di Alessandro Novoli
Zigzagando fra entroterra, coste rocciose e piccole spiagge del basso Salento, sul versante sud-orientale della provincia di Lecce, si scopre tutto un susseguirsi di luoghi suggestivi nelle quali lo splendore della natura si fonde con le tracce di una storia plurimillenaria vissuta sul cruciale confine fra Occidente e Oriente. Torri costiere, castelli, residenze padronali urbane e agresti, chiese d’ogni epoca e un’architettura popolare spontanea che – là dove non intaccata dal furore omologante della modernità – si fa specchio di multiformi echi mediterranei, sono lo scenario in cui facilmente s’imbatte chi percorra le strade che si snodano fra orti e uliveti separati da lunghi filari di muretti a secco e macchie di fichi d’India. In quest’angolo di Puglia che annovera, fra le altre, località notissime come Otranto, Porto Badisco, Santa Cesarea Terme, Castro, si trova una preziosità naturalistica ancora poco conosciuta fra quanti scelgono la Puglia come propria meta: è la Grotta Verde di Marina di Andrano nel Parco regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, istituito a salvaguardia della costa orientale del Salento, ricca di biodiversità floro-faunistica e di beni architettonici di interesse storico.
La Grotta Verde, cavità marina ricoperta di stalattiti e conchiglie fossili, è la gemma di un tratto costiero in cui si alternano aree sabbiose, come La Botte, e insenature rocciose con acque dai colori cangianti come quelle di Marina della Torre – da cui si accede appunto alla grotta – o con sorgenti di acqua dolce sgorganti fra gli scogli come quelle di località Acqua Viva. Con le condizioni climatiche giuste – ideali le luminose mattine estive, ma preferibilmente prima che cominci la stagione dei grandi flussi turistici – è possibile godere nella Grotta Verde lo spettacolo della luce che filtra attraverso una piccola bocca posta sotto il livello del mare, rifrangendosi sulla superficie dell’acqua e sulle pareti rocciose con un magico colore fra il verde e il turchino.
Con la dovuta cautela (consigliate le scarpette da scoglio) e dopo aver percorso un breve sentiero a gradini sulla scogliera, la grotta è raggiungibile tramite un’apertura laterale nella roccia che immette in una sorta di ‘’grotta-anticamera’’ aperta sul mare, da cui – senza grandi difficoltà – ci si può inoltrare nella grande cavità più interna percorrendo a nuoto una ventina di metri, muniti di pinne e maschera: quest’ultima è consigliabile per ammirare il fondale ricco di colorata fauna ittica. A rendere l’esperienza particolarmente emozionante è il contrasto fra il buio dell’ambiente e la verde luminescenza dell’acqua marina all’interno della cavità principale: un’esperienza da immortalare con la GoPro o fotocamera waterproof. E’ invece sconsigliato, a chi non abbia adeguata esperienza subacquea, tentare di raggiungere il mare aperto attraverso l’apertura sottomarina da cui filtra la luce solare.
Oltre al fenomeno per cui è principalmente nota, la Grotta Verde offre talvolta anche un suggestivo spettacolo al suo esterno: si tratta dell’altissimo (circa 30 m.) “geyser” di acqua sparato in verticale all’esterno, attraverso alcuni fori presenti nella roccia, nel corso di forti mareggiate. Il fenomeno non è frequentissimo producendosi solo in presenza di una grossa ondata che penetri nella grotta a gran forza e dalla giusta direzione.
A breve distanza dalla grotta un parcheggio, un piccolo spazio alberato e alcuni punti ristoro garantiscono i servizi basilari per una gradevole visita. Gli autoctoni o i turisti che scelgono di rimanere a lungo sul posto, usano piantare i propri ombrelloni negli appositi fori praticati allo scopo fra le rocce. Peccato che a fine giornata non sempre abbiano la decenza di rimuovere le tracce del proprio passaggio.
ANDRANO E I SUOI DINTORNI
Scoprire l’incanto della Grotta Verde può essere l’occasione per una visita al borgo di Andrano, nel cui territorio comunale essa si trova. Risalente ai primi secoli dell’era cristiana e in parte erede di insediamenti costieri funestati dal flagello delle invasioni turche di cui persiste memoria nelle torri costiere Torre Porto di Ripa, Torre Capo Lupo e Torre del Sasso, Andrano è intitolato a S. Andrea, protettore dei pescatori. Nel borgo, abitato da poco più di 4 mila abitanti, si impone all’attenzione il castello Spinola-Caracciolo eretto nel XIII sec. e trasformato nel Seicento, sotto i Caracciolo, in sontuosa dimora patrizia. Merita una visita la cinquecentesca chiesa di S. Domenico in cui si custodisce il sepolcro di Antonio Saraceni, condottiero che nel 1481 partecipò alla liberazione di Otranto dalla occupazione ottomana. Suggestiva la Cripta della Madonna dell’Attarico, cavità di origine naturale, adibita a probabile eremitaggio fra XI e XIV sec. All’interno si conservano i resti di due affreschi, uno raffigurante una Croce e l’altro una Madonna con Bambino fra due santi, di cui quello di destra regge in mano la palma del martirio.
A pochi chilometri a ovest di Andrano è visitabile la piccola frazione di Castiglione d’Otranto, circondata da vasti uliveti. Di origine altomedievale, fu terra di varie famiglie feudali e reca nel nome il ricordo di un’antica fortezza la cui immagine è evocata sullo stemma cittadino. Alcune chiese fra Quattro e Seicento, una cripta basiliana intitolata allo Spirito Santo e il cinquecentesco Palazzo Bacile compongono il patrimonio storico del minuscolo borgo salentino. Un’escursione di pochi chilometri in direzione sud-est permette di raggiungere Depressa, piccola frazione del paese di Tricase nella quale ha sede l’antico Castello Gallone eretto nel XIV secolo, riedificato nel ‘500 e ammodernato nel ‘600, per poi diventare una dimora rurale a fine ‘800 grazie alla nobile famiglia napoletana dei Winspeare, i cui discendenti – fra cui il noto regista cinematografico – continuano ad abitarlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA