di Redazione FdS
Il 2 agosto 2016, alle ore 21.00, presso il Castello di Bovalino Superiore (Reggio Calabria), va in scena lo spettacolo teatrale Scheria. La ricerca di un sogno, da un’idea di Pino Macrì, con la regia di Pino Ammendolea. Con: Marianna Locri, Pino Ammendolea, Enzo Marzano. Testi di: Francesco Costabile, Anonimo del 1200, Pino Macrì. Costumi: Marina Ceravolo, Cettina Olivieri. Audio e luci: Ciccio Mittiga. Musiche: Alessandro Alia (il brano “Stringimi” di Sofia-Carella è interpretato da Paolo Sofia. In collaborazione con: Antonella Muscatello e Maria Natalizio.
“Le migrazioni sono connaturate con l’umanità stessa: l’uomo cacciatore si spostava in continuazione in cerca di migliori opportunità. Poi venne la stanzialità: l’uomo divenne agricoltore e si fermò. Ma la stanzialità si portò appresso il concetto di proprietà privata, e con esso, quello di guerra: le popolazioni migravano per depredare e portare guerra altrove, oppure perché scacciate dalle terre di elezione.
È la storia degli Ebrei, in un inquietante episodio narrato dal poeta in un inedito ed intrigante poemetto in un altrettanto intrigante dialetto calabro-ebraico. Ecco, Calabresi ed Ebrei; ovvero: storie di migrazioni che si intrecciano, nelle sferzanti frustate di Francesco Costabile, il cantore, calabrese anch’egli, dell’insofferenza alle sopraffazioni dell’uomo sull’uomo. I Calabresi: un popolo scacciato non dalla guerra, ma dalla stanzialità dell’industria e del profitto che, nello stesso tempo, attirano le genti e depredano i territori da cui le stesse genti provengono.
L’Africa, l’Irlanda, il meridione d’Italia, ma anche la Polonia, l’Albania ecc. ecc., e persino la Germania ed il Veneto, oggi ricchi, sono stati a loro tempo protagonisti di ondate migratorie senza precedenti. E quando è lo sviluppo a richiedere braccia, ed il bisogno ad offrirle, si incontrano gli opposti: talora si mescolano e traggono beneficio l’uno dall’altro, talora si scontrano e nasce il razzismo, che, oltre che ripugnante, è spesso anche subdolo ed insidioso, come ci illustra la corrosiva ironia di Walt Whitman nella preghiera nell’Abbazia di Westminster di una ineffabile dama inglese, razzista purosangue.
Ma il viaggio è anche altro: le ceneri e le infinite nequizie della guerra possono anche portare l’insoddisfatto e curioso Ulisse a cercare di soddisfare la sua sete di conoscenza esplorando; a moltiplicare la propria esperienza attraverso il contatto con gli altri, i diversi da sé. L’abbandono del quieto e sicuro orticello alla ricerca ed alla scoperta dell’ignoto. Certo, non sempre l’ignoto è bellezza, è vita, è progresso: talora è l’antropofagia dei terribili Lestrigoni, talora la violenta irascibilità dei Ciclopi, talaltra la subdola doppiezza di Circe o il mieloso canto ingannatore delle sirene, o i pericoli di Scilla e Cariddi. Ma, tra tutte le possibili sorprese, è la disinteressata e calorosa accoglienza di Nausicaa e dei Feaci che consente al Nostro di portare a termine il suo viaggio e ricominciare una vita migliore, per sé e per gli altri. E Scherìa, nella narrazione mitologica di Omero, è la terra dei Feaci: Scherìa, cioè, è l’accoglienza.
(Pino Macrì)
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