di Redazione FdS
Ieri abbiamo rilanciato dalle nostre pagine la petizione indetta su Avaaz.org dal dott. Domenico Puntillo per fermare l’iniziativa del Comune di Serra S. Bruno (Vibo Valentia), sede della celebre Certosa di Brunone di Colonia, volta a mettere all’asta 2603 alberi (destinati al taglio) all’interno del Parco Naturale Regionale delle Serre, per la precisione nel Bosco Archiforo, uno dei gioielli del patrimonio forestale calabrese considerato Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Un luogo caratterizzato da una ricchissima biodiversità oltre che da una serie di “patriarchi della natura”, ossia rari abeti bianchi e faggi di età secolare o quasi, fra cui quello considerato il più grande abete bianco d’Europa (5,5 metri di circonferenza e un’altezza di poco superiore ai 55 metri) paradossalmente risultante fra gli esemplari “martellati”, ossia contrassegnati per il taglio, come denunciato in una interrogazione presentata al ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti per chiedere il blocco della procedura avviata dal Comune.
La notizia è riecheggiata sui principali giornali nazionali, ha coinvolto deputati e ambientalisti, ma a fare la parte del leone è stata la Rete, e anche noi di Fame di Sud abbiamo dato il nostro contributo invitando fin dalle prime ore i lettori a firmare la petizione. E’ stata una crescita esponenziale di adesioni che in poco tempo ha raggiunto – solo sul nostro magazine – quasi il migliaio di condivisioni che hanno sostenuto, insieme ad altre fonti di informazione, la petizione balzata in poche ore da meno di cento firme alle oltre 2000, ma dell’argomento si è parlato con estremo scalpore anche sui principali social network veicolando l’indignazione di migliaia e migliaia di persone.
L’effetto di tutto questo è stato un primo risultato positivo, ossia la presunta decisione del Comune di Serra S. Bruno di recedere dal proprio intento. Ma non si è ancora ben compreso quale sia la reale portata di questo recesso. Infatti il Sindaco, stando alle notizie d’agenzia, ha promesso che non sarà toccato il gigante degli abeti bianchi del bosco Archiforo, ma non ha spiegato cosa intenda fare rispetto agli altri esemplari inizialmente destinati al taglio. Non dimentichiamo infatti che nelle ore successive all’esplosione del caso, il primo cittadino, accusato di voler compiere uno scempio ambientale per ripianare il bilancio comunale, si era schermito dichiarando all’ANSA che l’iniziativa non solo era in piena regola e conforme a pratiche fisiologiche di taglio nei boschi, ma ne riconduceva l’originario avvio alla precedente amministrazione. Una spiegazione per nulla collimante con la decisione dell’ex sindaco Bruno Censore, oggi parlamentare del Pd, insieme a Massimo Bray e ad Ermete Realacci di presentare un’interrogazione al ministro dell’Ambiente Galletti per chiedere il blocco della procedura. Un confronto fra punti di vista contrastanti che non hanno però fermato il popolo della Rete nel suo rivendicare lo stop ad una decisione considerata aberrante, a maggior ragione all’interno di un parco naturale sotto tutela regionale. Il sindaco aveva inoltre negato che l’albero di grandi proporzioni destinato al taglio fosse quello enorme indicato su internet, spiegando trattarsi piuttosto di un altro esemplare affetto da una carie alla base del tronco, che sarebbe stato “preferibile venisse tagliato per evitare che possa provocare danni agli altri”. Considerata questa ultima affermazione, ci chiediamo dove sia la notizia di un presunto recesso da parte del Comune. Recesso da che cosa, visto che il sindaco ha sempre negato di aver mai voluto tagliare il mastodontico abete bianco? E soprattutto, ripetiamo, cosa ne sarà degli altri 2600 alberi?
Quesiti che in qualche modo sembrano dare un senso ben preciso alle parole del deputato Pd Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, che nel riferire come nel corso della trasmissione Start su Radio Uno il sindaco di Serra San Bruno abbia assicurato che l’abete bianco più grande d’Europa non è a rischio taglio, ha aggiunto: “prendiamo per buone le sue parole. Resta però l’invito alle autorità nazionali e locali, ribadito anche dall’interrogazione sul caso di cui sono primo firmatario, sottoscritta anche dai colleghi Bray e Censore e pubblicata oggi sul sito della Camera, a vigilare sulla vicenda degli oltre 2.600 alberi da tagliare del bosco Archiforo che il Comune di Serra San Bruno avrebbe messo in vendita e a garantire maggiori tutele a specie arboree di così grande pregio”. “Abbattere abeti di tale portata – ha concluso il deputato – sarebbe come fare calce con le pietre del Colosseo”. La questione dunque sembrerebbe tutt’altro che conclusa. Non sarà certo un caso se di fronte a tale palese incertezza, l’iniziativa della PETIZIONE ON LINE stia continuando a raccogliere adesioni, almeno fino a quando l’intera faccenda non sarà del tutto chiarita.