Un ritratto di Nuccio Ordine, intellettuale europeo

Il Prof. Nuccio Ordine sullo sfondo della città di Cosenza

“Nuccio Ordine ha rappresentato al meglio il “prototipo” dell’intellettuale e del “genio calabrese” capace di muoversi tra luogo e Mondo, tra grande tradizione filosofica meridionale e alta cultura internazionale”
Vito Teti, antropologo

di Redazione FdS

“Fa male vedere uomini e donne impegnati in una folle corsa verso la terra promessa del guadagno, dove tutto ciò che li circonda – la natura, gli oggetti, gli altri esseri umani – non suscita alcun interesse.” È questa una delle frasi-chiave de L’utilità dell’inutile. Manifesto” (Bompiani), ossia di quello che a ragione può considerarsi il testamento spirituale di uno dei più grandi intellettuali europei della nostra epoca, il calabrese Nuccio Ordine, scomparso a 64 anni questa mattina a causa di un malore, lasciando sgomento il mondo accademico e umanistico. Lo vogliamo ricordare partendo da una citazione tratta dal suo long seller uscito in Francia e in Italia nel 2013 e tradotto in 32 paesi del mondo (solo nel nostro Paese è alla sua 21a edizione, con oltre 100 mila copie vendute), perché in essa è racchiuso il senso di un impegno culturale e civile condotto per anni e con forza in difesa di tutti quei saperi – come la filosofia, la musica, la letteratura, l’arte –  oggi considerati ”inutili” perché ritenuti non funzionali alla produzione di profitto economico; così come in difesa del valore delle relazioni umane, sempre più compromesse da un’irrefrenabile contrazione del fattore-tempo e da una crisi valoriale senza precedenti.

“Viviamo in una società – ha affermato Ordine rivolgendosi a una platea di studenti spagnoli – in cui sempre più il valore del denaro, il valore del tempo come misura della produzione di soldi, ti obbliga ad agire velocemente; io penso che invece esistano delle cose che vanno protette dall’utilitarismo, dal denaro, dalla logica del profitto, e queste cose sono la scuola, l’università, la nostra idea di beni comuni, il nostro patrimonio artistico, la ricerca scientifica e la costruzione del sapere scientifico e, non ultime, le nostre relazioni umane. Quanto stiamo perdendo noi nell’ambito delle relazioni umane con l’idea che non abbiamo più tempo da dedicare agli altri, chiusi come siamo nel nostro egoismo?”. Questa e altre riflessioni cruciali ritroviamo nel piccolo – ma gigantesco per i messaggi lanciati – libro che ha fatto conoscere Nuccio Ordine in tutto il mondo, entusiasmando folle di lettori, raggiungendo il pubblico nei teatri e ispirando artisti di varie discipline. Un libro che il saggista e accademico francese George Steiner ha definito “un piccolo capolavoro di originalità e chiarezza”.

Nato nel 1958 nello splendido borgo marinaro di Diamante, Nuccio Ordine era dal 2001 professore ordinario di Teoria della Letteratura e, dal 2005, di Letteratura Italiana, presso l’Università della Calabria, ma ha operato a lungo come visiting professor nei più importanti atenei europei e statunitensi, affermandosi quale uno dei massimi studiosi del Rinascimento e di Giordano Bruno, filosofo al quale ha dedicato, tra i diversi saggi tradotti in varie lingue, opere come La cabala dell’asino: asinità e conoscenza in Giordano Bruno (1987), La soglia dell’ombra: letteratura, filosofia e pittura in Giordano Bruno (2003) e Contro il Vangelo armato: Giordano Bruno, Ronsard e la religione (2007).  Storico della letteratura, critico letterario, editorialista del Corriere della sera e del quotidiano spagnolo El Paìs, Ordine era uno dei saggisti italiani più conosciuti nel mondo. E’ stato membro dell’Harvard University Center for Studies of the Italian Renaissance, dell’Alexander von Humboldt Stiftung di Bonn, dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze e dell’Académie Royale de Belgique; ha insegnato presso le università americane di Yale e New York e presso le università europee EHESS, Ecole Normale Supérieure Paris, Paris-IV Sorbonne, Paris-III Sorbonne-Nouvelle, CESR di Tours, Institut Universitaire de France, Paris-VIII Vincennes, Institut des Études Avancées de Paris, Istituto Warburg di Londra e Università di Eichstätt.
 

