di Enzo Garofalo
Semplicità, simpatia, professionalità, visione chiara delle dinamiche del proprio mestiere d’attore, capacità di relazionarsi con i propri fans senza frapporre artificiose distanze da divo. E’ questo il Luca Zingaretti che abbiamo incontrato ieri al Bif&st – Bari International Music Festival, la rassegna che fino al 28 marzo continuerà ad animare il capoluogo pugliese. Con oltre 300 appuntamenti in tutte le ore del giorno, fra cui 200 proiezioni di film di lungometraggio, documentari, cortometraggi, un convegno su Fritz Lang, una tavola rotonda su Cinema&Fiction, 8 Lezioni di cinema di grandi cineasti, 7 Focus sugli attori, 120 giornalisti italiani, 50 giornalisti stranieri accreditati ed oltre 350 ospiti, questa sesta edizione del festival promette di superare le oltre 70 mila presenze dello scorso anno. Quello con Zingaretti è stato uno degli appuntamenti intitolati Focus su e dedicati a singoli attori pronti a rispondere ad un fuoco di fila di domande di critici e pubblico.
Ad intervistarlo, nella gremitissima sala conferenze del Teatro Margherita, c’era il vicedirettore del Bif&st, il critico cinematografico Enrico Magrelli, che con la sua consueta aria sorniona ed ironica ha sollecitato la già spigliata verve di uno degli attori più amati del cinema e della TV italiani. Zingaretti non si è infatti sottratto ad alcuna domanda dopo essere riuscito a guadagnare la sua postazione reduce dal caloroso bagno di folla che lo ha accolto sulla scalinata del teatro suggestivamente affacciato sul mare di Bari.
Guardi Zingaretti e non puoi non pensare al Commissario Montalbano scolpito ormai nell’immaginario collettivo con le sue sembianze. Un personaggio affascinante e rischioso come tutti i ruoli seriali che minacciano di appiccicarsi addosso e di fagocitare la versatilità di un attore, annullandola. Effetto nefasto che Zingaretti è riuscito ad evitare calibrando l’ormai storico ruolo con molteplici altri nei quali riesce a far risaltare la propria bravura. Non a caso a dimostrarlo c’è il fatto che nel corso dell’incontro barese nessuno ha proferito il nome del celebre personaggio di Camilleri, lasciando che la gradevole conversazione con questo artista scivolasse verso altri lidi, in un mix affascinante di arte e vita personale.
Luca ha così rievocato il suo passato sportivo da calciatore negli anni delle scuole superiori (“ho giocato da mediano, visto il fisico che mi ritrovo”) e la casualità dell’incontro con il mondo del cinema – il classico episodio del provino sollecitato da un amico che alla fine rimane tagliato fuori mentre l’altro, coinvolto controvoglia, riesce a passare e vede cambiare per sempre la propria vita – il desiderato e fortunato ingresso all’Accademia d’Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’ di Roma e l’agognato diploma seguito dalle tensioni di chi quotidianamente è impegnato nella ricerca di ruoli o scritture, esigenza tanto più urgente quanto più si appartiene alla schiera indistinta degli esordienti, per definizione dotati di un potere contrattuale pari a zero.
Ecco quindi le speranze e le delusioni di un mestiere bello ma difficile, per intraprendere il quale – ed il consiglio di Luca si rivolge espressamente ai giovani aspiranti attori – occorre abbracciare la regola imprescindibile delle “tre S”: “studiare, studiare, studiare”. “Questo – dice Zingaretti senza troppi giri di parole – è un lavoro che o punti a farlo al più alto livello o è meglio lasciar perdere”: una visione del mestiere dell’attore – quale persona pronta a coltivare con costanza tutte le leve possibili della propria sensibilità e del proprio bagaglio culturale – che in Italia ha avuto già una grande portavoce nella compianta Mariangela Melato, vero mostro sacro del teatro e del cinema italiani. Un modo di intendere l’arte della recitazione che peraltro, realisticamente, non esclude il valore rilevante della fortuna, dell’improvvisazione, degli incontri giusti nel momento giusto e al posto giusto, né quello della determinazione personale nel perseguire il proprio sogno, ossia capacità di intraprendenza e di proporre se stessi facendo sì che le proprie idee siano prese in considerazione da chi può aiutare a realizzarle. Sono questi i passaggi di un percorso vissuto in prima persona da Luca Zingaretti e oggi raccontato con la serenità di chi è arrivato al traguardo ma al tempo stesso è consapevole di quanto il successo possa essere fragile se non coltivato nella giusta misura.
