di Kasia Burney Gargiulo
Da Roma a Brindisi. Dalla Caput mundi a uno dei porti più importanti dell’Italia antica, punto di partenza delle rotte commerciali verso la Grecia e l’Oriente. E’ il tragitto della Via Appia, regina viarum – come la definì Stazio nelle sue Silvae – una delle più straordinarie opere di ingegneria del mondo antico realizzata fra il IV e il II secolo a.C. e destinata a rivoluzionare il futuro militare, economico e culturale della stessa Roma e delle popolazioni del Sud Italia che, anche grazie a questa strada, finirono sotto il suo controllo. Iniziata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco che le diede il nome e intervenne a migliorare un tracciato preesistente fra Roma e i Colli Albani, poi prolungato fino a Capua, vide ulteriormente esteso il suo tragitto verso la metà del III sec. a.C. quando toccò la città di Maleventum (presto ribattezzata Beneventum), cui seguirono nell’arco di oltre mezzo secolo anche i tratti fino a Venosa, Taranto e Brindisi. Conservatasi in ampi tratti oggi percorribili dagli amanti del trekking e del turismo archeologico, la Via Appia riserva ancora sorprese proprio in virtù di quel microcosmo che nei secoli le si è sviluppato intorno, come dimostrano le recenti scoperte compiute all’altezza di Benevento da un team di archeologi dell’Università di Salerno, guidati dal prof. Alfonso Santoriello, in località Masseria Grasso, alle porte del capoluogo sannita.
A riemergere – oltre a un tratto della celebre strada lungo 14 metri e largo 5,60 – sono le tracce di un insediamento databile tra la fine del I sec. a.C. e la metà del I d.C. che, stando ai primi riscontri, coinciderebbe con Nuceriola, prima statio lungo l’Appia a 4 miglia da Benevento; un’ipotesi suffragata, fra le altre fonti antiche, dalla Tabula Peutingeriana, che segnalava il luogo quale prima stazione lungo il percorso diretto a Brindisi. Gli scavi rientrano nell’ambito del progetto Ancient Appia Landscapes, intrapreso nel 2011 dal Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’UniSalerno con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento. Un progetto che ha l’obiettivo di indagare in modo organico lo sviluppo topografico del tracciato della Via Appia a sud di Benevento in un più ampio programma di ricostruzione dei paesaggi antichi. Il progetto è coordinato dallo stesso prof. Santoriello, docente di Metodologia della Ricerca Archeologica e Archeologia dei Paesaggi, e punta a ricostruire non solo il tracciato della strada, ma anche il più ampio contesto, dando valore non solo al singolo tratto stradale o monumento, ma all’intero complesso di dinamiche insediative antiche.
Il recente scavo scavo ha rivelato in particolare una struttura articolata in almeno cinque ambienti destinata ad attività produttive di carattere artigianale come sembra potersi dedurre dalla individuazione di almeno due fornaci. La struttura sarebbe rapportabile ad un nucleo insediativo di circa sette ettari. “Si tratta – spiega infatti Santoriello – di un quartiere artigianale di produzione di ceramiche, anche di un certo pregio, legato alla vita di un agglomerato abitativo posto lungo l’asse stradale. Sicuramente svolgeva anche una funzione di servizio per i viandanti e per i funzionari di Stato che attraversavano questo tracciato.” Nuceriola era dunque sede di una comunità nata intorno all’Appia quale importante asse di comunicazione e fattore di sviluppo per il territorio circostante, anche se – a quanto pare – le radici del luogo sarebbero riconducibili ad un più antico insediamento sannita, appartenente a un gruppo di piccoli centri che ruotavano intorno a un santuario che sorgeva in zona.
Nelle ricerche in corso sul tratto beneventano dell’Appia, come già accennato, all’esplorazione archeologica si affianca la ricostruzione del paesaggio storico sannita, un aspetto che senza dubbio va a conferire ancora più spessore, sotto il profilo dell’interesse culturale e turistico, al recente rilancio della candidatura della Via Appia a Patrimonio dell’Umanità UNESCO. “Noi non stiamo indagando solo i resti materiali, pur importanti, che sul piano archeologico ci consentono di verificare determinate ipotesi – ha spiegato Santoriello – ma stiamo cercando di ricostruire anche tutti quei paesaggi di grande bellezza che hanno caratterizzato quest’area prima, durante e anche dopo l’Appia, perché il nostro obiettivo, oltre che di ricostruire il tracciato della Regina viarum, è quello di ricostruire gli assetti agrari, di capire com’erano divise le campagne, com’era l’ambiente, insomma di raccogliere tutto un insieme di dati che possono avere ancora oggi un importante valore per lo sviluppo del territorio”.
Le ricerche in corso – ha chiarito Rossella Del Prete, assessore ai Rapporti con l’Università del Comune di Benevento – costituiscono “un elemento fondamentale lungo un iter, che è quello delle candidature Unesco, che non può non partire dalla ricerca, come quella storico-archeologica che il professor Santoriello sta conducendo su quest’area già dal 2011. Ma una candidatura UNESCO – ha aggiunto – al di là delle grandi alleanze istituzionali, richiede anche una partecipazione dal basso, quindi è molto importante comunicare i risultati di queste ricerche, per far conoscere e quindi far acquisire consapevolezza del valore dei risultati via via conseguiti. La memoria storica di una comunità è patrimonio di tutti, quindi bisogna assolutamente poterla condividere”.
Nel parlare della candidatura UNESCO della via Appia è stato usato non a caso il termine ”rilancio” perchè il suo inserimento nella ‘tentative list’ risale già al 2006; da allora si aspetta infatti un dossier scientifico e un piano di gestione, imprescindibili per poter aspirare all’ambito riconoscimento. Finalmente il Ministero dei Beni culturali sta lavorando sul dossier di candidatura insieme al comune di Benevento, che si è proposto come capofila del progetto puntando a coinvolgere tutti i comuni interessati dal passaggio dell’Appia, da Roma fino a Brindisi. La macchina organizzativa, che intende presentare il dossier di candidatura entro febbraio 2020, coinvolgerà ben 4 regioni oltre a tecnici, soprintendenze, università, diocesi, associazioni, per decidere fra l’altro se candidare l’intera strada come sito culturale oppure solo i suoi tratti migliori; ipotesi quest’ultima molto più semplice perché interesserebbe solo i tratti meglio conservati, valorizzati, tutelati e accessibili al pubblico, dotati quindi dei requisiti più rispondenti ai parametri Unesco. Un percorso dunque ancora tutto in salita, ma non impossibile.
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