Tra reminiscenze pagane e fede cristiana, torna a Cocullo il magico Rito dei Serpari

cocullo - Copia

di Redazione FdS

Saettoni, cervoni, biacchi e biscie…sono a centinaia i serpenti che il prossimo 1° maggio affascineranno a Cocullo (L’Aquila) il pubblico della Festa di San Domenico Abate che ha il suo momento centrale nell’ancestrale Rito dei Serpari ormai fuso con la processione cristiana.

E’ dal 2012 che che la festa si svolge il 1º maggio; precedentemente aveva luogo il primo giovedì di maggio. Il rito dei Serpari si tiene in onore di San Domenico abate, particolarmente venerato a Cocullo ma anche nella non lontana Villalago. E’ infatti patrono di entrambi i paesi abruzzesi che ne conservano alcune reliquie: a Cocullo vengono conservati un molare ed un ferro della sua mula, mentre un altro molare del santo è conservato nella chiesa principale di Villalago.

La festa ha inizio con i fedeli che cominciano a tirare coi denti la campanella della cappella di San Domenico, all’interno della chiesa omonima. Secondo la tradizione, questa cerimonia servirebbe a proteggere i denti dalle malattie che li potrebbero affliggere. A mezzogiorno inizia la processione della statua del santo ricoperta dalle serpi catturate in precedenza; altre serpi sono portate a mano dai fedeli. Il corteo parte dalla chiesa di San Domenico e prosegue per le stradine del centro storico. Ai fianchi della statua del Santo, due ragazze vestite con abiti tradizionali, portano sulla testa un cesto contenenti cinque pani sacri chiamati ciambellani in memoria di un miracolo che fece san Domenico. Questi pani vengono donati per antico diritto ai portatori della Sacra Immagine e del gonfalone. Al termine della festa, i rettili vengono riportati dai serpari nel loro habitat naturale.

IL PROGRAMMA DELL’EDIZIONE 2014

Programma di avvicinamento al Rito – 30 aprile

L’Associazione Alfonso M. Di Nola ha organizzato i seguenti appuntamenti:
ore 10.00 Premiazione concorso “Geologo per un giorno”
Inizio ricerca sul campo inventario partecipativo UNESCO a cura di Lia Giancristofaro e Valentina Zingari.

Ore 16.30 Convegno: “Rito dei serpari patrimonio intangibile UNESCO” con la partecipazione del Sottosegretario al Ministero dell’Economia Giovanni Legnini.

Programma Liturgico – 1 maggio 2014

Ore 8.00 Santa Messa
Ore 9.30 Santa Messa per i pellegrini
Ore 11.00 Santa Messa solenne presieduta da S.E. Mons. Angelo Spina vescovo di Sulmona-Valva
Ore 12.00 Processione con la partecipazione dei Serpari
Ore 18.00 Santa Messa e bacio della reliquia

Programma civile – 1 maggio 2014

Ore 9.00 Accoglienza delle Compagnie dei Pellegrini
Ore 10.30 Corteo in costume per l’offerta dei ciambellani
Ore 15.00 Spettacolo di arte varia, per tutti
Ore 17.00 Riconoscimento ai Serpari
Ore 21.30 Concerto bandistico lirico-sinfonico diretto dal M° Carlo Morelli

Il rito dei Serpari è antichissimo ed è uno dei classici esempi di fusione tra tradizione pagana e fede cristiana, testimonianza di un passaggio culturale e spirituale avvenuto all’insegna dell’assorbimento e adattamento di usi e costumi piuttosto che di drastica frattura con il passato. Tutto ha inizio con i serpari che alla fine di marzo, allo sciogliersi della neve, si recano fuori paese in cerca dei serpenti (tutti non velenosi). Una volta catturati, questi vengono custoditi in scatole di legno (un tempo in contenitori di terracotta) e nutriti con topi vivi e uova sode. Questa usanza è legata all’antichissima civiltà dei Marsi, noti per le loro doti sciamaniche ma i cocullesi la rievocano in onore di San Domenico ritenuto curatore del mal di denti, dei morsi di rettili e della rabbia. San Domenico era un monaco benedettino di Foligno che attraversò il Lazio e l’Abruzzo fondando monasteri ed eremitaggi. A Cocullo si fermò per sette anni, lasciando quelle che poi divennero le sue reliquie.

Cavandosi il dente e donandolo alla popolazione di Cocullo, San Domenico avrebbe fatto scaturire in essa una fede tale che andò a soppiantare il culto pagano della dea Angizia, che proteggeva dai veleni, tra cui quello dei serpenti. Un riferimento ai serpari marsi lo troviamo addirittura nell’Eneide di Virgilio in cui compare la figura di Umbrone, giovane incantatore di serpenti appartenente all’antica popolazione dell’Abruzzo: alleato di Turno nella guerra contro Enea, sarrebbe stato ucciso dal capo troiano in persona. Non manca tuttavia chi riconduce il rito ad altre ascendenze, per la precisione al mito di Eracle, come sembrerebbe suggerire il ritrovamento nella frazione di Casale di bronzetti votivi raffigurante proprio Eracle che, come si sa, strangolò nella culla i due serpenti mandati da Hera per ucciderlo

Subentrata nel rito la figura di San Domenico, ai serpenti di pagana memoria si sono aggiunti elementi riferibili al Santo. Per questo la mattina della ricorrenza, nella chiesa a lui dedicata, i fedeli – memori del suo dente miracoloso – tirano una catenella con i denti per mantenerli in buona salute e poi si mettono in fila per raccogliere la terra benedetta che si trova nella grotta dietro la nicchia del Santo. La terra sarà tenuta in casa come protezione dagli influssi malefici, sparsa nei campi per allontanare gli animali nocivi oppure sciolta nell’acqua e bevuta per combattere la febbre.

IL LUOGO

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