di Angela Capurso
Chi si sottrae alla seduzione delle audaci e visionarie stories di Banksy a Bristol e nella Londra operaia, o all’incredibile memoriale internazionale della pace e della libertà che è la East Side Gallery del Muro di Berlino?
Un potente richiamo attrattivo esercitano le immagini dei freschissimi murales di Matera. Tutto in un giorno. È accaduto nell’arco di poche ore tra 9 e 10 maggio, grazie all’Associazione Aracnea (Castellaneta- TA) e Momart (Matera). La superficie di cemento di un tratto del muro che delimita il parco pubblico della collina Macamarda, tra Via Saragat e Via Einaudi a Matera, in un’area-cerniera tra il Centro Direzionale e il rione Serra Venerdì, è viva, coperta di scene in spazi autogestiti da venti artisti di Puglia e di Basilicata. La città stessa è oggetto indiretto e alluso in quelle storie che si snodano lungo la parete, come un antico bassorilievo o un gigantesco rotolo di papiro. Mentre leggo su di un murales sentenziare che “le radici non chiedono permesso né perdono”, non posso che pensare ai Sassi, ma anche al mio quartiere, la collina più alta della città, Serra Venerdì, nato dallo sfollamento degli antichi rioni.
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Tra le opere, un controluce si interroga (ci interroga?) sul controverso problema dell’estrazione del petrolio; in un altro si staglia la figura di Peppino Impastato; mi soffermo ad ammirare il virtuosismo nel delineare i volti femminili e maschili con bombolette spray; mani pronte a dare aiuto; l’uomo albero; l’allegoria della cultura; l’esopica lepre e la tartarugaun intreccio di corpi umani ispirati ai vangeli apocrifi, o la tecnica illusionistica del trompe l’oeil con lo squarcio nel muro dove s’ intravede il mare, simbolo di libertà; un poster a collage di fogli di giornale e manifesti riproduce una Simone Weil pop art.
Arte provocatoria e intelligente, come si vede, che fa dell’attivismo civile e politico la maggiore fonte di ispirazione, insieme al bisogno di manifestarsi all’aperto, al di fuori dei luoghi tradizionalmente deputati all’esposizione delle opere d’arte. La strada si fa piattaforma di contatto sorprendente e inatteso con il pubblico, pronta a indurne la riflessione, a lasciarsi interrogare e a rispondere, determinata a dare voce a quanti hanno poche risorse per esprimere volontà di cambiamento o di sviluppo.
Tra i murales c’è anche il volto di Fernando Arrabal, tornato a Matera per celebrare i 40 anni del suo film “L’ albero di Guernica” (1975), realizzato dall’artista Simone Catucci. Un omaggio organizzato in collaborazione con la Lucania Film Commission, che ritrae il maestro mentre stringe tra le mani tre pedine degli scacchi, con alle spalle il celebre dipinto “Guernica” di Pablo Picasso.
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