Torna a dicembre il consueto appuntamento con l’attesa classifica del migliori 100 vini del mondo stilata dalla prestigiosa rivista americana di settore Wine Spectator. Basilicata, Puglia e Sardegna sono quest’anno le 3 regioni del Sud Italia in lista
di Ferruccio Cornicello
Basilicata, Puglia e Sardegna, queste le tre regioni che per l’anno in corso rappresentano la cultura enologica e i terroir del Sud Italia nella “TOP 100″ 2016, la celebre classifica dei migliori 100 vini nel mondo stilata da oltre 25 anni da una delle più autorevoli riviste di settore, l’americana Wine Spectator, combinando posizione (rank), annata (vintage), punteggio da 90 a 100 (score) e prezzo (price). Questo anno sono state 63 le aree vinicole coinvolte dislocate nei vari continenti e ben oltre 18.000 i vini recensiti riferiti ad annate che vanno dal 2007 al 2015 e un costo variabile tra i 12 e i 175 dollari.
Dal 1988, anno in cui inizia la pubblicazione di questa speciale lista dei migliori 100 vini nel mondo, i terroir del Sud Italia compaiono 27 volte, a partire dall’anno 2000, con l’ingresso di due vini prodotti da vitigni a bacca bianca: all’ 89° posto l’irpino Fiano di Avellino 1999 (score 90/100) della giovane azienda fondata nel 1986 Feudi di San Gregorio; in 96ª posizione il siciliano Chardonnay 1998 (score 91/100) ottenuto dall’omonimo vitigno in purezza e prodotto nelle vigne Ulmo e Maroccoli nel territorio agrigentino di Menfi dall’azienda vitivinicola Planeta. La regione del Sud Italia che detiene il maggior numero di presenze è la Campania che ne somma 11, seguono Sicilia 6, Puglia 4, Basilicata e Abruzzo ne totalizzano 2 a testa, chiudono Molise e Sardegna con una presenza ciascuna. Ad oggi l’unica regione del Sud Italia ancora assente da questa importante classifica è la Calabria.
Nella recente classifica diciotto in totale i vini che rappresentano il Belpaese – l’Italia vanta 700 vitigni di varietà autoctone – tra cui dieci toscani, tre piemontesi, uno veneto e uno umbro. Due gli italiani presenti nella TOP 10 dominata dai produttori californiani: al 5° posto il piemontese Barbaresco Asili Riserva DOCG 2011 nell’omonima area di produzione, dell’azienda Ca’ del Baio della famiglia Grasso, ottenuto da uve nebbiolo in purezza (score 96/100); in 8ª posizione il toscano Tignanello 2013 (score 94/100) dell’omonima tenuta nella zona di coltivazione nel comune di San Casciano in Val di Pesa, ottenuto da una selezione di uve Sangiovese (80%), Cabernet Sauvignon (15%) e Cabernet Franc (5%), prodotto dalla Famiglia Antinori, attiva nella produzione vinicola da 26 generazioni, da più di 600 anni, dal 1385.
Al 63° posto si colloca il pugliese Primitivo di Manduria DOP 2014 – Antica Masseria del Sigillo (score 90/100) delle Tenute di Eméra, la più grande delle cantine di Claudio Quarta Vignaiolo, situata nel tarantino, nel cuore delle DOP di Manduria e Lizzano, prodotto da uve in purezza dell’autoctono vitigno Primitivo. Così recita la recensione: “There’s a rich, mounthfilling quality to this medium, bodied red, offering a velvety mix of spiced cherry, mulberry and herbed olive, with accents of mocha and graphite. Plus tannins show on the juicy finish. Drink now trhough 2021.”
Il vino lucano Piano del Cerro Aglianico del Vulture DOC 2012 (score 93/100), in classifica all’86° posto, composto da uve in purezza dell’autoctono Aglianico, ottenuto dopo un affinamento di 24 mesi in barrique nuove. Il vitigno è coltivato dalla Farnese Vini S.r.l. nell’area di produzione di Acerenza, nel potentino, nell’ampio territorio del massiccio del Monte Vulture, vulcano non più attivo. Così lo descrive la rivista americana: “A dense and tarry red that glides on the silk palate, with mounthwatering acidity framing flavors of blueberry puree, chocolate-covered cherry, vanilla, dried thyme and oak spice. An expressive version in a modern style, yet refined and harmonious overall, with the grippy finish echoing the ripe fruit and tarry mineral character. Drink now trough 2027”.
In 91ª posizione si trova invece il vino Isola dei Nuraghi Montessu IGT 2014 (score 90/100) dell’azienda Agricola Punica. Prodotto da uve a bacca rossa tipiche del Sulcis (60%) e da uve di provenienza francese (40%). Nel processo di vinificazione il vino viene fatto maturare anche in barrique di rovere francese per circa 15 mesi. Così lo descrive la nota di Wine Spectator: “An elegant version, with Asian five-spice powder and cherry blossom notes wafting trough flavors of black raspberry preserves, bresaola and cured tobacco. Long and supple, presenting a mineral-tinged finish. Carignano, Syrah, Cabernet Souvignon, Cabernet Franc and Merlot. Drink now through 2021”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La classifica completa Top 100 – 2016
Approfondimenti:
– Fabio Giavedoni, Maurizio Gily (a cura di), Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 700 varietà autoctone, Bra (CN), Slow Food Editore, 2016, 688 p.