di Kasia Burney Gargiulo
La torre da cui prende il nome accresce di poco più di 7 metri l’altitudine del pianoro che di metri sul livello del mare ne misura oltre 100 affacciandosi, come una grande terrazza, sulla Sibaritide e sul massiccio del Pollino. E’ Torre del Mordillo, un luogo suggestivo che trasuda storia fin dalle pietre più minuscole, conservando tracce umane che abbracciano un arco di tempo lungo circa 3000 anni. L’imminente apertura del Parco Archeologico e quella già avvenuta del Museo permettono di dare una forma intellegibile alla sua affascinante vicenda fatta di stratificazioni culturali, di incontri e scontri fra civiltà, ricostruendo un filo che altrimenti sarebbe difficile da dipanare per il visitatore. Tuttavia basta posare lo sguardo sul vasto orizzonte circostante per comprendere il ruolo strategico avuto da questo luogo nell’antichità. La presentazione del Parco Archeologico si è svolta il 9 gennaio 2016 presso Palazzo Luci, a Spezzano Albanese (Cosenza): presenti il Sindaco Ferdinando Nociti, l’Arch. Paolo Vitti progettista e direttore dei lavori, Alessandro D’Alessio della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica di Roma, Marilena Cerzoso direttrice del Museo Civico di Cosenza e Simone Marino della Soprintendenza archeologia della Calabria. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Adele Filice. L’evento, organizzato dal Comune di Spezzano Albanese, è giunto al termine dei lavori di completamento del Parco e dell’allestimento del Museo, resi possibili dal POR Calabria 2007/13 Obiettivo operativo 5.2.1 per la realizzazione di interventi di valorizzazione e tutela dei beni culturali.
TORRE MORDILLO: UNA VEDETTA SULLA SIBARITIDE DALL’ETA’ DEL BRONZO AL MEDIOEVO
Situato a circa un chilometro a valle della confluenza tra i fiumi Esaro e Coscile, il pianoro di Torre del Mordillo si pone al centro dei rilievi che chiudono ad ovest la Piana di Sibari, a circa due chilometri dal centro abitato di Spezzano Albanese. E’ questo senza dubbio uno dei siti archeologici più importanti in Calabria ma, come il non lontano e splendido sito di Castiglione di Paludi, è rimasto fino ad oggi pressoché sconosciuto a causa di una mancata azione di manutenzione e valorizzazione delle testimonianze archeologiche. Finalmente tali strutture sono state rilevate, studiate e restaurate, restituendo una chiara visione del circuito difensivo posto a protezione di un insediamento pre-romano che controllava le vie di passaggio lungo la Piana di Sibari. I lavori svolti hanno compreso anche il restauro della torre medievale, l’antica Torre del Mordillo, di età normanna (XI sec. d.C.), diventata un elemento caratteristico del paesaggio della Piana di Sibari; il trascorrere dei secoli e l’azione dei fulmini le avevano provocato gravi lacune murarie e lesioni che il restauro è riuscito a sanare.
La storia moderna di questo luogo inizia sul finire degli anni ’80 dell’Ottocento, durante le ricognizioni volte ad individuare il territorio dell’antica Sibari, la più importante colonia achea della Magna Grecia, a quel tempo nota solo attraverso le fonti letterarie. Fu allora che Luigi Viola, Direttore del Museo Archeologico di Taranto, incaricato delle ricerche della celebre polis greca, si imbattè nei resti di una vasta necropoli sulle pendici orientali e occidentali dell’altopiano di Torre del Mordillo. Furono catalogate 229 sepolture ad inumazione, su circa 300 identificate,testimoniando un uso dell’area sepolcrale che va dall’età del bronzo recente alla fine della fase 2 dell’Età del Ferro (XIV – VIII sec. a.C.). In realtà la storia del luogo era iniziata molto tempo prima con un insediamento della Media Età del Bronzo (ca. 1700 a.C.) le cui vicende si incrociarono secoli dopo con la fondazione di Sibari (720 a.C.). Sui circa 14 ettari di estensione del pianoro è probabile che la sua popolazione abbia col tempo superato le mille unità.
Ad abitare questo insediamento furono genti appartenenti al popolo degli Enotri che, secondo la tradizione storiografica greca di Dionigi di Alicarnasso (storico vissuto a Roma nel I° sec. a.C.), “primi fra gli Elleni” giunsero in Italia dall’Arcadia, al seguito dell’eroe eponimo e condottiero Enotro, “figlio di Licaone, nato 17 generazioni prima della guerra di Troia”. Trovate molte terre adatte sia al pascolo che alle colture agricole, avrebbero fondato sulle alture piccoli centri abitati vicini gli uni agli altri, “secondo la forma di insediamento degli antichi”. Dal nome dell’eroe, la vasta regione occupata sarebbe quindi stata chiamata Enotria.
