di Flavio R. Albano*
Nel 2014 gli arrivi turistici internazionali globali sono stati 1.138 miliardi, con un aumento del 4,7% rispetto all’anno precedente. Un buon andamento che quest’anno porterà ad un incremento fra il 3 e il 4%. Lo scorso anno l’Europa ha registrato un incremento di 22 milioni di arrivi raggiungendo così un totale di 588 milioni di visitatori, cioè oltre la metà dei turisti internazionali di tutto il mondo. L’inbound europeo è trainato dalle 403 milioni di notti della Francia e 401 milioni della Spagna, mentre l’Italia scivola via con poco più di 300, perdendo terreno prezioso.
Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell’Italia ammonta a oltre 130 miliardi di euro (circa il 10% del Pil) e le persone impiegate in questo settore sono quasi 3 milioni. Il turismo nasconde pertanto al suo interno un infinito potenziale ma, ad oggi, non esiste una ricetta giusta per assaporare un gusto certo di turismo, non esiste una via giusta per raggiungere la sua completa realizzazione. Ogni territorio, ogni destinazione ha bisogno di un “taglio” assolutamente personale e attentamente calibrato affinché le speranze si traducano in certezze. Punto di partenza per l’auto-analisi è arrivare alla consapevolezza che il nostro Paese è fatto da tanti territori che vanno ben al di là dei confini geo-politici classici ed ognuno di questi ha la sua cultura, le sue tradizioni, i suoi usi e addirittura la sua lingua.
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L’infinito potenziale del Sud Italia si nasconde nelle sue tradizioni, nella sua filosofia, nella sua “normale” bellezza, nascosta in ogni tramonto, nella sua luce, tanto corteggiata dai registi di tutto il mondo. Il Sud è una scenografia naturale, uno sfondo perfetto per i ricordi di chiunque e tutti se ne stanno accorgendo (la Puglia deve la sua maggior web reputation alla condivisione di immagini e citazioni che riguardano i suoi panorami). E che dire dei suoi usi, dei suoi costumi, dell’enogastronomia, delle feste patronali, di tutto ciò che è tradizione e tipicità del territorio. Ogni giorno, ogni ricorrenza è magnetica per chi proviene da luoghi lontani, nei quali per strada non si urla, in cui ogni giorno è uguale e neutrale, è cittadino, è stress e confusione. La sua “naturalità”, il suo legame con la terra, il suo legame con il territorio e l’agricoltura connessa all’enogastronomia rende il meridione davvero magico. Basti pensare che il settore dell’Agriturismo ha registrato oltre un miliardo di euro di fatturato e 3,4 milioni di visitatori nel 2014 con previsioni di almeno un milione in più per il 2015 in cui però vediamo la Toscana in testa con il 58% del mercato italiano e l’83% dei visitatori arriva dall’Europa (dati Ttg). Secondo una ricerca su enogastronomia e turismo (elaborata da Pangea Network) l’enogastronomia pesa come motivo di scelta determinante per il 66% degli intervistati in Italia. Negli ultimi tre anni il comparto è cresciuto del 78%.
Sud e turismo non sono due elementi distanti, anzi si può dire che siano essenza l’uno dell’altra ma il turismo non può essere improvvisato basandosi sul fatto che questo parta da un fenomeno sociale generico. Come ogni settore economico, va estremamente strutturato e organizzato proprio sulla base del fatto che una buona parte del prodotto turistico consiste in una dotazione di partenza insita nel prodotto stesso costituita dai cosiddetti attrattori, ossia motivi di spinta alla visita. Questi possono essere insiti o creati appositamente (festival, mostre, movida notturna) e in questo c’è la bravura dell’area di ricerca, sviluppo e pianificazione, ma difficilmente un vantaggio competitivo insito (quindi la presenza già sul territorio di un attrattore, ad esempio un lago, un ponte particolare o una festa patronale particolare) può portare benefici in termini di arrivi se questo non viene opportunamente strutturato e reso fruibile in modo professionale.
