di Redazione FdS
Grande risultato per la spedizione di archeologia subacquea condotta in Sicilia dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con la Global Underwater Explorers (GUE) che ha fornito per le ricerche due mini sommergibili biposto “Triton submersibles” dotati di braccio meccanico e attrezzature di documentazione videofotografica. Fra i partner anche la Brownie’s Global Logistic e la nave “Pacific Provider”, di 50 metri, dotata delle più recenti attrezzature per immersioni tecniche subacquee e di una camera iperbarica di supporto alle operazioni di ricognizione che si sono svolte nelle acque eoliane di Lipari e Panarea e in quelle di Pantelleria. A coordinare le operazioni per conto della Soprintendenza del Mare c’erano Sebastiano Tusa e Roberto La Rocca con l’ausilio di Salvo Emma, nell’ambito del progetto “Project Baseline” della GUE.
Il risultato più fruttuoso si è avuto fra le isole di Lipari e Panarea dove, a 130 metri di profondità, è stata rinvenuta una nave greca affondata 2000 anni fra i resti del cui carico è stato rinvenuto un antico altare in terracotta su colonnina (thymiaterion) con decorazione in rilievo ad onde marine (nella foto, di Salvo Emma), ritenuto una testimonianza del fatto che sulle antiche navi fosse diffusa la pratica di sacrificare agli dei per propiziarsi la navigazione. Numerose le anfore la maggior parte delle quali sono del tipo greco-italico, con una consistente presenza anche di anfore puniche posizionate su una estremità del carico. Rilevata anche la presenza di una macina, di alcuni vasi cilindrici del tipo sombrero de copa (alcuni ancora impilati uno dentro l’altro), alcuni piatti da pesce, altri piccoli piatti e ciotole e il citato thymiaterion con la base modanata recante un’iscrizione in greco costituita da tre lettere (ETH).
Per il momento sono state prelevate a scopo di studio alcune anfore (una per ciascuna tipologia riscontrata), il thymiaterion, alcuni piatti, una brocca, un’olla e due vasi del tipo sombrero de copa. Nel mare al largo della località Capistello, è stata esplorata l’area di un noto relitto già sondato in passato e il cui carico, vittima anche di saccheggi, è stato recuperato a più riprese. Oltre alla presenza di parte del carico, sono stati ritrovati numerosi ceppi d’ancora in piombo. La presenza di un numero elevato di ancore conferma il sito come luogo di sosta ed ancoraggio lungo le rotte che attraversavano l’arcipelago eoliano.
Gli oggetti ritrovati, alcuni dei quali di pregio, andranno ad arricchire la già nutrita collezione archeologica subacquea del Museo Archeologico Eoliano L. Bernabò Brea di Lipari. A Pantelleria sono state invece effettuate ricognizioni subacquee sui fondali di Cala Levante, Cala Tramontana e Cala Gadir raggiungendo profondità di oltre 100 metri con la individuazione di vari areali interessati dalla presenza di anfore di vario genere (principalmente greco-italiche e puniche).
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