S. Francesco di Paola e Leonardo: 500 anni di Santità e di Genio tra Italia e Francia

 Jacques Dumont, detto le Romain - Il re Luigi XI accoglie san Francesco di Paola al suo arrivo a Plessis.les-Tours - Musée des Beaux Arts Tours

Jacques Dumont, detto le Romain, Il re Luigi XI accoglie san Francesco di Paola al suo arrivo a Plessis-les-Tours – Musée des Beaux Arts, Tours

di Adele Filice

Statua di S. Francesco di Paola a Bormes-les-Mimosas - Ph. Richard Gertis

Statua di S. Francesco di Paola a Bormes-les-Mimosas, 1870 – Ph. Richard Gertis

In questi giorni i media hanno dato notizia della visita del nostro Presidente della Repubblica in Francia per il quinto centenario della morte di Leonardo, genio assoluto dello scibile umano che, per un curioso destino, con-dividiamo con la Francia. In questo 2019, però, dall’1 al 4 maggio, ricorre anche il cinquecentenario della canonizzazione di San Francesco di Paola, Santo della Carità che, per lo stesso curioso destino leonardesco, abbiamo in comune coi francesi. E a voler rimarcare ulteriormente questo incrocio di anniversari, c’è anche la circostanza che Leonardo sia morto proprio il giorno dopo la canonizzazione del frate calabrese, e cioè il 2 maggio 1519, ad Amboise, ad appena una ventina di km da Tours.

Da 5 secoli, la città calabrese di Paola (Cosenza) festeggia nei primi quattro giorni di maggio questa ricorrenza, perché all’epoca non c’era Internet o Whatsapp e le notizie viaggiavano a cavallo: il primo maggio Francesco fu proclamato Santo e il 4 maggio la nuova arrivò a Paola.

Forse per non decidere tra le due date, qualche lungimirante personaggio del tempo pensò bene che l’importanza della notizia valeva davvero quattro giorni di festeggiamenti e allora festa fu e tradizione restò. E allora una domanda è d’obbligo: a nessuno degli intellettuali, storici, letterati, religiosi calabresi – o italiani, va’! – è venuto in mente questo trait d’union tra italiani e cugini d’oltralpe?

Eppure, al di là dell’importanza religiosa, Francesco ha svolto un ruolo niente affatto secondario come diplomatico, politico, ambasciatore suo malgrado, sia presso la corte di Plessis-Le-Tours di Luigi XI, sia in quella napoletana di Ferrante d’Aragona, dove sostò nel suo viaggio verso la Francia. Luigi XI dovette molto adoperarsi per avere Francesco alla sua corte: prima si rivolse al re aragonese per intercedere presso Francesco, che oppose un netto rifiuto; poi indirizzò la richiesta al papa Sisto IV ma qui subentrarono mosse e giochi politici di livello internazionale.
 

Chiesa di S. Francesco di Paola a Nizza, XVIII sec.

Chiesa di S. Francesco di Paola a Nizza (navata centrale), XVIII sec.

Come riporta la biografia del Santo, sul sito della basilica-santuario di Paola: “Sia Ferrante d’Aragona che Sisto IV avevano propositi ben precisi. Ferrante confidava che, obbligando Francesco di Paola a partire, la Francia avrebbe rinunciato a rivendicare i diritti di successione sul Regno di Napoli e avrebbe messo da parte ogni mira espansionistica sul territorio. Il Papa da tempo sperava di poter ricomporre la frattura che si era creata con la Francia per via della scomunica comminata a Lorenzo il Magnifico, a seguito della quale Luigi XI aveva interrotto l’invio di denaro alla Camera Apostolica. La distensione tra la Santa Sede e la monarchia d’Oltralpe era necessaria, secondo il Pontefice, per poter indire congiuntamente una crociata antiturca. Papa Sisto IV, pur di assecondare la richiesta del sovrano più potente d’Europa, recapitò a Francesco di Paola un mandato d’obbedienza, al quale il povero eremita non poté opporre alcuna resistenza e così, suo malgrado, si abbandonò alla volontà di Dio e partì. Per Francesco, l’obbedienza alla Chiesa era molto più che un semplice dovere. Per il Santo, infatti, la richiesta del Papa aveva il valore di sigillo, cioè di indubitabile volontà di Dio, alla quale il Frate si era sempre umilmente sottomesso”.
 

Noël Nicolas Coypel, S. Francesco di Paola e i suoi compagni attraversano lo Stretto di Messina sul mantello, 1723, Cattedrale di Lione

Noël Nicolas Coypel, S. Francesco di Paola e i suoi compagni attraversano lo Stretto di Messina sul mantello, 1723, Cattedrale di Lione

Fu così che alla venerabile età di circa 67 anni, Francesco giunse a Tours, ricevuto con gli onori e il fasto riservati ad un re, ma nella sua immensa umiltà egli rifiutò sempre agi, ricompense, lusinghe e persino la guarigione fisica del re, obiettando al sovrano che se questa era la volontà di Dio, così doveva compiersi. Il re, dopo un lungo e disperato travaglio, accettò la malattia e la conversione e morì, confortato dal Santo paolano, il quale divenne consigliere spirituale di Carlo VIII, erede e successore al trono, che nel 1489 concesse il terreno per l’edificazione di un convento dei frati Minimi. Per altri lunghi 24 anni Francesco visse in Francia, sempre con l’anelito e la delusione del diniego a poter tornare nella sua amata Calabria.
 

