di Redazione FdS
Sono contenuti in ampolle di vetro come delle sacre reliquie e ”sacri” un po’ lo sono visto che rappresentano un pezzo della nostra storia agroalimentare. A riemergere dal passato, dopo circa 80 anni, è una collezione di semi raccolti e catalogati durante l’epoca fascista ritrovata presso il laboratorio di scienze dell’Istituto Tecnico Agrario di Piedimonte Matese, cittadina in provincia di Caserta. Si tratta di circa un centinaio di contenitori di vetro sigillati e poi rinchiusi in due armadietti con ante di vetro, nei quali i semi sono stati conservati sotto naftalina. Su ciascuna ampolla, contenente un pugno di semi, compare un’etichetta con indicazione della varietà, tracciata con pennino ad inchiostro in bella grafia dell’epoca.
Sbirciando fra le scritte si trova un po’ di tutto: dal pomodoro “Regina Margherita” (a suo tempo ingrediente della celebre pizza Margherita, dedicata all’omonima regina d’Italia), al fagiolo bianco cannellino, alla cipolla, al peperoncino, al trifoglio. La parte del leone spetta però alle varietà di grano, molte delle quali ormai scomparse dalla circolazione o, tutt’al più in fase di recente recupero: dal grano Rieti a quelli ottenuti da Nazareno Strampelli incrociando questa varietà con altre, e quindi il Gentil Rosso, il Falerna, il Mentana, l’Odessa duro, il Dauno, e altri cereali come la segale, l’orzo nostrano e l’avena delle Puglie. Alcune etichette risultano purtroppo sbiadite e quindi illegibili per cui occorrerà analizzare i semi per classificarli con certezza. Ad ogni modo si tratta di un bel bottino di biodiversità in un sol colpo.
Si ritiene probabile riuscire a far germinare questi semi che ci hanno raggiunto dopo generazioni, tant’è vero che già si stanno candidando aziende ed Enti che vogliono impegnarsi a custodire queste varietà coltivandole per conto dell’Istituto Tecnico Agrario che ne è proprietario. Si conta di riuscire a farli germinare perchè i semi sono sani e risulta che già tre anni fa è stata sperimentata la germinabilità di semi di una varietà di pomodoro conservata in un contenitore simile a quelli ora ritrovati.
Soprattutto per le varietà di grano l’intento è quello di provare a farle germinare in modo da rinnovarne i semi e conservarli ancora a lungo oltre a produrne quantità sufficienti per la divulgazione e un esperimento di panificazione presso il convitto dell’Istituto che dispone di un forno costruito con vecchi coppi frantumati e di una planetaria.
Intanto prosegue la ricerca in archivio che ha permesso di accertare come la collezione compaia in un libro d’inventario redatto fra il 1938 e il 1942, catalogata fra i materiali del laboratorio di scienze e probabilmente risalente ad un periodo antecedente al 1938, in particolare agli anni della Battaglia del Grano (1925). Inoltre presso l’Istituto Agrario si sta realizzando una serra ed i professori Antonio Massaro e Antonio Lombardi, esperti in materia, stanno curando la prima fase di classificazione delle varietà ed il tentativo di germinazione del grano, per passare successivamente ad una sua semina su più larga scala nonchè ai tentativi di germinazione delle altre specie e varietà di semi.