di Redazione FdS
A poco più di un mese dalla notizia del ritrovamento in una grotta salentina del ritratto dell’ultimo leone delle caverne europeo, uno dei più grandi felini mai esistiti sul pianeta, giunge notizia del rinvenimento a Venosa (Pz), in Basilicata, presso l’area archeologica di Notarchirico, dei resti del più antico esemplare di questa specie mai rinvenuto nell’Europa sud-occidentale [finora la più antica testimonianza per quest’area geografica era un carnassiale superiore (molare) ritrovato nel sito La Pineta di Isernia ma di datazione più tarda]. I fossili rinvenuti in Lucania risalgono a circa 650mila anni fa e sono emersi dal sito da cui proviene anche il più antico resto fossile umano mai scoperto in Italia, un adolescente di Homo heidelbergensis databile allo stesso periodo. Della scoperta è stata data notizia lo scorso 24 giugno sulla rivista scientifica Journal of Quaternary Science dal gruppo di ricerca internazionale capeggiato da Alessio Iannucci, dell’Università di Tubinga in Germania, con la partecipazione di Raffaele Sardella e Beniamino Mecozzi dell’Università Sapienza di Roma, Antonio Pineda della Universidad Complutense de Madrid, Marco Carpentieri dell’Università degli Studi di Ferrara, Rivka Rabinovich della Hebrew University of Jerusalem e Marie-Hélène Moncel del Dipartimento di Preistoria del Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi.
La scoperta ha riguardato un frammento di osso di zampa (un metatarso) di Leone delle caverne (Panthera spelaea), reperto che va ad arricchire ulteriormente il catalogo di fossili rinvenuti in questi anni nel prezioso sito lucano di Notarchirico nota sede di una delle più antiche presenze in Europa della cosiddetta cultura acheuleana, caratterizzata da manufatti litici a forma di mandorla e lavorati su due lati in modo simmetrico (c.d. “bifacciali” o “amigdale”) associati all’Homo erectus, e specie derivate, come il succitato Homo heidelbergensis del quale, come già accennato, è stato rinvenuto un frammento di femore appartenente probabilmente ad un adolescente; reperto che testimonia la presenza umana nel sito in un periodo compreso tra 695.000 and 610.000 anni fa. “Comparsa in Europa oltre 600.000 anni fa – ha spiegato Mecozzi -, la cultura acheuleana si è poi diffusa velocemente nel continente. Nello stesso periodo, durante il passaggio tra Pleistocene Inferiore e Medio, i leoni delle caverne e altri grandi mammiferi ebbero un’ampia diffusione in Europa”.
Questa nuova scoperta accende i riflettori su un periodo caratterizzato da importanti trasformazioni climatiche che portarono alla scomparsa di alcune specie come le iene giganti e l’arrivo di altre come l’elefante antico e il cervo. “La scoperta di una presenza così remota del grande leone delle caverne in Europa – ha a tal proposito dichiarato Sardella – rafforza l’idea che questo grande predatore sia stato uno dei protagonisti di un grande rinnovamento della fauna”.
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