Il convento dei Minimi a Plessis-les-Tours in un'incisione del 1669

Il convento dei Minimi a Plessis-les-Tours in un’incisione acquarellata del 1699, Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi

In Francia, la famiglia conventuale di Francesco crebbe notevolmente (già a fine ‘600 solo in Francia si contavano 156 conventi dei frati Minimi e 457 negli altri Pesi); i francesi lo appellavano come il Bonhomme e il suo operato e i miracoli furono tanti e tali che già cinque anni dopo la sua morte, papa Giulio II, su richiesta di Anna di Bretagna, regina di Francia e moglie di Luigi XII, figlio di Carlo VIII, avviò la procedura canonica per accertare la condotta di vita, le doti spirituali e i miracoli di Frate Francesco. Sembra singolare che ad avviare la causa di canonizzazione sia stata una regina francese e non qualche regnante di Spagna, nel cui regno duosiciliano, Francesco era nato e aveva vissuto e operato.

In realtà, la regina Anna fu legatissima alla figura di Francesco per un voto pronunciato in occasione della malattia della principessa Claudia, sua figlia. A nove anni, la bambina si ammalò di febbre e i medici si dichiararono impotenti di fronte alla malattia. Il vescovo di Grenoble, Allemand, che aveva conosciuto di persona Francesco e lo stimava da devoto ammiratore, consigliò la regina di affidarsi in preghiera al sant’uomo paolano. Le regali preghiere furono esaudite e dopo la guarigione della principessa, la regina Anna rivolse la supplica al papa per dare inizio alla procedura canonica. Con diverse vicende e l’intervento di personaggi religiosi, nel 1512 fu istruito il processo condotto in Calabria Citra, detto Processus Cosentinus, che vide coinvolti 102 testimoni per dodici sedute processuali tenute a Cosenza, San Lucido, Paterno e Corigliano. Un altro processo, informativo e condotto in terra francese, conosciuto come Processus Turonensis (dal nome della città di Tours) e in seguito Processus Ambianensis (dalla città di Amiens), vide sfilare rispettivamente altre decine di testi. Molti testimoni francesi erano cortigiani del re Luigi, quindi poterono testimoniare per conoscenza diretta.
 

San Francesco di Paolo | Papa Leone X (part. da Raffaello, 1519, Uffizi, Firenze)

San Francesco di Paola | Papa Leone X (part. da Raffaello, 1519, Uffizi, Firenze)

Nel 1513, morto Giulio II, salì al soglio pontificio Leone X che proclamò Beato Francesco, dando così inizio alla diffusione del culto di quell’uomo toccato dalla grazia divina che, ancora bambino, gli aveva predetto il pontificato. In verità, in questo periodo erano già davvero numerosi i regnanti che, in tutta Europa, si definivano devoti di Francesco, recandosi in pellegrinaggio a Tours. I devoti di Francesco erano tanti e tali che i reali di Francia si adoperarono per far proseguire l’inchiesta canonica presso la Santa Sede. Nel 1518, la principessa Claudia, figlia di Anna di Bretagna, sospirava in attesa del figlio maschio, dopo essere diventata madre di due femmine, Luisa e Carlotta. Memore dell’esempio materno, rivolse fervide preghiere al Beato Francesco di Paola e fu così che nacque Francesco, destinato al trono di Francia, ma mai diventato re, a causa della prematura scomparsa in seguito alla quale, divenne sovrano il fratello Enrico II. Intanto, dal 1516 al 1518, fra alterne vicende fu istruito il Processus Calabricus che riferiva dei miracoli di Francesco compiuti anche dopo la sua morte.
 

Simon Vouet, S. Francesco di Paola resuscita il bambino di sua sorella, 1648, Église de Saint-Henri-de-Lévis, Québec

Simon Vouet, S. Francesco di Paola resuscita il bambino di sua sorella, 1648, Église de Saint-Henri-de-Lévis, Québec

Era così avviata la causa di canonizzazione che portò, nel 1519, all’iscrizione del Novello Beato nel “Catalogo dei Santi Confessori” e il 2 aprile, dies natalis di Francesco, fu designato come il giorno della sua festa per la Chiesa Universale. Circa due secoli dopo, nel 1739, Clemente XII proclamò San Francesco Patrono Principale del Regno delle Due Sicilie. Solo nel 1935, le poche reliquie che erano scampate alla profanazione della tomba e al successivo incendio del corpo di Francesco, ad opera degli Ugonotti, nel lontano 1562, giunsero a Paola, grazie all’incessante interessamento da parte dell’Ordine dei Minimi congiuntamente al canonico di Tours, monsignor Vittorio Guignard.

Questa, in estrema sintesi, la storia e le vicende della canonizzazione di san Francesco di Paola, che in questi giorni è festeggiato anche a Tours dove riposano alcune sue reliquie nella chiesa parrocchiale di Notre Dame de la Riche, mentre ciò che rimane della sua tomba si trova presso il locale Convento dei Minimi dove il Santo morì; un luogo storico e sacro oggi bisognoso di un radicale intervento di restauro. È attiva anche un’associazione “Amis de Saint François de Paule”, che organizza visite guidate nei luoghi di Francesco ma finora non si hanno notizie di qualche iniziativa comune, tra Paola e Tours, o Italia e Francia, per ricordare con un’unica manifestazione e in maniera condivisa il Santo paolano. Mi domando se cinquecento anni non siano sufficienti per cominciare a valorizzare, insieme, questo immenso patrimonio comune.

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