“Fa tutto questo e resta anonimo. Penso che questo sia fantastico. Nei nostri giorni tutti tentano di essere famosi. Ma lui preferisce l’anonimato.”
Brad Pitt
di Kasia Burney Gargiulo
Mi è piaciuto introdurre questo mio contributo citando una frase del celebre attore statunitense Brad Pitt in quanto ”scolpisce” in modo preciso quella che è una delle caratteristiche principali dell’artista di cui sto per parlarvi: l’anonimato. In un’epoca come la nostra nella quale – diceva Andy Warhol – tutti sono alla ricerca del loro quarto d’ora di celebrità, l’artista inglese Banksy, forse il più celebre esponente mondiale della Street Art, si concede il lusso di negare a se stesso ogni forma di presenzialismo, lasciando che a parlare siano sole le sue opere, fatte di immagini folgoranti tracciate sui muri, spesso a sfondo satirico, su temi come la politica, la cultura e l’etica. Un anonimato diventato una sorta di marchio di fabbrica, fatto di vere e proprie incursioni fugaci, più che di performance artistiche, nei luoghi più disparati e a volte pericolosi come la Striscia di Gaza, rivelando la capacità straordinaria di colpire l’immaginario popolare oltre che con i messaggi forti delle sue opere, soprattutto con una calcolata “assenza”, arma potentissima di suggestione. Se città come Londra, Parigi e New York sono praticamente “infestate” di sue opere, in Italia l’unica città a detenere un lavoro di Banksy è Napoli. Qui l’artista ha realizzato una prima opera in Via Benedetto Croce: uno stencil che reinterpretava l’Estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini raffigurandola con in mano delle patatine e un panino, simbolo del consumismo, ma l’immagine – a suo tempo valutata 100 mila dollari – è stata purtroppo cancellata nel maggio 2010 da Hes, un writer napoletano che l’ha coperta con un enorme murales. Banksy si è quindi rifatto vivo nella poco distante Piazza dei Girolamini, dove ha tracciato, sempre con la tecnica dello stencil la Madonna con la pistola, l’unica sua opera sopravvissuta in Italia.
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Nel caotico graffitismo di Napoli, questo intervento ”d’autore” si trova accanto ad una vecchia edicoletta raffigurante una Vergine con Bambino e mostra su sfondo nero la sagoma di una Madonna con lo sguardo estatico, recante una pistola al posto dell’aureola. Un lavoro di grande impatto che se da una parte è continua meta di turisti, dall’altra per tante persone è solo un graffito come un altro, magari per distrazione mai notato. L’opera è ora a forte rischio di deterioramento per cui un ragazzo diciottenne di San Giorgio a Cremano (Napoli), Alessandro Bello, ha lanciato una petizione on line su Change.org intitolata “Proteggiamo l’unica opera di Banksy in Italia” che in circa due settimane ha raccolto 10.151 firme.
L’opera – spiega Alessandro – “raffigura perfettamente il doppio filo che purtroppo lega la delinquenza e la religione nel capoluogo campano” ed è importante proteggerla con una bacheca e farne un’attrazione turistica visto che è l’unica opera italiana di Banksy, “un artista di strada che ha riempito le più importanti città del mondo con i suoi stencil e in genere con opere che hanno un valore economico molto alto, pari a volte a centinaia di migliaia di dollari.” Alessandro auspica che Napoli dimostri di essere una città all’avanguardia, comprendendo “l’immenso valore artistico dell’opera” e “proteggendola fisicamente da chi potrebbe ulteriormente danneggiarla”. Già da tempo – aggiunge Alessandro – si parla di prendere provvedimenti e anche l’assessore alle politiche giovanili del Comune di Napoli, Alessandra Clemente, intervistata sull’argomento, ha affermato: “Prolungare la vita di quell’opera è un dovere di noi amministratori, perché la street art, quando è di tale livello, è un vero e proprio bene comune”. Sull’opera di Banksy ha puntato l’attenzione anche Inward, l’osservatorio internazionale sulla creatività urbana che ha sede a Napoli ed è da tempo impegnato nella valorizzazione della street art.
E che Banksy sia super-quotato è un fatto internazionalmente noto: i riflettori della celebrità si sono puntati su di lui fin dalle prime performance quando di soppiatto entrava nei musei più importanti del mondo e appendeva sue opere – quadri dipinti in perfetto stile settecentesco, con l’aggiunta di alcuni particolari completamente anacronistici – tra quelle già presenti. Spesso passavano giorni prima che qualcuno si accorgesse dell’intrusione. Ma a colpire il pubblico sono da sempre soprattutto i suoi temi preferiti come l’antimilitarismo, la pace e l’anticapitalismo, associati a soggetti umani e animali come poliziotti, soldati, bambini, anziani, scimmie e ratti. Celebri, a tal proposito, sono i suoi stencil con i topi, i famosi Rats, un soggetto scelto con intento rovocatorio in quanto questi animali sebbene odiati, cacciati e perseguitati, sono tuttavia capaci di mettere in ginocchio i loro persecutori: “Se sei piccolo, insignificante e poco amato allora i topi sono il modello definitivo da seguire”, suggerisce la “Banksy philosophy”.