in modo molto maldestro e veemente abbia accusato il pubblico di prestarsi a questa manipolazione, di non capire le difficoltà di un mestiere come quello dell’attore in cui “ci si mette la faccia” e si è sempre in bilico, ed ha criticato la stampa di essere solo a caccia di scoop da quattro soldi utili ad alimentare il teatrino della superficialità, al quale – qualcuno dovrebbe forse spiegargli – egli stesso ha offerto ieri materia succulenta con un atteggiamento privo di self control, che ha mandato in malora ogni dichiarato intento di schiettezza e indipendenza di pensiero. Un atteggiamento gratuitamente sgarbato, condito da una buona dose di turpiloquio e di telefonate private con lo smartphone, e che tra fischi e applausi del pubblico, ha raggiunto il gradino più basso nel momento in cui l’attore ha redarguito uno dei fotografi accreditati, intento a fare il proprio lavoro, con un “levati davanti al ca…” contestandogli la ricerca di scatti studiati da allegare il giorno dopo al suo “articoletto di mer…”, o quando è saltato in piedi per scagliarsi verbalmente contro una signora che dal pubblico lo invitava a moderare i toni, mentre un’altra della prima fila, evidentemente disgustata, decideva per protesta di dargli le spalle sedendosi al contrario, e un’altra ancora lo apostrofava con l’epiteto di “Vittorio Sgarbi dei poveri”.
Insomma abbiamo assistito a uno show imbarazzante che fra l’altro mette in discussione il ruolo di “modello” positivo a cui certi personaggi pubblici – soprattutto quelli che hanno molta presa sui giovani – dovrebbero responsabilmente ambire, ed evidenzia come non basti avere delle idee valide in mente se poi se ne gestisce in questo modo l’espressione, dando in escandescenze all’indirizzo di un pubblico la cui attenzione nel corso degli anni in fin dei conti gli ha permesso di essere un “zapp-attore” – con due “t” e non con una sola – come Scamarcio ama definirsi alludendo alle sue produzioni agricole di olio e vino biologici.
Cambio radicale di toni invece nel corso della serata al Teatro Petruzzelli introdotta dalle indimenticabili note del tema musicale di Amarcord composto da Nino Rota, nella pregevole interpretazione del fisarmonicista Francesco Palazzo. Sul palcoscenico, prima della proiezione in anteprima internazionale di Going in Style (Insospettabili sospetti) una deliziosa commedia amara in cui il regista statunitense Zach Braff ha diretto tre grandi premi Oscar come Michael Kaine, Morgan Freeman e Alan Arkin, è avvenuta la consegna ufficiale a Riccardo Scamarcio del Premio Vittorio Gasmann quale migliore attore protagonista per l’anno 2016-2017.
Il riconoscimento è arrivato per quella che molti critici considerano una delle migliori interpretazioni dell’attore pugliese. Liberamente tratto dal romanzo di Giuseppe Ferrandino, Pericle il Nero narra la storia di Pericle Scalzone un sicario della camorra che, dopo uno “sgarro” con conseguente condanna a morte, emigra in Belgio misurandosi con la scoperta di sentimenti che non ha mai conosciuto, aprendosi alla prospettiva di un nuovo inizio. Un film che – ha più volte dichiarato lo stesso regista Stefano Mordini – non ha voluto essere un gangster movie, ma puntare a far luce sulle miserie della criminalità. Ecco, forse sarebbe stato il caso di dedicare il pomeriggio a stimolare il pubblico a recuperare la visione di un lavoro interessante (il film è in doppia proiezione al Festival oltre che disponibile su DVD), anziché sprecarlo nel peggiore dei modi.
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