Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni ’70

La museruola votiva in bronzo originaria dell'antica Kroton e recuperata di recente a Brescia

La museruola votiva in bronzo (a sin.) originaria dell’antica colonia magno-greca di Kroton, recuperata di recente a Brescia | Photo gallery a fondo pagina

di Margherita Corrado*

Un po’ ovunque in Italia, e specialmente nelle regioni del Mezzogiorno, alla fitta presenza di resti archeologici, dovuta ad una remota e capillare antropizzazione, si accompagnano spesso incuria e scarsa coscienza della loro natura di beni collettivi. La mala pianta degli scavi illegali vi alligna da decenni, se non da secoli, e dappertutto circolano dicerie sui ‘tesori’ trafugati dai tombaroli, puntualmente finiti in prestigiosi musei stranieri o nella cassaforte di qualche magnate. Sfrondati dei particolari pittoreschi e spesso contraddittori che li accompagnano, questi racconti hanno quasi sempre un fondo di verità.

A Crotone, erede di una delle più antiche e ricche colonie magno greche, gli scavi clandestini erano già fiorenti nel secondo Ottocento e dunque circolano, fin da allora, decine di simili leggende. Queste rievocano soprattutto episodi legati all’incontrollata espansione edilizia del dopoguerra ma altre volte costituiscono una sorta di letteratura parallela all’editoria archeologica ufficiale, poiché alludono ad indagini svolte dalla Soprintendenza in aree periferiche e perciò difficilmente controllabili, dove lo Stato scavava di giorno e l’anti-Stato di notte. Succede tuttora – gli episodi (noti) più recenti risalgono al 2014 – persino nel santuario di Hera a Capo Colonna, benché il parco archeologico sia dotato di un impianto di video-sorveglianza.

Capita di rado ma capita, fortunatamente, che qualcuno dei suddetti ‘tesori’ lasci tracce dei suoi movimenti sul mercato antiquario e, rintracciato dalle forze dell’ordine, sia infine restituito al territorio d’origine per essere esposto nel museo archeologico di riferimento. Così, ad esempio, è rientrato in Italia dagli USA nel 2007, ed è oggi custodito nel Museo Nazionale Archeologico di Crotone, l’unguentario in bronzo a forma di sirena, opera del V secolo a.C. proveniente dalle Murgie di Strongoli (KR), descritto su questa pagina in una precedente occasione.

Un nuovo caso eclatante si è verificato appena due mesi fa e il rientro in Calabria dell’oggetto in questione, un altro bronzo di epoca classica, sembra essere ormai prossimo. Mi riferisco ad una eccezionale museruola per cavallo che è parte delle offerte votive più prestigiose rinvenute nell’area del santuario di Hera sito nella località oggi denominata Vigna Nuova, alla periferia occidentale di Kroton. L’heraion in questione fa il paio con quello, ben più celebre, del promontorio Lacinio e la sua dignità non sembra essere inferiore: le catene in ferro ivi rinvenute a decine, infatti, spesso aperte a colpi di maglio, confermano e rendono testimonianza concreta dell’epiteto liberatrice che a Capo Colonna è invece scritto su un blocco di arenaria. Proprio i ceppi metallici consentono di associare gli heraia krotoniati ai maggiori santuari dedicati alla dea sposa e sorella di Zeus nella Grecia propria, dove l’abitudine di offrirle gli strumenti della schiavitù annullata per suo tramite è testimoniata esplicitamente dalle fonti letterarie.

La museruola di Vigna Nuova fu trovata da ignoti, sul finire degli anni Settanta, scavando nottetempo nell’unico edificio finora riportato alla luce in quel sito (tempio o deposito per offerte che fosse), mentre erano in corso indagini ufficiali. Benché ‘disperso’ sul mercato antiquario, a vent’anni di distanza Juliette de la Genière ne fece l’oggetto di una nota, corredata di fotografie e disegni ‘d’epoca’, pubblicata nel 1997 in appendice agli atti del convegno Héra. Images, espaces, cultes (Lille 1993). Tale contributo si è rivelato fondamentale perché i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale potessero mettersi sulle tracce del prezioso reperto. L’articolo è integralmente riportato su un sito dell’École Française de Rome.

Oggi sappiamo che, dopo una rocambolesca serie di passaggi di mano, l’artistica museruola destinata con tutta evidenza ad essere sfoggiata in occasione di parate e altri eventi speciali, era finita, da ultimo, nella collezione privata di un appassionato di manufatti antichi legati all’equitazione. Costui, in occasione della mostra “Cavallo. Storia Arte Artigianato”, allestita a Travagliato (Brescia) dal 25 aprile ai primi di luglio 2015, ne aveva consentita l’esposizione al pubblico. Ciò ha favorito il sequestro del reperto da parte delle forze dell’ordine, avvenuto appena qualche giorno prima che l’archeologa calabrese Maria D’Andrea, avendolo riconosciuto in un’immagine della mostra bresciana apparsa sul web, ne denunciasse a sua volta la presenza in quella sede.

