SUD DA SCOPRIRE
La Storia, la bellezza dell’Arte e del Paesaggio, il flusso vitale delle generazioni, hanno inondato di sè ogni più recondito anfratto del territorio italiano, eppure spesso ci sfuggono; è come se talora giocassero a rimpiattino con la propensione dell’uomo moderno all’abitudine, all’oblio, all’indifferenza, all’anestesia dei sensi fisici e spirituali che si perdono nell’illusione di un eterno presente senza coordinate di spazio e di senso, un tempo fittizio che ”risucchia” ogni cosa senza lasciare impronte. Sembrerebbe impossibile, eppure accade spesso che ci si “abitui” alla Storia, all’Arte e alla Natura, alla loro Bellezza, all’inesauribile varietà dell’Umano e dei suoi talenti, al punto tale da non vederli più; e così molti luoghi sembrano perdere la propria identità insieme all’unicità che la caratterizza; ma non perché essa si sia realmente disintegrata, sopraffatta dal mostro dell’omologazione, quanto piuttosto perché di essa non sembra restare più traccia nella percezione degli abitanti o dei viandanti. E’ l’amaro destino di molti paesi del Sud dove al vuoto lasciato da chi fugge via con una ferita nel cuore si somma il vuoto dello sguardo di chi resta ma ignora – e non sempre per sua colpa -, ciò di cui è circondato, quell’humus denso e profondo in cui affondano le proprie radici e quelle di un’intera comunità. Per fortuna c’è chi non si rassegna a tutto ciò e all’improvviso sceglie di assumere il ruolo dello ”scuotitore” di coscenze, del segnalatore di direzioni vecchie e nuove, del puntatore di illuminanti riflettori; allora la realtà di tali luoghi può felicemente sperare di recuperare i suoi colori più autentici. Con la nuova rubrica che abbiamo intitolato BORGHI DEL SUD daremo la caccia a questi colori e ai loro paladini, e proveremo – attraverso dei suggestivi video e brevi note di testo – a raccontarli al viaggiatore curioso di scoprire quanto possa essere ”straordinario” l’ ”ordinario” che ci circonda.
MONTALTO UFFUGO: AFFASCINANTE MOSAICO DI STORIE
Un lungo filo rosso tra l’antichità più remota (VI-V secolo a.C.) e l’abitato odierno delinea l’intricata storia di Montalto Uffugo, la cittadina calabrese in provincia di Cosenza con cui andiamo a inaugurare il percorso di scoperta di alcuni dei borghi più affascinanti e meno conosciuti della Calabria. Con i suoi ventimila abitanti, distribuiti tra un centro storico ubicato su cinque colli a ridosso della Catena Costiera e varie frazioni dislocate verso la valle del Crati, Montalto ha un passato che, per la sua fase più antica, occhieggia intrigante dai reperti archeologici riemersi in due siti dagli evocativi nomi di Pantuni e Trisoria e anche altrove (una cornice policroma della fine del VI secolo a.C., un’antefissa della prima metà del V secolo a.C. con l’immagine di Eracle in lotta col leone Nemeo, una lapide oggi scomparsa su cui compariva il nome di Aufugum, importante centro bruzio poi romanizzato, citato da Tito Livio nell’opera Ab Urbe Condita e supposto nucleo originario di Montalto, e poi ancora una splendida urna marmorea romana contenenti le ceneri di Lucio Aurelio Stefano, procuratore dei pubblici corrieri e sovrintendente delle poste dell’Imperatore; senza contare le numerose altre tracce che la vox populi vuole siano finite occultate, più o meno volutamente, nella frenesia edilizia dei tempi moderni). Ma il centro storico attuale molto deve al Medioevo quando Montalto divenne approdo dei Cosentini, in fuga dalla furia devastatrice e sanguinaria dell’Emiro Ibrahim, e poi dei Normanni che nell’XI secolo edificarono la rocca su cui sorge il cuore del paese a quel tempo cinto da un circuito murario difeso da varia torri a pianta circolare di cui sopravvive un solo esemplare. Venne poi il turno dei conti Ruffo con il loro ”castello novo”, cui seguirono – a scandire la storia di Montalto – le famiglie d’Aragona, Boria, Alvarez De Toledo e Moncada. Qui i Valdesi, ignari dell’atroce destino ad essi riservato, costruirono nel XIV secolo un nuovo borgo, seguiti poi dagli Ebrei che nel XV° secolo si insediarono fuori le mura nella località che chiamarono Cafarnao da cui vennero cacciati agli inizi del XVI° quando Montalto cominciò ad espandersi extra moenia con la costruzione di chiese, monasteri e palazzi, diversi dei quali sopravvissuti al trascorrere del tempo quali altrettanti capitoli di un racconto ultrasecolare, ricco di avvenimenti e di personaggi, lo stesso che vedrete sintetizzato nello splendido video postato qui sopra. Buona visione e buon viaggio!
Crediti video: Riprese e fotografia: Piero Sciammarella; Montaggio e riprese aeree: Marco Talarico; Testi: Simona Ruffolo; Voce narrante: Emiliano Lo Feudo
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