di Redazione FdS
NAPOLI – “Il vero e proprio ecocidio che si sta consumando alla luce del sole tra le province di Napoli e Caserta, nella Terra dei Fuochi ormai simbolo e paradigma dei traffici illeciti di rifiuti e dell’estrema pericolosità dell’ecomafia, rappresenta un attentato all’ambiente, alla salute dei cittadini e allo sviluppo del territorio. Le responsabilità che vengono da un passato trentennale, sono enormi e intrecciano i rapporti tra imprenditoria del Nord, camorra e politica: a partire dal 1988-89, cominciarono in larga scala i traffici illegali Nord-Sud, con le loro devastanti conseguenze. È una brutta storia che riguarda soprattutto il futuro. La grande questione ambientale, apertasi ormai più di 20 anni fa testimonia l’assenza di una giustizia tanto sociale, quanto ambientale in grado di tutelare vita e territorio”. Muovendo da queste considerazioni e per dire “Stop al biocidio” nella Terra dei Fuochi, Legambiente ha promosso la manifestazione che oggi pomeriggio ha radunato a Napoli più di 70 mila persone. Il corteo, muovendo da Piazza Mancini alle 14.30, è stato un vero fiume in piena, nonostante la pioggia. Comitati, associazioni, studenti, comuni cittadini di ogni età, uniti sotto la bandiera della difesa della salute, si sono riversati per le strade di Partenope per rivendicare il ritorno della legalità e della sicurezza nelle zone devastate dai clan.
Intanto 82 inchieste sui disastri ambientali in Campania – un gigantesco lavoro investigativo che ha prodotto l’identificazione di almeno 443 le aziende del Centro-Nord (il numero non calcola quelle senza una sede legale), un totale di 915 misure cautelari (dal carcere all’obbligo di firma) e 1806 persone denunciate all’autorità giudiziaria – hanno ricostruito la mappa di uno dei più gravi crimini ambientali mai commessi in Italia. Proprio in funzione della manifestazione di oggi, Legambiente ha effettuato il censimento di tutta questa attività giudiziaria per stigmatizzare responsabilità e omissioni.Fra i dati più inquietanti che sono emersi, quello secondo cui solo due regioni non avrebbero trasportato e sotterrato veleni in Campania: la Basilicata e la Valle d’Aosta. Tutte le altre, chi più chi meno, sarebbero responsabili del laido traffico di rifiuti. Addirittura, mette in evidenza Legambiente, in almeno un caso sono giunti rifiuti persino dalla Francia, poi occultati nelle campagne fra Napoli e Caserta.
Oggi i manifestanti hanno chiesto a gran voce l’immediata bonifica delle terre campane inquinate dagli sversamenti illegali di rifiuti tossici e nocivi. Alla testa del corteo – partito da piazza Garibaldi e proseguito per corso Umberto, piazza Bovio, via Guglielmo Sanfelice, via Medina, piazza Municipio, verso la meta di piazza del Plebiscito – c’era Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano diventato un simbolo della protesta. Fra la folla anche alcuni personaggi dello spettacolo, tra cui il noto cantante Nino D’Angelo.
Il senso dato da tutti i partecipanti a questa giornata è che la gravità della situazione e l’urgenza di dare risposte efficaci, troppo a lungo rimandate, richiede ormai e sempre di più uno sforzo congiunto di tutti affinché la Terra dei fuochi possa finalmente archiviare una lunga e drammatica stagione. “Quanto è accaduto – hanno dichiarato i rappresentanti di Legambiente – deve rappresentare anche una lezione per il Paese, da cui trarre adeguati insegnamenti. La mobilitazione popolare, da atto di denuncia, si deve trasformare in proposta politica, di cui le amministrazioni locali e il governo nazionale devono farsi carico, mettendo in campo con urgenza una risposta concreta”.
Su You Tube è stato diffuso dalla testata Pupia Campania un eloquente resoconto video della giornata di oggi a Napoli.
fonte: Legambiente Campania