di Redazione FdS
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), con il suo pregevole patrimonio di opere d’arte disposte su una superficie espositiva di oltre 12.000 m², è considerato uno dei musei archeologici più importanti del mondo, forse il più importante per quanto riguarda l’arte romana, data la rilevanza numerica e qualitativa di collezioni come la Farnese, costituita da reperti di Roma e dintorni e trasferita a Napoli dai Borbone nel ‘700, e le collezioni di reperti provenienti dalle città dell’area vesuviana – soprattutto da Pompei – colpite dall’eruzione del 79 d.C. e riscoperte a partire dagli inizi del XVIII secolo. Di recente, la direzione del Museo ha voluto puntare una lente di ingrandimento su alcune delle opere più rappresentative di questo scrigno di inestimabili tesori d’arte e storia, consentendo a chi non lo abbia ancora esplorato, di scoprire quanta bellezza celi al suo interno. Splendori che lo rendono meritevole di più di una visita. E’ così nato MANN Stories, progetto a cura di Mauro Fermariello composto da cinquanta video brevi (3-4 minuti) in cui vengono raccontate alcune eccezionali opere del Museo. Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di creare interesse verso le singole opere raccontate e verso il Museo nel suo insieme, in modo da aumentare la partecipazione del pubblico. Famedisud vi ripropone questi video con cadenza settimanale.
Questa settimana Serena Venditto, scrittrice, assistente alla accoglienza e alla comunicazione del Museo Archeologico di Napoli, ci racconta un altro dei grandi capolavori custoditi nel Museo napoletano: i Corridori di Ercolano. Si tratta delle due statue gemelle in bronzo che fanno parte dell’eccezionale complesso statuario ritrovato negli scavi della Villa dei Papiri, residenza gentilizia del I secolo a.C. situata all’esterno dell’area urbana dell’antica Herculaneum (Ercolano), ritrovata nel 1750 e così chiamata poiché al suo interno conservava una biblioteca con oltre milleottocento papiri.
Le due statue, riemerse nel 1754, raffigurano due giovani atleti nudi in posa analoga e speculare, del tutto simili per fisionomia. Definiti in passato come lottatori o discoboli, la loro posa – con la gamba sinistra avanzata, la destra arretrata con il tallone sollevato, il torso proteso in avanti, il braccio destro piegato in avanti, il sinistro abbassato e la testa leggermente ruotata verso la spalla – ha più verosimilmente fatto ritenere che si tratti di due giovani corridori.
Considerate copie romane di età augustea di statue greche della fine del IV o dell’inizio del III sec. a.C., si suppone celebrassero due atleti vincitori in uno dei grandi giochi panellenici.
A colpire l’osservatore è soprattutto il loro aspetto efebico, il volto incorniciato da capelli a corte ciocche scomposte sulla fronte, le labbra socchiuse, lo sguardo concentrato verso la meta e l’espressione vigile che traspare dagli occhi realizzati in materiale diverso (osso o avorio per i globi oculari, pietra grigia e nera per iridi e pupille).
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