Scrive il filosofo francese Henri Laborit nel suo saggio “Elogio della fuga”: “Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme…”
Il pugliese Vito Labianca la sua “riva” l’ha trovata..fin dal 1963, quando, dopo essere partito dalla natìa Barletta ed aver peregrinato a lungo per l’Europa, è approdato a Capri, l’isola azzurra del Golfo di Napoli che da almeno due secoli, accanto al suo status di vetrina del jet set internazionale, asseconda una naturale vocazione di luogo deputato all’accoglienza di quegli spiriti liberi che sono alla strenua ricerca di un luogo ‘diverso’ in cui vivere, in cui trovare la giusta armonia con se stessi. La storia di Vito ci ha colpito per tre motivi: per il compimento di una scelta così radicale da parte di un uomo contemporaneo, per l’amore viscerale che egli manifesta verso il suo luogo di elezione, dove vive senza clamori con un lavoro semplice, e per il grado di integrazione che è riuscito a raggiungere nella comunità isolana più autentica, dove è apprezzato e rispettato da tutti.
A raccontarci la sua storia è la blogger Simona Schettino che lo ha intervistato qualche anno fa per il suo diario on line, ma anche il corto “Un giorno con Vito” che il bravo filmaker caprese Umberto D’Aniello ha voluto dedicare a Vito Labianca raffigurato come un personaggio hemingwaiano dall’aura quasi mitica (v. sotto).
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IMPARARE DAL MARE
di Simona Schettino
Vito vive sugli scogli. Quarantacinque anni fa decise di abbandonare la vita nella sua città Barletta, in provincia di Bari, per trasferirsi nell’isola azzurra del Mediterraneo, Capri. Una piccola cabina in muratura dello stabilimento balneare “Da Maria”, dove lavora come custode e giardiniere, è la sua casa. La vita di Vito è natura e pace. Una vita speciale, una vita diversa, una vita lontano dal futile, dal superfluo, dalle schiavitù, una vita per il mare e il mare per un uomo. Due giorni fa sono andata nella Marina Piccola di Capri con la speranza di trovarlo. Dopo aver girato un po’ finalmente lo vedo, da lontano. Attraversata la scogliera lo raggiungo e gli chiedo gentilmente di poterlo intervistare. Lui mi risponde in modo garbato “Signurì ma song’ impegnat’ora, dovevate avvisare. Venite domani mattina.” Un uomo che vive su una spiaggia, dedito alla tranquillità e alla riflessione non avrei mai immaginato di trovarlo impegnato.
– Lei chi è?
Io sono semplicemente un “naturalista”. Mi chiamo Vito Labianca è sono nato il 25-8-44 a Barletta. Ma è da 45 anni che vivo qui a Capri.
-E’ consapevole di essere considerato una persona ‘speciale’?
Molti mi fotografano, molti si interessano alla mia vita ma in tutta sincerità non penso di esser diverso da nessuno. Sono solo un tipo riflessivo che vive dell’essenziale.
– Quando ha deciso di cambiare vita? E perché Capri?
Nel 1963 sono arrivato qui. Avevo girato l’Europa, avevo vissuto in Francia, in Germania, in Belgio ma il ricordo di quella cartolina che mi inviò mio zio era sempre nel mio cuore. Ritraeva i faraglioni di Capri e data la mia passione per il mare decisi che un giorno avrei fatto un tuffo da lassù, ma non immaginavo fossero così alti.
– Come si svolge la sua giornata?
La mattina mi sveglio al sorgere del sole. Pulisco la spiaggia e controllo che tutto sia in ordine. Poi vado all’arsenale, la scogliera al fianco dei faraglioni. C’è il divieto di transito a causa della caduta massi, ma per me non è un problema. Adoro quella spiaggia, il suono delle onde, il contatto con la natura, i faraglioni. E poi vengono i miei amici. Siamo un piccolo gruppo e questa è la mia famiglia.
– Invece la sua famiglia di origine?
