Sophia Loren: l’intramontabile diva a Bari sul set del suo nuovo film

Sophia Loren sul set del nuovo film 'La vita davanti a sè' (2019)

Sophia Loren sul set del nuovo film La vita davanti a sé (2019)

di Redazione FdS

Premio Oscar nel 1962 per “La ciociara”, ha attraversato 65 anni di storia del cinema italiano e internazionale ma la ritroviamo – a dieci anni dal lungometraggio Nine, di Robert Marshall, e a cinque anni dal mediometraggio Voce umana, di Edoardo Ponti – pronta ad affrontare una nuova sfida cinematografica sul blindatissimo set de La vita davanti a sé adattamento del romanzo di Romain Gary La vie devant soi. Il libro fu già portato in precedenza sul grande schermo dal regista israeliano Moshe Mizrahi col titolo Madame Rosa, pellicola che nel 1978 vinse l’oscar come Miglior Film Straniero e valse il Cèsar per la migliore attrice a Simone Signoret nel ruolo della protagonista. Diretta dal figlio Edoardo Ponti, Sophia Loren, intramontabile diva la cui immagine e il cui carisma hanno conquistato intere generazioni, è in questi giorni a Bari, dietro una cortina di tecnici e assistenti pronta ad interpretare le battute di quello che promette di essere uno dei suoi personaggi più intensi di sempre, un ruolo nel quale certamente non mancherà di profondere tutta la sua sensibilità e umanità. Un trucco tenue e i lunghi capelli morbidamente raccolti e ricadenti sulle spalle le restituiscono una più naturale bellezza che, pur nella sua maturità, riecheggia con forza quella iconicamente cristallizzata nell’immaginario collettivo [nel video seguente un documento sull’ascesa cinematografica della Loren].
 

 
La sua parte nel film, una produzione italo-statunitense, è quella di Madame Rosa, una sopravvissuta all’Olocausto avanti negli anni e ammalata che stringe un legame profondo con un immigrato senegalese dodicenne di nome Momo. Sostanziali le differenze rispetto alla versione di Mizrahi: “Il nostro film  – spiega Edoardo Ponti – segue il punto di vista del libro, che è quello di Momo e si ambienta nel presente, a Bari, sviluppandosi intorno a due fondamentali nuclei narrativi: uno incentrato sul rapporto di amicizia e affetto tra Madame Rosa e il ragazzo, due figure che non potrebbero essere più diverse dal punto di vista generazionale, culturale, etnico, religioso, ma che conoscono entrambe profondamente il dolore e la vita di strada; l’altro è la storia di una famiglia moderna, capeggiata dalla stessa Madame Rosa e composta essenzialmente da una giovane transgender di 35 anni, da un ragazzino di strada senegalese di 12 anni e un ragazzino di strada rumeno di 10 anni“.

A questo ragazzino, figlio abbandonato di una prostituta, Madame Rosa/Sophia dedicherà le sue cure fino a che le forze glielo consentiranno. Un ruolo impegnativo che a tratti tiene occupata l’attrice sul set anche per dieci ore di seguito, ma che le permette – come lei stessa dichiara – “di esprimere le cose sullo schermo in un modo che penso il pubblico troverà molto sorprendente”. Del resto, rivela, suo figlio Edoardo è un regista molto esigente: “Mi conosce così bene. Lui conosce ogni centimetro del mio viso, il mio cuore, la mia anima. Passerà alla prossima scena solo quando arriverà a mostrare la mia verità più profonda”. Del resto Ponti, che dirige sua madre per la terza volta, non ha dubbi sul fatto che sia ancora in piena forma: “A 84 anni – dice – vuole mettersi in gioco per fare un film così profondo, così impegnativo, sia emotivamente che fisicamente. L’energia e la passione con cui approccia ogni scena è una meraviglia da guardare.” Accanto alla Loren nel cast del film, che dovrebbe uscire nelle sale a marzo 2020, troviamo l’attrice spagnola transgender Abril Zamora (Locked Up), l’italiano Renato Carpentieri (La Tenerezza), l’iraniano Babak Karimi (Il Cliente) e l’attore bambino non professionista Ibrahima Guys, nel ruolo di Momo.

Calorosa l’accoglienza del pubblico pugliese, che in pochi frangenti è riuscito a intravedere l’attrice fuori dal set. Una popolarità derivante oltre che dall’indiscusso talento di attrice drammatica e comica, dal fatto di essere percepita come una verace donna del Sud Italia (sebbene nata a Roma, la Loren è infatti di padre siciliano, di madre napoletana ed è cresciuta a Pozzuoli). Dopo una prima tappa nel centro storico di Trani – città in cui la Loren torna dopo trent’anni ossia dai tempi di Sabato, domenica e lunedì, di Lina Wertmüller, del 1990 – la troupe, composta da circa cinquanta elementi tra personale tecnico e artistico, si è trasferita a Bari dove rimarrà fino al 3 agosto. A Bari sono stati previsti ciak al porticciolo di Santo Spirito, al molo San Nicola, nella città vecchia, all’oratorio del Redentore, in un palazzo di Via Cognetti nel quartiere Murat, nell’ipogeo di Villa Giustiniani, presso una pescheria del quartiere San Girolamo, e poi ancora nei centralissimi Corso Vittorio Emanuele e Corso Cavour, in piazza Eroi del Mare, fino a piazza Chiurlia e al Lungomare Augusto. Un’occasione sicuramente straordinaria per la città di Bari sotto il profilo del marketing territoriale, in una regione come la Puglia che da tempo trova nel cinema uno dei principali strumenti di diffusione internazionale della propria immagine.

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