di Redazione FdS
La Testa di Apollo, opera in marmo pentelico del V° sec. a.C. oggi custodita presso il Museo Archeologico ‘Paolo Orsi’ di Siracusa, tornerà in Calabria nel luogo del suo ritrovamento, per essere esposta nell’Antiquarium di Tiriolo in provincia di Catanzaro. Ad annunciarlo è l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Giusi Furnari, che ha risposto alla richiesta di Mario Caligiuri, assessore alla Cultura della Regione Calabria. Ma l’esponente dell’Esecutivo siciliano non si ferma a quest’opera e rilancia aprendo alla possibilità di scambi più intensi tra le due Regioni. ”Il rapporto di collaborazione avviato con il collega Mario Caligiuri – dice Furnari – è il segno di una più intensa volontà di amicizia tra regioni territorialmente contigue e storicamente unite da una identità molto antica, che ci riporta a comuni radici greco-romane. Inoltre, non posso ignorare – prosegue Furnari – che questa amicizia, antica e meno antica, si nutre anche di un’area dello Stretto, quello di Messina, che come un grande lago unisce la Sicilia al Continente, legando le due grandi realtà geografiche e culturali in un unico destino fatto di tessuto umano, intelligenza politica e opportunità economiche”.
Nello stesso periodo, ancora da concordare, durante il quale la Testa di Apollo rimarrà esposta presso l’Antiquarium di Tiriolo per il Museo Archeologico di Siracusa è stata richiesta la pregevole serie di pinakes in terracotta, provenienti dal Santuario di Locri e conservati presso i musei di Reggio Calabria e di Locri. Uno scambio che sancisce “la reciproca volontà di guardare a un comune e ravvicinato spazio geopolitico, in cui le due comunità regionali si riconoscano in modo sempre più ravvicinato e collaborativo” conclude Furnari.
Prima ancora che i due rappresentanti istituzionali si accordassero per questo scambio, dalla società civile è giunto, già dal luglio scorso, un altro tipo di richiesta, molto più radicale e definitiva: l’Associazione “Teura” di Tiriolo (Catanzaro), presieduta da Antonio Montuoro, ha infatti sollecitato l’intervento della Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria ed anche quello dell’assessore regionale alla Cultura, del sindaco della città e del Ministro dei Beni Culturali affinché la Testa di Apollo rientri definitivamente in Calabria. “Può un importante reperto archeologico, rinvenuto a Tiriolo, restare per decenni nei depositi del Museo di Siracusa, dimenticato dai più? Crediamo di no, tanto vale chiederne la restituzione”. E’ questa la posizione espressa dal presidente dell’associazione, che ha ricordato come il socio Antonio Froio, impegnato in uno studio sul patriota Achille Fazzari, nel 2013 ha rinvenuto nel “Fondo Cesare Sinopoli”, conservato nella Biblioteca Comunale di Catanzaro, una lettera manoscritta del 1914, scritta da Cesare Sinopoli, all’epoca Ispettore Onorario ai Monumenti ed alle Antichità in Catanzaro, e inviata al Comandante della Divisione Militare di Catanzaro, in cui ricordava, oltre al Senatusconsultum, ai reperti e alle monete rinvenuti a Tiriolo, una “testa di Minerva del Museo di Siracusa”. Un approfondimento compiuto tramite la d.ssa Basile, Direttrice del Museo siracusano, ha permesso di correggere quanto scritto dal Sinopoli, scoprendo che il reperto conservato a Siracusa non era una “testa di Minerva” ma una “testa di Apollo” in marmo pentelico del V secolo a.C. probabilmente derivante da una statua a grandezza naturale opera della scuola artistica di Pitagora di Reggio.
L’associazione “Teura” in una lettera inviata alle istituzioni competenti si è detta convinta che l’amministrazione comunale di Tiriolo saprebbe sistemare nel migliore dei modi questo importante reperto rendendolo fruibile a tutti coloro che vorranno approfondire la storia del territorio calabrese. Nella stessa lettera viene proposto di richiedere anche la restituzione delle monete d’oro della Confederazione Brettia e la collana d’oro con pendaglio a forma di colonna, reperti oggi collocati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. “La valorizzazione del territorio di Tiriolo (Agro Teurano) nella storia, per la sua posizione strategica a dominio della via istmica tra il Golfo Scilletinico (Squillace) e quello Nepetinico (Sant’Eufemia) e delle vie di penetrazione interne con la Selva brutia (Sila), oltre ai due importanti corsi d’acqua (Fiumi Amato e Corace), – si legge nella lettera – deve essere considerata come un punto di partenza per una più vasta valorizzazione del patrimonio culturale della Calabria. Una valorizzazione che deve essere vista non solo come momento importante di ricaduta turistica, ma anche come riconoscimento per quelle generazioni di uomini e donne che nei secoli hanno mantenuto vivo il patrimonio identitario e culturale della nostra terra”.
Ci si augura che la mostra in Calabria della Testa di Apollo annunciata in questi giorni dagli assessori Giusi Fornari e Mario Caligiuri, sia davvero il preludio per un definitivo rientro – ovviamente con tutte le cure e le cautele necessarie a garantirne l’adeguata custodia – di tanti reperti antichi che contribuirebbero ad arricchire lo straordinario mosaico dell’identità storico-culturale calabrese.