di Kasia Burney Gargiulo
LONDRA – Chirurgia bariatrica è un termine inconsueto se non sconosciuto a chi non ha mai avuto a che fare con problemi di obesità patologica. Sebbene basata su intuizioni già formulate negli anni ’50, nelle sue applicazioni moderne può considerarsi una delle forme più innovative di terapia per quei casi nei quali, per intenderci, non c’è tentativo di dieta che tenga e su cui cui occorre intervenire al fine di evitare al paziente più gravi rischi di compromissione della salute. Fondamentalmente questa forma di chirurgia interviene con diverse tecniche su quei punti dell’apparato digerente in cui si concentrano maggiormente i meccanismi di assorbimento del cibo, in modo da ridurre l’apporto calorico immagazzinato. Ebbene, c’è un giovane chirurgo cosentino di 43 anni, il Prof. Francesco Rubino, che da tempo ha sviluppato studi e sperimentazioni sull’utilizzo della chirurgia bariatrica per la cura del diabete di tipo II in pazienti “normali”, ossia non obesi. Questi studi che hanno avuto come obiettivo quello appunto di consentire a persone ”normali” di essere trattate con un approccio prima riservato ai soli obesi, hanno reso il prof. Rubino molto noto nell’ambito della comunità scientifica internazionale. Dagli studi pubblicati fino ad ora è emerso come i trattamenti chirurgici da lui praticati non abbiano prodotto sui pazienti alcun fenomeno di “rigetto”, ottenendo in un altissimo numero di casi la remissione totale della malattia. La notorietà che tali studi hanno fatto acquisire negli anni al prof. Rubino, unitamente ad una reputazione di prim’ordine in merito alla sua preparazione scientifica, hanno fatto sì che nei giorni scorsi il prestigioso King’s College di Londra decidesse di assegnare allo scienziato calabrese la prima cattedra universitaria al mondo in Chirurgia bariatrica e metabolica per il trattamento del diabete.
Questa scelta dimostra la crescita di interesse in tutto il mondo per tale tipo di trattamento, sebbene la strada che ha condotto Rubino a un tale risultato non sia stata per nulla facile. Lo scienziato ha infatti dovuto vincere dubbi e perplessità degli altri esperti e vi è riuscito grazie alle sue sperimentazioni le quali hanno corroborato la convinzione che la chirurgia bariatrica possa essere un’ottima soluzione per vincere la malattia, mandando finalmente in soffitta le cure tradizionali.
«Concepito in origine come intervento per la perdita di peso – si legge nel comunicato ufficiale dell’università inglese – la chirurgia bariatrica può produrre anche notevoli benefici per la salute, tra cui miglioramenti in diverse condizioni metaboliche, in particolare il diabete di tipo 2. La ricerca del professor Rubino ha fornito la prima evidente risposta che la chirurgia bariatrica può migliorare il diabete in modo indipendente rispetto alla mera perdita di peso. Il professore italiano ha anche sviluppato nuove procedure chirurgiche contribuendo a trasformare concettualmente la chirurgia bariatrica da una semplice terapia per la perdita di peso in un approccio chirurgico volto a curare il diabete, l’obesità e la malattia metabolica. Il ruolo del professor Rubino a Londra includerà lo sviluppo di un modello di cura multidisciplinare, allo scopo di ridurre il rischio cardiovascolare e il rischio a lungo termine di mortalità associata a diabete e obesità».
Il curriculum vitae di Francesco Rubino è ampio e prestigioso e l’ingresso al King’s College di Londra è la tappa più recente di un percorso che lo ha visto impegnato anche presso l’Università Cattolica di Roma, dove si è laureato, a Strasburgo dove ha diretto la sezione di Chirurgia gastrointestinale metabolica, e al Weill Cornell Medical College-Presbyterian Hospital di New York, dove ha ulteriormente approfondito con grande successo i suoi studi nel settore di cui è specialista grazie all’incarico di Direttore del programma di chirurgia gastrointestinale metabolica. Già nel corso dell’esperienza statunitense Rubino assurse agli onori delle cronache scientifiche in concomitanza della pubblicazione di una sua relazione sull’argomento nelle pagine della celebre rivista The Lancet; durante il convegno mondiale dell’International Diabetes Federation, qualcuno dei partecipanti addirittura definì gli esiti degli studi di Rubino «un vero tsunami». E lo stesso professore, intervistato dai media internazionali, confermò la portata «rivoluzionaria» dei suoi esiti affermando che «ci sono evidenze che quattro tipi standard di interventi bariatrici sono efficaci per curare il diabete. I risultati sono straordinari: se col bendaggio gastrico si hanno buoni effetti, con il bypass gastrico si ha il doppio di miglioramenti netti». Da quelle dichiarazioni gli studi di Rubino si sono evoluti ulteriormente e l’assegnazione della nuova cattedra londinese ne è il degno coronamento.
Rubino si è dichiarato «entusiasta» per il conferimento dell’incarico a Londra, nonchè «orgoglioso di poter contribuire ai progetti del King’s College Hospital and King’s College di Londra, volti a sviluppare strategie innovative per lo studio ed il trattamento del diabete e dell’obesità.» Lo scienziato ha apprezzato molto «la visione lungimirante di questa università e la sua ambizione a voler incidere in modo determinante nella pratica clinica e nella ricerca futura in uno dei campi più affascinanti della medicina moderna». Sulla istituzione di questa nuova cattedra si è poi espresso anche il professor Robert Lechler, direttore esecutivo del King’s Health Partners, secondo il quale «la nomina del professor Rubino è un entusiasmante processo di sviluppo per il nostro AHSC (Academic Health Science Centre). Rubino – ha aggiunto l’accademico inglese – è un pioniere che ha sviluppato un nuovo modello di chirurgia nel trattamento di questo tipo di malattie; quello in cui le operazioni gastrointestinali possono essere eseguite per trattare direttamente il diabete e non solo per la perdita di peso. Questa è una pietra miliare per lo sviluppo della missione della nostra università. Non ho alcun dubbio – ha concluso Lechler – sul fatto che dalle competenze del professor Rubino beneficeranno 90 mila persone con diagnosi di diabete in tutto il Sud di Londra e anche oltre».