di Redazione FdS
La Calabria rivela ancora una volta la sua straordinaria biodiversità grazie alla scoperta di una nuova specie di coleottero all’interno del Parco Nazionale d’Aspromonte. Il rinvenimento è avvenuto lo scorso febbraio durante le ricerche faunistiche promosse dall’ente Parco ed effettuate all’interno dell’area protetta dagli entomologi del Laboratorio di Entomologia ed Ecologia Applicata dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria: Carmelo Peter Bonsignore, Francesco Manti, Elvira Castiglione e lo specialista di Cantharidae Gianfranco Liberti (con l’ausilio dell’esperto Fabrizio Fanti) che da anni sta svolgendo uno studio sul genere Malthodes (Coleoptera Cantharidae) nella nostra Penisola, gruppo così chiamato perché formato da coleotteri che a differenza di altri possiedono una corazza morbida (malthodes), cioé dotata di elitre non sclerificate. E proprio una interessante popolazione di questo genere di coleotteri è stata avvistata nei dintorni di Montalto (1956 m.), nelle faggete a 1700 metri di altezza. Gli insetti si sono presto rivelati appartenere ad una specie nuova, che si è scelto di denominare Malthodes rheginus Liberti, in onore della città Metropolitana di Reggio Calabria e dello scopritore. Il Malthodes rheginus è un piccolo insetto scuro con due macchioline gialle sulle elitre, lungo circa 5 millimetri, la cui scoperta va ad aggiungere una specie all’ordine dei Coleotteri, che passa così a quota 400 mila e uno.
La campagna di monitoraggio è durata tre giorni e su diverse stazioni ed è servita al Parco per pianificare gli interventi futuri di conservazione. Infatti soprattutto in presenza di specie nuove o endemiche, si pone con maggior forza la protezione delle aree ospitanti. Gli elemplari sono stati individuati accanto ad un vecchio albero caduto: questo conferma – hanno spiegato gli studiosi – quanto sia importante mantenere integro l’ecosistema che si crea all’interno dei boschi maturi. Spesso i tronchi caduti diventano dei microcosmi capaci di ospitare decine e decine di esseri viventi, per cui una pulizia del bosco scriteriata può portare alla distruzione di interi habitat che coinvolgono un gran numero di specie, non solo di insetti ma anche di vertebrati, piante e funghi. Si determina così la scomparsa di gran parte delle specie sensibili alle alterazioni ambientali, favorendo il proliferare di quelle più generaliste, che sono spesso le più dannose, nonché l’ingresso di quelle alloctone e invasive.
Inizialmente è stato raccolto un numero esiguo di esemplari (9 in tutto) di Malthodes rheginus, in attesa di ulteriori ricerche, in particolare nella zona della faggeta, per definirne meglio l’areale, anche se si è subito ipotizzato trattarsi di un endemita della Calabria meridionale. Ma vediamo come l’insetto è stato descritto dal prof. Liberti nel contribuo “Le specie appenniniche di Malthodes” dedicato appunto alla distribuzione dell’ordine su tutto il territorio appenninico, da qualche anno speciale oggetto di studio da parte dello studioso: “colore bruno scuro, più scuro rispetto a M. spathifer e M. teter. Basofisi più larghe, prima dell’apice chiaramente espanse e arrotondate (prive di dentino o appendice digitiforme). Lobo mediano incurvato sternalmente ad angolo circa retto, con apice espanso a forma di stretto ellissoide e dotato di un prolungamento sottile e fortemente incurvato posteriormente”.
Oltre al Malthodes rheginus nel Parco Nazionale d’Aspromonte si registra la presenza di circa duemila specie di coleotteri, di cui oltre cinquecento associati al legno morto e agli alberi vetusti: praticamente oltre un quarto dell’intero patrimonio nazionale. In base ai criteri stabiliti dalla Iucn (International Union for Conservation of Nature) molti tra questi insetti risultano minacciati o a rischio di estinzione, il che rende ancora più doveroso studiare e proteggere un habitat come questo, fra i più ricchi al mondo.
“Il Parco Nazionale dell’Aspromonte – ha dichiarato il Presidente Giuseppe Bombino – sta portando avanti con grande impegno, ormai da diversi anni, una serie di progetti di ricerca nell’ambito entomologico, che stanno rivelando interessanti risultati e che rappresentano un fortissimo stimolo affinché i ricercatori vadano avanti. Questo intenso lavoro di studio, ricerca, raccolta e classificazione esalta l’enorme valore di diversità biologica custodito in alcune aree del Parco. L’indagine sta continuando su diverse altre specie di insetti ancora in fase di studio, ma che da analisi preliminari fanno già prevedere ulteriori ed importanti risultati e sorprese. Conoscere il nostro territorio anche attraverso il suo patrimonio entomologico contribuisce a definire misure di conservazione sempre più appropriate nonché le migliori azioni per valorizzare la biodiversità dell’Aspromonte, il cui patrimonio – ha concluso Bombino – in parte ancora da scoprire, consegna entità e creature che da migliaia di anni sono protette dalla Nostra ancestrale Montagna, la cui Natura viene tutelata e salvaguardata dal Parco Nazionale”.
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