Siamo otto fratelli ed io sono il quarto. Purtroppo nelle famiglie numerose è sempre difficile creare un equilibrio. Erano altri tempi, c’era la guerra, bisognava mangiare. Ora i miei fratelli sono sparsi per il mondo. Ogni tanto qualcuno viene a trovarmi oppure mi arriva la notizia di qualche morte. Ci sto molto male quando accade ma sono dell’opinione che la vicinanza del cuore è molto più forte di quella corporea. Il mio cuore è con loro.
– Se pensa alla sua vita prima di Capri, cosa mi dice?
Mi ricordo di un sogno frequente. Ogni volta che cambiavo città o paese mi capitava di sognare una casa nella quale abitavo e un treno che passava veloce, molto veloce, e che guardavo dalla finestra. Ogni volta, sempre quella casa, sempre quel treno, e ciò mi inquietava. Quando sono arrivato a Capri non l’ho sognato più.
– Cos’è per lei il mare?
Il mare è vita. Quando mi trovavo in difficoltà i miei fratelli mi invitavano da loro a Torino, in Francia ma, c’era il mare? No. E poi il clima di quest’isola è talmente speciale, come potrei abbandonarlo? Pane pomodoro e faraglioni, questo è quello che mi basta.
-Crede in Dio?
Assolutamente si! E credo soprattutto nei miracoli. I miracoli esistono, tutto questo è un miracolo. Anche io ho i miei problemi ma sono positivo, ho speranza, vivo per l’allegria non per la tristezza. So che c’è qualcuno che mi protegge.
– Le piace cantare?
A me? Ho una bellissima voce! Canto tutto il giorno e gli amici mi adorano per questo. Coinvolgo tutti e porto allegria. E’ come se ogni giorno fosse il mio compleanno “Ais Ais Ais Acal Acal Acal Accost Accost Accost A Salut Vostr” e così brindiamo col bicchiere di vino che mi concedo a pranzo per la bellezza della vita perché signorina, la vita è bella.
– Si considera una persona felice?
Moooolto. L’isola regala degli spettacoli per cui senti di non aver bisogno di altro. Se guardate i faraglioni il mare sotto di loro è di un colore. Fra dieci minuti o un quarto d’ora quel colore sarà cambiato, e cambierà anche domani, e il giorno dopo ancora. Come ci si può annoiare?
– Ha mai pensato alla morte?
Io voglio morire in acqua. Non bisogna aver paura della morte. Bisogna pensare a vivere. Certo, la morte è dovunque. C’è la guerra, ci sono amici che muoiono inaspettatamente, c’è il dolore, ma è proprio contro queste tristezze che dobbiamo voler vivere a tutti i costi.
– E’ mai stato innamorato?
Potrei scrivere un romanzo su tutte le donne che ho amato. Non ho mai pensato di sposarmi ma di convivere forse. E’ quel “si” che non mi convince. L’amore esiste, io ci credo, ma credo anche che finisca prima o poi. Le persone cambiano e le certezze diventano sempre più deboli. Se posso insegnarti qualcosa della vita ti dico che prima di tutto c’è la salute, poi viene il lavoro, e dopo ancora l’amore. Senza lavoro che si porta a casa? Le soddisfazioni? Con quelle sfami la tua famiglia? Il lavoro è la base di tutto, poi c’è l’amore.
Mi mostra delle fotografie: il suo gatto preferito, alcuni scatti di quando pescò un polpo di sette chili “io lo so prendere, con il cappuccio” dice. Eravamo seduti sulla spiaggia. I faraglioni, il sole, le onde. Non ho nessuna foto del suo volto, nessuna immagine da mostravi, posso dirvi soltanto che il suo volto trasmette una sensazione inspiegabile di libertà e i suoi occhi sono il colore del mare.
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Fonte: CAPRI IN TROUSERS
FdS – Courtesy dell’Autrice
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IL CORTO DI UMBERTO D’ANIELLO ”UN GIORNO CON VITO”