L’attore parla quindi dei suoi ruoli passati e del suo impegno professionale più recente, rappresentato al Bif&st da due lungometraggi: il primo è la commedia ‘Tempo instabile con probabili schiarite’ di Marco Pontecorvo, con John Turturro e Carolina Crescentini, proiettato sabato scorso al Petruzzelli nella sezione Anteprime internazionali e ieri al Cinema Galleria nella sezione Panorama Internazionale; il secondo è invece il drammatico Perez di Edoardo De Angelis, in progammaziona al Cinema Galleria il 26 e 27 marzo nella sezione Opere Prime e Seconde in Concorso. Già presentato all’ultima Mostra di Venezia, il film vede Zingaretti nel duplice ruolo di attore e co-produttore, segno che si tratta di un progetto che lo ha particolarmente coinvolto: “Mi hanno sempre colpito le storie di rinascita – dichiara – di personaggi che si rimettono in piedi. Questo è Perez: un uomo che riprende possesso della propria esistenza. Un personaggio che mi ha commosso e che spero riesca a commuovere anche il pubblico”.
Nell’applauditissimo incontro anche un ricordo dedicato al grande regista teatrale Luca Ronconi, scomparso di recente: “Ho molto lavorato con lui – dice Zingaretti – ed in lui ho conosciuto la qualità unica e irripetibile di chi è totalmente consapevole dei propri strumenti artistici ed espressivi. Un personaggio talmente straordinario da sentirmi orfano di lui tutte le volte che mi è capitato di andare a lavorare con qualche altro regista. La sua recente scomparsa mi ha procurato un dolore fortissimo perché ho pensato che non avrei più vissuto quei momenti di estasi assoluta che avvertivo nel preparare uno spettacolo con lui” [prosegue dopo la photogallery].
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FIPRESCI, FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DELLA STAMPA CINEMATOGRAFICA, CELEBRA A BARI I SUOI 90 ANNI
Sabato scorso il Teatro Margherita di Bari ha ospitato anche la presentazione del 90° anniversario della FIPRESCI (Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) che fra l’altro da sette anni tiene nel capoluogo pugliese la sua assemblea annuale. Una rete di relazioni intessuta per anni da Felice Laudadio, direttore artistico del Festival, particolarmente attento al ruolo della critica, non solo italiana, nella scoperta di nuovi talenti meritevoli di crescere e di essere sostenuti.
Se la Decima Musa, il Cinema, vanta ormai l’età di 120 anni, la FIPRESCI, organizzazione internazionale che raduna critici cinematografici di tutto il mondo, di anni nel 2015 ne ha dunque compiuti 90: sono circa una cinquantina i paesi rappresentati da altrettante associazioni, senza escludere critici iscritti a titolo individuale. Al Bif&st i rappresentanti di questo importante ente consegneranno il FIPRESCI 90 PLATINUM AWARD a personalità di grande spicco del mondo del Cinema.
L’ente ha cominciato ad assegnare premi fin dal 1946 e quest’anno è uscito un catalogo di oltre 250 pagine che racconta tali riconoscimenti e i personaggi che li hanno ricevuti. L’azione di FIPRESCI copre tutti i grandi festival del Cinema e anche quelli di più modeste proporzioni che però siano di grande interesse artistico; scopre e promuove nuovi talenti del cinema ed organizza appositi Talent Press per scoprire nuovi critici. A discutere di questo importante organismo erano presenti al Margherita di Bari Alin Tasciyan e Klaus Eder, rispettivamente Presidente e Segretario Generale. Ad interloquire con loro c’erano anche Maurizio Sciarra, regista e Presidente di Apulia Film Commission, e Felice Laudadio, direttore artistico del Festival.
“E’ un’onore per la critica mondiale essere a Bari in un festival come questo e in un momento storico come quello attuale non particolarmente felice per il nostro lavoro – ha dichiarato il Segretario Klaus Eder, che ha espresso la volontà di riprendere appena possibile il modello del Bif&st anche in altri paesi nell’ambito di una più generale ”politica” volta a promuovere gli Autori di cinema. Laudadio ha dal canto suo ricordato come il rapporto con FIPRESCI vada avanti fin dalle comuni esperienze festivaliere vissute a Viareggio, Taormina, Roma: “La presenza di tanta critica internazionale – ha detto Laudadio – è assolutamente un privilegio ed un vantaggio per Bari.”
Significativo in tal senso è stato l’intervento del grande regista italiano Ettore Scola, Presidente Bif&st, premiato da FIPRESCI nel 1973 per il film Trevico-Torino, il quale ha sottolineato come in passato i critici avessero una funzione suscitatrice di interesse verso nuovi Autori, aspetto oggi pressoché del tutto trascurato. E se il cinema non dovesse più risultare d’Autore, a questa bellissima arte non resterebbe altro che una funzione di mero intrattenimento, laddove invece essa ha il potere di far circolare idee e di accendere discussioni sulla realtà che ci circonda.
Intanto ad aggiudicarsi un primo premio FIPRESCI è stato lo sviluppatore del sito web dell’organizzazione che ha dedicato circa un anno a caricare una quantità immensa di materiale – riferimenti a oltre 1200 festival, 2 mila film, 2 mila registi, giurie, ecc. – mentre, subito dopo, l’altro premio è stato consegnato allo stesso Francesco Laudadio in omaggio – ha detto Klaus Eder – ad un rapporto di amicizia nato nei primi anni ’90 e proseguito senza interruzioni attraverso numerosi Festival del Cinema condivisi dal nord al sud del Paese.
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