di Roberto Sottile*
Il Silenzio nel percorso e nella ricerca di Simone Geraci è uno “status” che supera l’idea stessa di silenzio inteso come momento enigmatico, di indecisione o turbamento che sta per compiersi. Il corpo femminile nella sue essenza più poetica ma anche nella sua consistenza più tangibile è al centro delle sua visione. La Seconda Stanza ospita delle opere che hanno una consapevolezza concreta, che risiede nell’animo dell’artista, nei suoi studi, nei sui tempi, che sono i tempi della pittura, del disegno e dell’incisione. Simone rielabora questa tradizione riuscendo a conservare in ogni singolo lavoro la delicatezza di una “ritualità” antica che si ripete, in gesti e attese, che seppur mediate da elementi contemporanei, ne conserva tutti i ricordi e il gusto, di una pittura raffinata e dell’utilizzo di una cromia sempre in equilibrio con i corpi “immersi” che emergono dalla materia.
Un processo creativo quello di Simone che invade la seconda stanza con tre opere che sono il risultato di una costante elaborazione non solo dell’immagine femminile, in particolar modo del volto, ma anche dello studio dell’utilizzo dell’ardesia, che diventa supporto, materia concreta dove i ritratti di Simone trovano casa. Un gioco di elementi, che si sommano, e si sottraggono l’uno nella forza espressiva dell’altro. L’immagine che non perde mai la squisitezza “classica” e l’ardesia nuda, lasciata a vista, che diventa argine dell’immagine. Un dialogo silenzioso tra la ragione interpretativa figurativa e il “dramma” concettuale della materia priva di superfetazioni pittoriche ma carica di significati teorici necessari per la costruzione della scena come nell’opera In una notte dove il volto dormiente è adagiato tra due lembi di ardesia che diventa un metaforico contenitore dei pensieri, dei desideri, dei sogni e speranze di questa donna che si porta nei lineamenti del volto tutta la dignità del riposo. Dello stesso registro narrativo è l’opera Oltre dove il volto della donna è adagiato di lato sull’ardesia, gli occhi sono aperti ma l’espressione che concede Simone allo sguardo, induce il visitatore a pensare che quegli occhi osservano “oltre” l’immagine reale. Sono scene avvolte nel fascino di un racconto antico, che non passa mai di moda. L’ultima opera della seconda stanza abitata da Simone Geraci è Punto di fuga, un lavoro di piccole dimensioni, elemento di condivisone anche con le altre due opere esposte, dove l’artista supera l’idea delle dimensioni dell’opera grazie sempre alla forza dello sguardo, capace di invitare chi osserva l’opera a continuare ad osservare oltre l’opera stessa. La donna raffigurata emerge dalla superficie inclinando ciò che del capo è visibile dando il senso di un punto di vista che continua, che va oltre, che supera i confini stessi dell’opera.
Le parole della Seconda Stanza
Donna, ardesia, confine, elemento, pittura, tradizione, immagine, poetica, consapevolezza, disegno. Tutto ciò fa parte della ricerca di Simone che unisce il percorso della tradizione di cui è padrone nei concetti e nelle tecniche, con il percorso di una modernità che supera le apparenze per raccontare sentimenti veri. Simone a pieno titolo rappresenta l’arista contemporaneo pittore, che fa della ricerca, anche dei materiali, l’elemento dalla quale scandire i tempi di una nuova e sempre più forte immagine che sconfina in nuovi spazi reali e concettuali.
Il colore della Seconda Stanza
Tra il colore verde è il colore indaco risiede il colore della seconda stanza: l’azzurro. Un colore presente anche nell’ardesia che ne cattura nella sua struttura rocciosa i riflessi nelle tonalità dei grigi. Il colore rappresenta nella ricerca di Simone un punto importante che caratterizza la sua produzione. Le opere della seconda stanza virano verso questa tonalità custodita nell’ardesia, ma basta conoscere le altre opere per rendersi conto che la possibilità delle tonalità cromatiche vengono esplorate e rappresentano un punto di partenza fondamentale per alcuni dei cicli pittorici ma anche calcografici realizzati, che sono costruiti con altre soluzioni di colore.
La parola non usata della Seconda stanza
Caos. È una parola assente dall’interpretazione visiva delle opere della seconda stanza, che esiste però nella concezione di una lettura concettuale delle opere da intendere come una continua ricerca di se. Tutto appare sospeso. L’ardesia diventa materia priva di movimento ma in attesa che qualcosa accada. La pittura è compiuta, e velatura dopo velatura la scena conquista lo spazio che appare sospeso, reale ma leggero, presente e indefinito dove emergono i volti immaginati, ritrovati e sconosciuti, da Simone.
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*Critico d’arte e curatore