Alcune delle principali opere di Nuccio Ordine

Ordine vantava un rapporto privilegiato con la Francia, paese nel quale, parallelamente ai suoi impegni accademici, ha curato la pubblicazione dell’opera omnia di Giordano Bruno e della collana “Bibliotheque Italienne” per la casa editrice Les Belles Lettres. Ha diretto collane di classici anche in Romania, Brasile, Bulgaria e Russia. In Italia è stato direttore generale della collana “Sileni” presso la Liguori Editore, della collana “Classici del pensiero europeo” presso la casa editrice Nino Aragno e della collana “Classici della letteratura europea” presso Bompiani. Sempre nel nostro Paese, è stato Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani e membro del Comitato scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. Proprio dalla Francia – che gli ha conferito i titoli di Cavaliere (2009) e Commendatore (2014) dell’Ordre des Palmes Académiques e, nel 2012, la prestigiosa Legion d’Onore –, è partita la lunga sequenza di riconoscimenti tributatigli in tutto il mondo, l’ultimo dei quali, appena un mese fa in Spagna, è stato il Premio Principessa delle Asturie per la Comunicazione. In Italia la Presidenza della Repubblica gli ha assegnato le onorificenze di Commendatore (2010) e Grande Ufficiale (2018) dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. 

Il 2013, grazie alla pubblicazione del libro “L’Utilità dell’Inutile”, è stato l’anno cruciale del grande salto dalla notorietà negli ambienti accademici a quella presso il grande pubblico, riuscendo a trasformare un volume in difesa dei classici in un grande classico dei nostri tempi. Nel perorare la causa dei saperi che non generano profitto ma sui quali si costruisce la dignità dell’Uomo, Nuccio Ordine ha scritto: “È nelle pieghe di quelle attività considerate superflue…che possiamo percepire lo stimolo a pensare un mondo migliore, a coltivare l’utopia di poter attenuare, se non cancellare, le diffuse ingiustizie e le penose disuguaglianze che pesano (o dovrebbero pesare) come un macigno sulle nostre coscienze.” Con questo brillante e originale saggio, Ordine ha voluto dunque dimostrare la falsità dell’idea secondo cui è utile solo ciò che produce profitto, e lo fa attraverso le riflessioni di grandi filosofi e scrittori, mostrando come l’ossessione del possesso e il culto dell’utilità finiscano per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo la scuola e le università, l’arte e la creatività, ma anche valori fondamentali come la dignitas hominis, l’amore e la verità. Emerge così, in tutta la sua urgenza, “la necessità di recuperare la lentezza contro il fast, di salvaguardare il piacere e il gusto contro il puro consumo, di preservare la diversità contro l’omologazione…”

Per reagire alle nefaste trasformazioni ormai evidenti nella scuola, nell’università, nell’educazione, nella ricerca scientifica e nella società in generale, e invertire una pericolosa tendenza, secondo Ordine è dunque importante far capire alle nuove generazioni che “la cultura e lo studio non servono solo per approdare a una professione e a una posizione economica, ma soprattutto a formare dei cittadini liberi, degli uomini e delle donne in grado di ragionare con la propria testa” e, inoltre, che il processo verso quella conoscenza che rende davvero liberi matura nella lentezza, non nella frenesia di un percorso in cui la qualità dell’esperienza è stata rimpiazzata dalla quantità della performance professionale ed economica. In tal senso, nelle numerose conferenze tenute in giro per il mondo, Ordine non ha perso occasione per ricordare ai giovani l’importanza di scegliere il percorso di studi da compiere assecondando le proprie più autentiche inclinazioni onde evitare di ritrovarsi a vivere una vita decisa da altri: “Con molta umiltà – affermò durante una conferenza – voglio dire che io non farei un altro mestiere diverso dal mio neanche se mi offrissero un milione di euro al mese. Perché dico questo? Perché quando mi sveglio la mattina e vado a fare una cosa che mi rende felice, in quanto è la mia passione, io questa cosa non la cambierei con tutto l’oro del mondo. Per questo motivo dico ai ragazzi impegnatevi, perché voi i siete arbitri della vostra vita. Voi potete costruire il vostro destino. E anche se la via della passione è sempre la via più difficile da seguire, poi però vi darà delle ricompense straordinarie“. E cita Einstein: “la forza della cultura sta in una cosa, la curiositas”…Se siete curiosi e non pensate al lavoro, siete delle spugne che potete assorbire, a scuola e poi all’università, tutti i saperi possibili. Quello che conta è prepararvi come cittadini – donne e uomini liberi – alla vita. E la ”curiositas”, quando tu hai una cultura di base generale, ti consente di fare tutti i mestieri possibili”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su