Il racconto delle circostanze del fortuito ‘ritrovamento’ in rete è stato pubblicato tempestivamente dalla D’Andrea sulle pagine del trisettimanale “il Crotonese” lo scorso 30 luglio. Merita però ricordare le ragioni dell’interessamento della studiosa ad una così peculiare tipologia di manufatti. L’iconografia di una delle due composizioni figurate che ornano la museruola, lavorata a giorno, è anch’essa inconsueta: Eracle infante che strozza la coppia di serpenti inviati ad uccidere lui e il gemello Ificle da Hera, sdegnata per il tradimento di Zeus con Alcmena avvenuto all’insaputa di questa, grazie al fatto che il dio assunse le sembianze del marito Anfitrione. L’altro soggetto è lo scontro di due opliti affrontati.

Il tema iconografico dell’Herkliskos Drakonopnigon ebbe grande fortuna nel mondo antico ma ne restano quasi solo testimonianze di epoca romana. Fra le poche eccezioni di età classica spiccano alcune serie monetali emesse specialmente in area egea tra fine V e i primi del IV secolo a.C. che in Magna Grecia trovano riscontro esclusivamente nella monetazione di Kroton e Taranto. Se agli argenti della zecca krotoniate, che forse si ispirano ad una celebre pittura di Zeusi di Eraclea, artista attivo anche nel santuario di Hera al Lacinio, aggiungiamo l’immagine restituita dal bronzo oggi in procinto di essere riconsegnato alla città d’origine, la particolare predilezione dei Krotoniati per questo tema si impone all’attenzione degli studiosi che, come la D’Andrea, membro del team impegnato nel progetto editoriale promosso dalla scrivente al riguardo, dovranno trovare una spiegazione plausibile e tentare di svelare quanto di misterioso ancora aleggia intorno alla straordinaria museruola di Vigna Nuova.

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Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni '70

La museruola votiva in bronzo originaria dell’antica colonia magno-greca di Kroton, recuperata di recente a Brescia

Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni '70

Immagine della museruola da varie angolazioni

Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni '70

Disegno ricostruttivo del tema iconografico della museruola (Eracle fanciullo che strozza i serpenti di Hera)

Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni '70

Affresco dalla Casa dei Vettii, Pompei. In basso a sinistra Eracle bambino che uccide i serpenti di Hera

Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni '70

Moneta da Kroton, 400-325 a.C. con il tema di Eracle bambino che strozza i serpenti di Hera

Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni '70

Moneta da Knidos, ca. 405 a.C.

Ritorna a Crotone uno straordinario bronzo magno greco trafugato negli anni '70

Moneta da Tebe, 425-395 a.C.

*Margherita Corrado, calabrese, è nata a Crotone nel 1969. Si è laureata in Lettere Classiche (indirizzo archeologico) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e specializzata presso la Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera. Romanista di formazione, ha prestissimo orientato i propri interessi verso l’età post-classica, con particolare riferimento all’alto Medioevo di marca bizantina. Dopo un lungo tirocinio nel volontariato archeologico, dal 1996 lavora come collaboratrice esterna per la Soprintendenza Archeologica della Calabria. Negli anni, è stata incaricata della catalogazione di migliaia di reperti di diversa origine e cronologia ed ha operato sul campo in tutte le provincie calabresi (saltuariamente anche in Puglia), affiancando la Direzione Scientifica nell’indagine stratigrafica di siti databili dall’età arcaica fino al XIX secolo, compresi importanti cantieri di archeologia urbana, aree santuariali magnogreche ed edifici di culto cristiani. Ha collaborato con l’Amministrazione anche per l’allestimento di mostre temporanee e di esposizioni museali permanenti. E’ autrice di un centinaio di pubblicazioni, una decina delle quali monografiche, eterogenee per impostazione, cronologia e contenuti ma con una spiccata predilezione per la cultura materiale e le arti minori (in particolare l’oreficeria), molte delle quali edite negli atti di convegni nazionali e internazionali. E’ membro della Società degli Archeologi Medievisti Italiani, dell’Istituto per gli Incontri di Studi Bizantini, del Circolo di Studi Storici Le Calabrie e dell’Istituto Italiano dei Castelli. Collabora con l’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina. Referente del Gruppo FAI di Crotone dal 2013, è anche socia fondatrice di un paio di associazioni culturali a carattere locale per conto delle quali svolge attività didattica nelle Scuole e cura visite guidate gratuite tese ad avvicinare la cittadinanza ai temi dell’archeologia e della storia calabrese.

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