Il Sud necessità di professionalità e di consapevolezza, c’è l’idea diffusa che il nostro territorio sia il migliore e che i visitatori siano “dovuti” ma il turismo va attentamente pianificato e gestito; abbiamo una dotazione di partenza inestimabile, fatta di ruralità e di cultura, fatta di storia e tradizione ma non è nulla se Pompei crolla e se nessuno sa che a Gravina vi è nato un Papa e se tra la Germania e le Baleari in alta stagione ci sono 223 voli e tra Germania e Sicilia appena 17 (Piano Strategico per lo Sviluppo 2020).
Sviluppo collaborativo: punto di partenza per il rilancio turistico
Il turismo al Sud sta “iniziando” il suo percorso, ci sono stati molti passi in avanti ma non abbiamo dati positivi per più di dieci anni consecutivi. In Puglia ad esempio, ad oggi, (in termini di dottrina economica) si è “penetrato il mercato” ora tocca consolidare, è sicuramente un’opera che è già partita ma va conclusa e va conclusa rispettando determinati parametri di sostenibilità ambientale e capacità di capienza sostenibile della meta turistica, altrimenti resterà solo il brand e nessuna destinazione da promuovere. La Puglia sta vivendo il suo momento turistico ma va innescata la collaborazione, va creata la cultura turistica dal basso, stimolata l’ospitalità in senso stretto e in senso economico, ritornando ad una sana competitività, il guadagno e i prezzi si adegueranno con tempistiche e misure adeguate creando equilibri nel tempo e nella misura.
Le carenze vere e proprie del Sud probabilmente (il turismo ha un alto livello di volatilità dovuto ad una forte influenza psicologica) riguardano quei caratteri che distinguono gli italiani nel mondo, la collaborazione, la tipicità, l’unicità e una promo-collaborazione efficiente. C’è bisogno di risvegliare l’attenzione del popolo sulle potenzialità dei nostri territori, diffondere la cultura turistica prima di tutto tra coloro che vivono il territorio tutti i giorni.
Gli attrattori principali dei nostri territori riguardano il patrimonio rurale, patrimonio che nel tempo spesso è stato maltrattato dai suoi stessi detentori. C’è bisogno di progetti comunitari di territorio (con le relative peculiarità) che partano da opportunità di riqualificazione sociale e che portino alla reciproca conoscenza e amore dei luoghi, cosicché attraverso le dovute strategie di valorizzazione si arrivi al prodotto turistico.
Tutto questo non può prescindere ovviamente dall’amministrazione pubblica, ma parte dallo stesso concetto. Abbiamo bisogno di cittadini “volontari” che ripuliscano le cattive abitudini, che diano mobilitazione assieme agli enti locali, ma soprattutto servono attivismo civile e politico, nel segno della crescita sinergica permanente.
Il Sud ha molti potenziali attrattori, c’è bisogno di dare vita a strategie di posizionamento così da rendere “vivi” i territori e non relegati a “subire” i flussi turistici. Credo che il modo migliore per costruire una crescita stabile sarebbe da ritrovare nel metodo classico di ricerca&sviluppo ossia riallacciandoci alla ricerca universitaria, dando vita ad un processo di crescita sinergico che ridia fiducia all’istituzione universitaria, ai giovani ed alla propositività di piazza. Un Lab di innovazione turistica rappresenterebbe quel connubio di energia digitale e connessione al territorio che fungerebbe da motore di spinta per lo sviluppo. (SEGUE)
@FlavioRobAlbano
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*Flavio R. Albano è docente a contratto di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università degli studi di Bari (sede di Taranto). Dal 2006 collabora con aziende di servizi turistici di tutta Italia nella selezione, formazione e gestione delle risorse umane. Ad oggi ha all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche e partecipazioni a conferenze internazionali, tra cui: la Verona-Toulon Conference sull’High Quality business in Slovenia e il I° Foro internacional de destinos turisticos de Maspalomas – Costa Canaria, inoltre è autore di una ricerca universitaria sull’implementazione di strutture turistiche eco-sostenibili lungo la Costa barese e collabora con diversi enti pubblici e privati sullo sviluppo di analisi di marketing territoriale. Nel 2014 ha pubblicato il libro “Turismo & Management d’impresa” subito adottato all’Università della Basilicata. Nel tempo libero scrive romanzi di narrativa, dipinge, suona la batteria e recitare resta la sua più grande passione.