di Redazione FdS
Da una delle aree di maggiore valore paesistico e naturalistico della Calabria giunge notizie di un ritrovamento che promette nuove eccezionali acquisizioni sulla storia di un luogo che nell’antichità è stato crocevia di popoli e culture. Parliamo di Tortora, un borgo di poco più di 6 mila abitanti in provincia di Cosenza affacciato sull’alto Tirreno da una collina di 300 metri sul livello del mare. Durante i lavori in corso per l’installazione delle reti di banda larga sono affiorati i resti di antiche mura riconducibili, secondo l’ipotesi degli archeologi presenti sul posto, alla plurimillenaria necropoli di una città lucana. Tortora sorge infatti in un’area quasi al confine con la Basilicata e nei secoli (i primi insediamenti in zona risalgono addirittura al Paleolitico) ha conosciuto diverse culture fra cui appunto quella dei Lucani, oltre che degli Enotri, dei Greci e dei Romani.
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L’ipotesi lucana per il nuovo ritrovamento è basata su quanto riportato da fonti storiche che parlano di un fiorente insediamento lucano alle falde del colle Palécastro, nella stessa zona dove più tardi sarebbe sorta la città di Blanda, anch’essa legata ai Lucani che dettero tale nome ad un preesistente villaggio fondato dagli Enotri ma da essi ricostruito e fortificato con una cinta muraria. I resti emersi di recente potrebbero dunque essere più antichi della città di Blanda e costituire pertanto le prime tracce del popolo lucano in questa zona. Le mura sono riaffiorate in due punti distinti e prontamente messe in sicurezza. Il caso ha voluto che alcuni archeologi stessero effettuando un sopralluogo nella zona del Palécastro, dove sta per nascere il Parco Archeologico di Blanda per la realizzazione del quale lo scorso 15 ottobre 2014 la giunta comunale di Tortora ha approvato il progetto esecutivo. La recente scoperta apre nuove frontiere di ricerca che potranno interessare studiosi di tutto il mondo oltre a garantire ulteriori acquisizioni al già ricco Museo di Blanda che lo scorso 9 maggio è stato inaugurato nel suo nuovo allestimento.
L’ANTICA CITTA’ DI BLANDA, FRA ENOTRI, LUCANI E ROMANI
La nuova scoperta offre l’occasione per ripercorrere brevemente la storia della vicina e più nota città di Blanda, i cui reperti hanno alimentato le collezioni del locale Museo meritevole di una visita, ed i cui resti rientreranno nel nascente Parco Archeologico. Citata in modo incerto in antiche fonti storico-geografiche come Plinio il Vecchio, Tito Livio, Tolomeo, oltre che nella Tabula Peutingeriana, nell’Itinerario antonino e negli Itineraria dell’Anonimo Ravennate e di Guido Pisano, e ricercata a lungo nei luoghi più disparati del tratto tirrenico lucano e calabrese, finalmente nel 1891 il sito di Blanda è stato identificato dallo storico Michele Lacava, che l’ha collocata nei pressi di Tortora, dove condusse personalmente ricerche archeologiche. Ai suoi esiti si aggiunse il supporto degli scritti di autori come Theodor Mommsen, Heinrich Nissen e Amedeo Maiuri, e infine quello degli scavi archeologici condotti per la Soprintendenza calabrese da Gioacchino Francesco La Torre che hanno inequivocabilmente confermato la localizzazione della città nel territorio di Tortora, sul colle Palècastro e in località San Brancato.
Città prima enotria, poi lucana e quindi romana, Blanda ha origini che risalgono alla metà del VI secolo a.C., quando gli indigeni Enotri, provenienti probabilmente dal Vallo di Diano, iniziarono a colonizzare la costa. Una presenza confermata dal ritrovamento di numerose tombe con i loro tipici corredi funerari, da una stele litica, oltre che dal nucleo originario dell’abitato. A metà del V° sec. l’insediamento fu abbandonato per un terremoto per poi rinascere nel IV sec. a.C. grazie ai Lucani che lo ricostruirono fortificandolo ed assegnandogli il nome di Blanda. Le guerre fra i Romani e i Cartaginesi di Annibale portarono nel III sec. a.C. allo spopolamento del luogo, espugnato dal console Quinto Fabio Massimo nel 214 a.C. e tramutato in colonia romana nel I secolo a.C. Sotto il dominio romano la città si arricchì di un foro con basilica, di tre templi dedicati alla Triade Capitolina e di una rete di strade ortogonali riemerse in recenti scavi. Sotto Augusto Blanda divenne municipium e al suo nome fu aggiunto l’epiteto di Julia in onore dell’imperatore. Sebbene di piccole dimensioni, ma munita di un complesso sistema idrico fra cisterne e fontane di acqua sorgiva, la città fu un importante centro amministrativo e giudiziario atto al controllo di un vasto territorio fra interno e costa. Essa continuò a vivere fino al V sec. d.C. quando si ritrovò esposta a saccheggi e distruzioni dei barbari, circostanza che ne provocò l’abbandono e la rinascita, con lo stesso nome, sulla dorsale della valle della Fiumarella di Tortora. Dotata di una grande chiesa e diventata sede vescovile, subì fra VI e VII secolo le incursioni dei Longobardi che la presero definitivamente nell’VIII sec. Questo nuovo abitato sopravvisse fino al X sec. quando la popolazione lo abbandonò per radunarsi intorno alla roccaforte longobarda delle Tortore, insediamento da cui prese origine l’odierna città di Tortora.
