Trivellazioni petrolifere: a Potenza e in tutto il Sud esplode la protesta. Studenti e comuni cittadini dicono “NO” al petrolio. Circa duemila persone manifestano davanti al palazzo della Regione Basilicata
di Redazione FdS
Dopo la manifestazione di sabato scorso 8 novembre che ha visto partecipi associazioni, ambientalisti e comuni cittadini, ieri sono stati soprattutto gli studenti a prendere d’assalto viale Verrastro a Potenza, diretti di fronte il Palazzo della Regione Basilicata per protestare a viva voce contro il moltiplicarsi di autorizzazioni alle trivellazioni petrolifere consentito dal recente decreto Sblocca Italia, diventato provvedimento operativo dello Stato. Emblematico il nome dato all’iniziativa: Mo’ Basta!
Ad essere contestata anche dai circa duemila studenti degli istituti potentini è stata la linea politica della Regione – giudicata remissiva – adottata in merito allo Sblocca Italia e alle sue disposizioni sul petrolio. Oltre agli studenti anche le associazioni si sono unite ad un movimento spontaneo che ha coinvolto sopratutto giovani, consapevoli che il futuro di questa, come di tutte le altre terre del Sud, non risiede nel petrolio o nell’industria pesante, ma nella Cultura e nel Turismo, naturali vocazioni di queste regioni.
Il corteo è partito da piazza don Bosco ed ha raggiunto la sede istituzionale della Regione. E’ stata avanzata la richiesta di impugnare l’articolo 38 dello Sblocca Italia accusato di non lasciare spazio ai territori in materia di autorizzazioni ambientali centralizzando le decisioni a Roma. Praticamente saranno i ministeri – e non più le Regioni – ad autorizzare i progetti delle compagnie petrolifere a partire da gennaio 2015. Di competenza statale sarà anche la VIA (Valutazione di impatto ambientale), affidando alla burocrazia romana il dover decidere se se delle trivelle abbiano o meno un impatto ambientale negativo sul territorio regionale.
Duri gli striscioni contro l’attuale Presidente delle Regione, Marcello Pittella: “Pittella, esci fuori e vieni a confrontarti dal vivo”, “Trivelle a casa di Pittella”, sono solo due degli slogan che hanno fatto mostra di sè nelle scritte o sono riecheggiati nei cori durante il corteo. Il Presidente alla fine ha ricevuto una delegazione di studenti che gli hanno chiesto di “difendere la Basilicata” impugnando il decreto, affinchè si eviti che con le nuove norme il territorio lucano venga crivellato di perforazioni petrolifere.
Pittella ha difeso la sua posizione dicendo che quando durante la sua campagna elettorale si è parlato di estrazioni fu affermato che non ci sarebbero state trivellazioni in mare e che, per quanto concerne la terraferma, non sarebbero stati superati gli accordi del 1998 e del 2004. Un messaggio – a suo dire – chiaro, che intende rispettare. Dopo 15 anni – ha detto Pittella – il petrolio non ha determinato scatti in avanti delle aree in cui si estrae per cui ora serve una battaglia diversa, finalizzata a far sì che con i proventi si possa aiutare chi è in difficoltà, obiettivo perseguito dalla social card e dal criterio del reddito minimo, iniziative che però hanno bisogno di risorse economiche, che la Regione intende prendere – fuori dal Patto di Stabilità – dai proventi e dalle tasse imposte alle compagnie petrolifere, che “devono restare in Basilicata”. Ha concluso dicendosi convinto che la Regione abbia gli strumenti di legge per far valere la propria potestà vincolante.
Alle dichiarazioni di Pittella ha fatto da contraltare la nota firmata dai parlamentari di Sel, Antonio Placido e Giovanni Barozzino: “La presenza di centinaia di giovani contro quell’ipoteca posta sul futuro di un intero territorio dalla coppia Renzi-Pittella, testimonia, ancora una volta, della distanza che misura e segna il sentire delle lucane e dei lucani da quello dei loro governanti. Puntare su un modello di sviluppo tutto fondato su fonti fossili nel pieno di una catastrofica crisi ambientale quale quella in cui si trova l’intero pianeta è semplicemente un modo folle per affermare un’arroganza e una cecità senza precedenti. Noi parlamentari lucani di Sinistra ecologia e libertà continueremo a stare al fianco di tutte quelle realtà che, al bonapartismo che fa scempio del futuro della Basilicata e del diritto alla salute pubblica dei suoi cittadini, contrappongono un futuro fondato su democrazia, partecipazione e dignità”. La lotta degli studenti sembra infatti destinata a non finire. Un nuovo corteo è stato programmato presso la sede dell’Arpa Basilicata.
Sostegno alla manifestazione di Potenza è giunto anche dai vescovi della Basilicata. La Conferenza Episcopale ha infatti lanciato un chiaro appello, auspicando che ogni attività che interesserà il territorio risulti compatibile con lo sviluppo della regione, con la valorizzazione delle sue tante valenze umane, ambientali ed economiche.
In Basilicata le proteste si stanno facendo sentre anche a Scanzano Jonico (Matera) con l’iniziativa organizzata dal Movimento 5 Stelle nella terra che ha visto la grande mobilitazione anti-nucleare del 2003 contro la scelta della località jonica come deposito unico nazionale di scorie radioattive. Contemporanea mobilitazione anche in altre sette regioni italiane interessate da attività petrolifera (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), unite dallo slogan «Giù le mani da terra e mare».