di Redazione FdS
Originario della lontana Irlanda, le agiografie vogliono che Cataldo sia morto a Taranto l’8 marzo del 685 dopo essere stato vescovo della antichissima città pugliese. Cataldo è il santo venerato dalla Chiesa Cattolica in diversi luoghi del centro-sud Italia ma fin dal Medioevo è oggetto di un culto speciale da parte dei tarantini che lo hanno eletto patrono della città. L’origine del culto sarebbe da ricondursi a una tomba, contenente un corpo attribuito al Santo, rinvenuta durante gli scavi delle fondamenta per la riedificazione della cattedrale cittadina già distrutta dai Saraceni. Le antiche cronache collocano l’episodio nel 1071, mentre al 1107 risalirebbe la traslazione solenne delle reliquie sotto l’altare maggiore della chiesa voluta dal vescovo Rainaldo; reliquie che nel 1151 il vescovo Giraldo ricollocò in un’urna d’argento nel transetto destro, oggi corrispondente al vestibolo dello splendido Cappellone di San Cataldo. Diversi sono gli interventi miracolosi attribuiti al santo, fra i quali l’aver ridato la vista a un cieco, la parola a una pastorella muta e aver resuscitato un muratore. Destinatario di una fervida devozione, sancita dalla nascita nel ‘400 della Confraternita a lui intitolata, la più antica della città, San Cataldo è da sempre invocato soprattutto quale protettore contro i pericoli di guerre, epidemie e morte improvvisa.
La leggenda vuole che il suo arrivo a Taranto fosse stato diretta espressione del volere divino, manifestatosi durante un suo soggiorno in Terrasanta, mentre pregava sul Santo Sepolcro. Qui sarebbe stato incaricato da Cristo in persona di raggiungere la città sullo Jonio, in quel momento votata al paganesimo, e di evangelizzarla. Vi sarebbe giunto salpando con una nave greca diretta in Italia e sbarcando nell’attuale Marina di San Cataldo, vicino Lecce: giunto a Taranto, sulle sponde del Mar Piccolo avrebbe placato una tempesta gettando un anello in mare nel punto in cui oggi si vede una sorgente d’acqua dolce chiamata, non a caso, “Anello di San Cataldo”. Quella stessa Terrasanta, all’origine della sua esperienza tarantina, ce ne restituisce ora l’immagine grazie alle foto di Anna Svelto, fotografa tarantina particolarmente legata alla terra di Palestina. Durante il suo ultimo recente viaggio, Anna Svelto ha infatti individuato e fotografato un antico dipinto che ritrae San Cataldo, posto su una delle colonne della navata centrale della Basilica della Natività a Betlemme, rivelando così per la prima volta ai suoi concittadini e a tutti i devoti del santo irlandese questa remota traccia iconografica. Affidiamo alle parole della stessa fotografa il racconto di questa felice “scoperta”.
SAN CATALDO DEI TARANTINI , STELLA TRA LE STELLE A BETLEMME
di Anna Svelto
Il cuore del mondo sta in Palestina, ma c’è anche il cuore di Taranto a Betlemme nella Basilica della Natività, luogo assurto a patrimonio universale dell’UNESCO. Prima della mia partenza per la Palestina, grazie alla preziosa segnalazione di Carmine De Gregorio, ho trovato alcune fonti che attestano l’esistenza del dipinto di San Cataldo sul fusto di una delle colonne nella navata centrale della Basilica. Inoltre, sono venuta a conoscenza che l’impresa di restauro del Dott. Gianmarco Piacenti – un’eccellenza italiana di altissimo livello in questo settore – stava conducendo dal settembre 2013 degli impegnativi lavori in tutta la Basilica. Temevo però che Il periodo del mio viaggio in Palestina sarebbe coinciso con la probabile assenza dei restauratori. Non solo. Non potevo sapere se la colonna di San Cataldo fosse già stata restaurata o se fosse ancora rivestita da protezioni che ne avrebbero impedito la visione.
Un’esperienza quindi emozionante e straordinaria mi attendeva, ma piena di incognite ed incertezze. Anche e soprattutto perché nessuno fino ad oggi ha mai documentato con fotografie o video la presenza di San Cataldo in questa Basilica. Arrivata a Betlemme martedì 3 aprile 2018, con evidente emozione sono entrata nel luogo della Natività. Era la terza volta che lo visitavo, ma questa volta con una commozione ed una consapevolezza più intense. Ed eccole! Le colonne mi appaiono divise in file, due nelle navate laterali e due nella navata centrale.
Inizialmente pur avendo contato le colonne dall’ingresso, non ho avuto certezza che quella individuata fosse quella del Santo in quanto il volto non è più riconoscibile. Ho avuto conferma di essere al cospetto di San Cataldo dai restauratori italiani che mi hanno permesso di fotografare al meglio la colonna. Inoltre, e di questo ringrazio i collaboratori del Dott. Piacenti, ho acquisito da loro del materiale utile per avere un quadro informativo più puntuale sul nostro Patrono. La colonna di San Cataldo è l’ottava a sinistra e si colloca subito dopo quella della Madonna con Bambino e quella di San Giovanni Evangelista, quindi in posizione privilegiata e molto vicina all’altare. La figura del Santo appare nella parte superiore della colonna e si sviluppa per circa un terzo della sua altezza. San Cataldo indossa una tunica sormontata dalla penula e questa dal pallio. Con la destra benedice, con l’indice e medio alzati, con la sinistra tiene il bastone pastorale sollevato in alto. Porta in capo la mitra mentre il viso è completamente scomparso. Ai piedi del Patrono compaiono dei simboli araldici di cavalieri, scritture beneventane e le effigi di due saraceni mentre i simboli della parte inferiore sono stati consumati nei secoli dalle mani dei fedeli. La colonna è sormontata da un raffinato mosaico rappresentante gli Angeli.
Una volta tornata in Italia, ho sistemato le foto scattate e, attingendo anche dal mio archivio fotografico, ho elaborato un progetto documentale che mostra come nel marzo 2013 i lavori dovessero ancora iniziare, nel 2014 invece erano già avviati e nel 2018 quasi completati almeno per le colonne centrali.
Sono onorata di aver portato questa rappresentazione inedita di San Cataldo a casa e immaginando la moltitudine dei tarantini che si sono recati nel tempo a Betlemme e sono entrati nella Basilica senza vederla, sono certa che da oggi in poi la riconosceranno. Penso che anche Cataldus dei Tarantini sarà contento di essere stato finalmente e, spero, degnamente omaggiato da una sua protetta e di essere stato conosciuto in questa veste nella città di cui è Patrono.
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