L’INNOVATIVO MUSEO DI BLANDA
Dall’area di scavo della Blanda più antica sono state portate alla luce oltre 120 tombe enotrie e lucane i cui ricchi corredi composti soprattutto da vasi di fattura italica di varie dimensioni e pezzi di importazione magno-greca, sono confluiti nelle collezioni del locale Museo di Blanda, ubicato nel centro storico di Tortora. In particolare sul colle Palècastro gli archeologi hanno esplorato una robusta cinta muraria ed un centro abitato romano risalente al periodo compreso fra il I secolo a.C. e il V secolo d.C., ritrovando resti di tre tempietti, di un foro da cui è emerso il piedistallo di un monumento commemorativo del I sec. con dedica in latino al duumviro M. Arrio Clymeno, due vie ad angolo retto e varie insulae con abitazioni civili, mentre alla base del colle è stata rinvenuta la parte inferiore di un mausoleo monumentale. Dagli anni Novanta, gli oggetti esposti ed alcuni pannelli didattici permettono di cogliere lo sviluppo storico di questa suggestiva contrada calabrese al confine con la Basilicata. Il percorso parte dalle cospicue tracce preistoriche che vanno dai 150 mila ai 35 mila anni fa, riconducibili ad insediamenti all’aperto e in grotta. E’ poi il turno degli Enotri che abitarono le basse colline sulla foce del fiume Noce. Semplici fosse rettangolari scavate nel terreno, usate per la deposizione del defunto, hanno restituito ricchi corredi di vasi e oggetti personali. Al periodo fra la seconda metà del V e gli inizi del IV secolo a.C. sono da ricondurre le testimonianze della presenza lucana con corredi funerari delle élites sociali, comprendenti anche armi oltre ai ricchissimi e pregiati servizi di vasellame figurato destinati al consumo di cibi e vino: particolarmente significativa a tal proposito è la tomba 44, della metà del IV secolo a.C., interamente ricostruita nel suo aspetto originario. All’avvento romano nel III sec. a.C., alla colonia e al municipium di Blanda Julia è dedicata invece l’ultima sezione del museo.
Lo scorso 9 maggio è stato presentato al pubblico il nuovo allestimento museale, basato su un’innovativa combinazione tra archeologia e strumenti multimediali. Pannelli descrittivi e tradizionali vetrine sono ora integrati dalla possibilità di osservare in 3D gli eccellenti reperti archeologici mediante modelli virtuali. Il Museo offre inoltre ai visitatori la possibilità di visualizzare virtualmente contenuti sui reperti esposti attraverso smartphone e tablet che inquadrando appositi QRCode consentono di ottenere una dettagliata scheda descrittiva su ciascun oggetto. Grazie a tali innovative opportunità di fruizione, il Museo di Blanda risulta essere, insieme a quello dei Brettii e del Mare di Cetraro (Cs), il più tecnologico e multimediale finora realizzato in Italia Meridionale.
IL NASCENTE PARCO ARCHEOLOGICO
Nel pomeriggio della giornata inaugurale è stata effettuata anche una visita al colle del Palècastro, dove si sta realizzando, grazie ad un consistente finanziamento statale, il Parco Archeologico di Blanda. Secondo gli intenti programmatici enunciati a guida dell’operazione, il Parco vuole essere uno strumento utile al recupero dei percorsi e delle preesistenze storiche ubicate lungo la Fiumarella, fino al centro storico di Tortora, garantendo un sistema di fruizione integrata di tutte le testimonianze storiche e naturalistiche del territorio, comprese le grotte naturali della valle e alcuni antichi mulini.
Fra gli interventi principali per la costituzione del Parco sono previsti: il recupero dell’impianto antico di Blanda e la valorizzazione degli elementi che definiscono la struttura urbanistica della città antica; il restauro del complesso forense, composto da edifici, in parte porticati, disposti lungo i lati nord, est e sud, e da tre edifici isolati sul lato ovest, due dei quali sicuramente identificabili come templi; la definizione dei percorsi extra e intramoenia e dei punti di accesso al pianoro, recuperando, ove possibile, i varchi delle antiche porte; il recupero e ristrutturazione delle ciclopiche cinte murarie di epoca lucana, comprese le torri di avvistamento; la individuazione e il recupero di strutture di riconosciuto valore storico al fine di collocarvi i servizi necessari e dedicati alla nuova fruizione; l’istallazione dell’apparato didattico che interesserà due ordini di informazioni: il primo concerne la città di Blanda e le sue relazioni con gli altri centri antichi dell’Alto Tirreno Cosentino;
il secondo riguarda gli aspetti naturalistici e storici del “Parco della Fiumarella” e i diversi itinerari che possono essere svolti al suo interno. “Dalla realizzazione di questo progetto – ha detto il sindaco di Tortora Pasquale Lamboglia – ci aspettiamo un’ulteriore spinta alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale di Tortora, già meta di un turismo balneare, concentrato soprattutto nei mesi estivi, con l’obiettivo ambizioso di farne anche il polo di attrazione di un turismo culturale, capace di attrarre presenze distribuite lungo un arco temporale molto più ampio rispetto alla stagione balneare, contribuendo a rivitalizzarne un’economia stagnante e agonizzante.”
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Info Museo di Blanda: apertura 10.00 – 13.00; 16.00 – 19.00
tel. 0985.764008
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