di Kasia Burney Gargiulo
Dopo il ‘colpaccio’ dello straordinario Cratere di Assteas – il magnifico vaso greco a figure rosse del IV sec. a.C. con il ratto di Europa, che ha da poco preso dimora definitiva presso il Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino di Montesarchio (Benevento) – la cittadina situata ai piedi del Monte Taburno torna sotto i riflettori grazie al sensazionale ritrovamento di un enorme vaso a figure nere del VI secolo a.C. Si tratta di un cratere con anse a volute di manifattura attica riemerso dal terreno, a pochi passi dalla centralissima Piazza Poerio, durante i lavori di ampliamento della rete fognaria predisposti dal Comune. Gli archeologi stavano seguendo le operazioni eseguite in un territorio in cui la storia trasuda anche dai ciottoli delle vie e questo continuo monitoraggio è stato ripagato dall’eccezionale rinvenimento. La scoperta ha rallentato un po’ i lavori ma il sindaco Franco Damiano si è detto “felicissimo per il recupero di questo pezzo unico che conferma il grande valore del patrimonio archeologico locale e va ad arricchire le collezioni del Museo nazionale”. Patrimonio locale che, va aggiunto, meriterebbe una maggiore attenzione visto che sia nel territorio di Montesarchio (Caudium) che in quello di Sant’Agata de’Goti (Saticula), è ancora molto presente il fenomeno degli scavi clandestini.
A prendersi cura del nuovo ritrovamento la dott.ssa Luigina Tomay, già responsabile del Museo Nazionale del Sannio Caudino, che ha illustrato la rilevanza della scoperta: “E’ un ritrovamento eccezionale per il Sannio Caudino – ha detto la studiosa – perchè ad oggi conoscevamo un unico esemplare di cratere a volute e a figure nere rinvenuto durante scavi settecenteschi nell’antica Saticula [Sant’Agata de’Goti – NdR] e attualmente custodito al Museo Nazionale di Napoli. Quello inoltre era decorato solo nella parte superiore, mentre questo è interamente decorato. E’ di importazione attica, databile alla seconda metà del VI sec. a.C. ed è decorato appunto con la tecnica a figure nere.”
“E’ ipotizzabile – ha aggiunto – che sia arrivato dalla Grecia attraverso la mediazione delle colonie dell’Italia meridionale e su commissione delle aristocrazie indigene che adottavano questo tipo di sepoltura con cratere riecheggiante il modello greco del simposio nel quale i crateri contenevano il vino mescolato con acqua. Questo rinvenimento è importante non solo per lo straordinario valore intrinseco del vaso ma perchè testimonia quanto sia fondamentale per la ricerca archeologica recuperare correttamente, con adeguato scavo stratigrafico, questo tipo di oggetti nel loro contesto originario. E’ questa inoltre una delle testimonianze più antiche di deposizione di un cratere nelle tombe di Montesarchio delle quali, in questo caso, ci stiamo occupando durante uno scavo di emergenza conseguente ai lavori del Comune”.
La figurazione sulla superficie è ancora in fase di studio, anche perchè il vaso – dopo lo svuotamento della terra che lo riempiva – si è praticamente scomposto in vari frammenti “che – ha dichiarato la dott.ssa Tomay – speriamo di riuscire a ricomporre integralmente”. Tuttavia, già in questa fase, successiva alla rimozione sommaria della terra, è possibile identificare alcune scene: la parte superiore, praticamente il labbro e il collo – ha spiegato l’archeologa – presenta due scene figurate nelle quali i personaggi sono di dimensioni molto più piccole e mostrano sia sfilate di carri, che probabilmente alludono ad una fase di preparazione alla guerra e di partenza dei guerrieri, che scene di caccia a cui presenziano delle divinità: in una figura femminile seduta e munita di elmo è possibile riconoscere la dea Atena, ma andando avanti con il lavoro di pulitura sicuramente saranno identificate anche altre figure. Sul corpo centrale del vaso vi sono invece figurazioni davvero imponenti con satiri, menadi e altri personaggi a cavallo. “Trovo – ha concluso la studiosa – che sia di ottima fattura, anzi direi che è una delle espressioni più efficaci della tecnica a figure nere, con le parti delle figure femminili nude, sovraddipinte in bianco, e altri particolari che sono o sovraddipinti in rosso porpora o tracciati con una incisione sottilissima all’interno delle figure.”
© RIPRODUZIONE RISERVATA