Dagli studi condotti sul sito in più fasi – prima da una missione del Museo dell’Università della Pennsylvania (1963-67), e poi dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale al Museo Pigorini di Roma (1987-1995) – è stato possibile stabilire che le case, monofamiliari, erano seminterrate e composte da una struttura portante in legno di quercia, con le pareti rivestite di argilla e il tetto in canne di palude. I dati archeologici hanno inoltre permesso di identificare alcune caratteristiche delle produzioni artigianali, ceramiche e metalliche, e anche degli usi funerari con forme di deposizione supina in tombe a fossa coperte di ciottoli. Gli oggetti rivenuti danno l’idea di un centro molto fiorente che ebbe contatti commerciali con i Micenei (XVI-XII sec. a.C.), i Ciprioti e i Fenici (XII-IX sec. a.C.) e infine con i Greci già nel periodo antecedente alla colonizzazione (IX-VIII sec. a.C.). In particolare il rapporto con i Micenei influenzò le produzioni vascolari locali che imitavano i modelli d’importazione (come ad es. i grandi dolii cordonati, cioè le enormi giare utilizzate per stoccare prodotti alimentari). Nell’Età del Ferro invece si sviluppò una produzione ceramica decorata a motivi geometrici, così come ampio sviluppo ebbe la metallotecnica, attraverso varie forme di bronzi ornamentali (come armille, fibule, pendagli, dischi decorativi), monili presenti soprattutto nei corredi funerari femminili, mentre in quelli maschili prevalevano le armi: segni eloquenti di un notevole agio raggiunto dalla comunità di Torre del Mordillo. Tutti gli oggetti ritrovati nella necropoli sono attualmente custoditi nel Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide e in quello cosentino dei Brettii e degli Enotri.
Con la fondazione di Sibari e delle altre colonie greche della Calabria (fine VIII sec. a.C.), per le genti Enotrie mutarono profondamente i rapporti economici e di controllo del territorio, finendo sotto l’egida di quella che in breve tempo era destinata a diventare la più ricca e potente città della Magna Grecia. Forzosamente o con patti di alleanza, Sibari arrivò infatti ad estendere il suo controllo su 25 città e 4 popoli (ethne), fra cui figuravano sicuramente gli Enotri. Già nell’età più antica la vita dell’insediamento di Torre del Mordillo non dovette essere priva di minacce, considerato che durante il Bronzo Recente (1.350-1.200/1.150 a.C.) venne costruito un terrapieno difensivo, che mostra tracce di incendio; così come il fuoco risulta aver distrutto due case nel Bronzo finale (1.200/1.150-960 a.C.) e nella prima età del ferro (960-870 a.C.) forse a seguito di scontri bellici per la supremazia sul territorio.
In epoca ellenistica (324-202 a.C.) il pianoro divenne sede di una piccola città con pianta a scacchiera di tipo greco, i resti del cui sistema di fortificazione recano tracce di conflitti bellici. E’ probabile che questo insediamento sia stato poi definitivamente distrutto dal cartaginese Annibale durante la sua campagna militare nel Sud Italia. Del periodo medievale resta invece testimonianza nella Torre di 7 metri, risalente al tempo della dominazione normanna e posizionata sull’estremità settentrionale del pianoro che da essa prende il nome [nel video seguente altre informazioni sulla storia del sito].
IL PARCO ARCHEOLOGICO
Il neocostituito Parco Archeologico di Torre del Mordillo si articola lungo alcuni sentieri che costeggiano il perimetro della cinta muraria di età ellenistica, così da permettere la visione del paesaggio circostante e delle aree scavate fino ad oggi. Lungo il percorso sono stati collocati nove pannelli che descrivono gli elementi antichi del pianoro e del paesaggio più significativi. L’area è inoltre stata dotata di un sistema di videosorveglianza e di illuminazione notturna della Torre e delle mura lungo il tratto settentrionale.
IL MUSEO DI PALAZZO LUCI
Nel cuore del centro storico di Spezzano Albanese, all’interno del Palazzo Luci, è stato infine allestito il Museo permanente di Torre Mordillo. Si tratta di un museo didattico che si avvale di video, plastici, ologrammi e pannelli illustrativi, distribuiti in cinque sale, ciascuna delle quali è dedicata ad un preciso periodo storico. Questo museo va ad integrare le collezioni di reperti presenti nel Museo Nazionale della Sibaritide e in quello dei Bretti e degli Enotri a Cosenza.
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Nel lanciare l’evento inaugurale di questa nuova realtà archeologica calabrese, Giuseppe Gazzarano, consigliere con delega al Turismo del Comune di Spezzano Albanese ha tenuto a sottolineare come “attraverso il patrimonio culturale di Torre del Mordillo si creino i presupposti per dar vita ad un percorso di marketing turistico-culturale e museale, tema estremamente importante per la creazione di valore economico e per lo sviluppo territoriale”. Alle sue parole si sono aggiunte quelle del Sindaco Ferdinando Nociti, secondo il quale “la cultura, il territorio e l’impresa sono elementi imprescindibili per la crescita turistica di un territorio”. L’intenzione espressa dall’Amministrazione per l’immediato futuro è quella di invitare ad una visita tutte le scuole del territorio, di coinvolgere le imprese locali, di dare seguito a nuovi progetti di ricerche archeologiche coinvolgendo le università e garantendo tutto il necessario per mantenere vivo il Parco di Torre del Mordillo, nonché di rendere il Museo e lo stesso Palazzo Luci un centro multidisciplinare e polifunzionale per incontri culturali e altre iniziative rivolte ai visitatori.
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