di Redazione FdS
Per oltre 4 secoli ha svettato a poca distanza dalla Porta della Dogana, baluardo a difesa della città di Reggio Calabria secondo la funzione attribuitole dalla collettività. A evidenziarlo è l’epigrafe dedicatoria posta alla base del monumento, un tempo collocato sulla sommità di una colonna andata perduta negli sconvolgimenti tellurici della città e oggi rimasta documentata solo in una stampa posteriore al terremoto del 1783. A venti anni dall’ultimo intervento di restauro eseguito sulla scultura collocata dal 1960 sul piazzale antistante la Chiesa di S. Giorgio al Corso, si è reso improcrastinabile, visto il pessimo stato di conservazione in cui versa, l’avvio di un nuovo cantiere di restauro e valorizzazione del prezioso e simbolico manufatto.
Iconograficamente l’immagine raffigurata viene identificata con quella dell’Arcangelo Michele a cui la tradizione religiosa da sempre riconosce la duplice valenza di condottiero invictus delle milizie celesti e difensore del popolo cristiano. In qualità di santo guerriero viene rappresentato armato di scudo, lancia o spada con cui solitamente è raffigurato nell’atto di uccidere il Drago, allegoria del Male. E non è difficile immaginare come mai la collettività religiosa e civile reggina abbia scelto di affidare la custodia e la tutela della patria a un angelo la cui effigie, come documenta un vasto repertorio figurativo, compare preferibilmente collocata in posizioni elevate come guglie e campanili a simboleggiare la difesa del popolo cristiano: quando fu commissionata la realizzazione dell’opera doveva infatti essere ancora vivo nella memoria dei reggini il ricordo del terribile saccheggio saraceno del 1594.
Circa l’antichità del culto di San Michele Arcangelo a Reggio Calabria, documenti d’archivio confermano l’esistenza già nel ‘500 di due chiese a lui dedicate, quella di San Michele “Vulgo Dicta lo Grande” e quella di San Michele Piccolo presso le quali erano allocate due confraternite intitolate all’Arcangelo. Quanto invece alla paternità dell’opera, essa è attribuita allo scultore messinese Placido Blandamonte, la cui produzione artistica superstite è piuttosto esigua e documentata in Sicilia dalle sculture per il fastigio della Chiesa Madre di Acireale ed in Calabria dall’intervento nella cappella del SS. Sacramento nella cattedrale reggina, datato al 1655. L’attribuzione dell’Angelo Tutelare è basata su un documento datato 20 ottobre 1637, stesso anno di dedicazione della scultura a Reggio, nel quale lo scultore messinese s’impegnava per la costruzione di un “tumulo di marmo e pietre mische” per Diego Strozzi, da collocarsi nel convento dei padri domenicani, oggi non più esistente. La scultura dell’Angelo Tutelare è stato realizzata, secondo quanto indicato dalle indagini petrografiche eseguite durante l’importante intervento conservativo del 1998, in marmo greco il che ha fatto ipotizzare l’utilizzo di materiale di spoglio.
L’angelo stringe nel braccio sinistro uno scudo raffigurante lo stemma di Reggio, con San Giorgio a cavallo nell’atto di uccidere il drago; un santo il cui culto a Reggio è attestato nel 1085 quando vennero profanate le chiese di San Niccolò e San Giorgio. La nascita dello stemma civico con impressa la sua figura è invece attestata già nel 1522 da un timbro reggino con San Giorgio apposto su un documento rintracciato nell’Archivio di Stato di Napoli dal commendatore Antonio Tripepi; questo tuttavia non esclude una composizione dello stemma già in epoca angioina con successiva riconferma da parte degli aragonesi. E’ interessante la commistione dei due culti, quello di San Michele Arcangelo e quello di San Giorgio, entrambi antichi e radicati nella devozione della comunità cittadina, come attestato proprio nella scultura dell’Angelo Tutelare.
Il nuovo intervento conservativo, finanziato dal Rotary Distretto 2100 Club Reggio Calabria, vede coinvolti la Soprintendenza SABAP-RC, il Comune di Reggio Calabria e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. I lavori di restauro sono stati affidati alla ditta Giuseppe Mantella Restauri. L’operazione prevede lo spostamento del manufatto all’interno del Palazzo del Governo dove saranno eseguite, con cantiere aperto al pubblico, le operazioni di studio e restauro finalizzate alla valorizzazione e tutela di un bene dall’importante significato identitario per la comunità cittadina di Reggio Calabria.
I lavori sono presentati dal sindaco Giuseppe Falcomatà e dall’assessore alla Valorizzazione del Patrimonio Artistico e Culturale Irene Calabrò, alla presenza di Pasquale Catanoso, Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Anna Maria Guiducci, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo, Maria Cristina Schiavone, funzionario della stessa Soprintendenza, don Demetrio Sarica dell’Ufficio Beni Culturali Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, Albino Barresi, Dirigente scolastico del Liceo Artistico Preti-Frangipane di Reggio Calabria, Luigi Leone, Presidente del Rotary Club Reggio Calabria Sud Parallelo 38, Danila Neri, responsabile Tutela e Valorizzazione del Patrimonio culturale del Comune di Reggio Calabria, Franco Prampolini del Dip. PAU dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Giuseppe Mantella, restauratore di opere d’arte.
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