Artemisia Gentileschi, Paolo Finoglio, Massimo Stanzione, Battistello Caracciolo e numerosi altri grandi artisti del ‘600, protagonisti dell’esposizione che ricrea la prestigiosa collezione del Guercio di Puglia. Fra le opere un dipinto appena restaurato proveniente da Malta, forse di Caravaggio
di Redazione FdS
Dal 14 aprile al 30 settembre 2018, per l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, si svolge a Conversano (Bari), nelle due sedi del Castello Normanno e della Chiesa di San Giuseppe, la mostra Artemisia e i pittori del Conte – La collezione di Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona a Conversano. L’esposizione – che fra le altre ospita opere di Artemisia Gentileschi, Paolo Domenico Finoglio, Battistello Caracciolo e Massimo Stanzione – punta a ricomporre, nel loro originario luogo di collocazione, il gruppo di dipinti appartenuti ad uno dei più raffinati collezionisti e mecenati del XVII secolo, quel Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona (1600-1665) noto anche come il “Guercio delle Puglie”.
La mostra, allestita da Armida, è a cura di Viviana Farina e Giacomo Lanzilotta con la collaborazione di Nicola Cleopazzo. Medaglia del Presidente della Repubblica, è sostenuta da Regione Puglia, Assessorato all’Industria Turistica e Culturale, Teatro Pubblico Pugliese-Consorzio per le Arti e la Cultura; ha il patrocinio di Città di Conversano, Città Metropolitana di Bari, FAI – Delegazione Puglia, Italia Nostra – Delegazione Puglia; è organizzata in collaborazione con Polo Biblio-Museale Salentino – Museo Sigismondo Castromediano di Lecce. Catalogo di Area Blu Edizioni.
GIANGIROLAMO II ACQUAVIVA D’ARAGONA, COLLEZIONISTA E MECENATE
Diversamente da altri nobili napoletani del suo tempo, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano e duca di Nardò, raffinato collezionista e promotore delle arti, spese gran parte della sua vita nel maggiore dei suoi feudi, in terra di Bari, risiedendo a Conversano nel castello di fondazione normanna acquisito dalla sua famiglia sin dal XV secolo. In quello stesso edificio – il cui piano nobile è oggi sede della Pinacoteca Comunale – era custodita la sua prestigiosa raccolta d’arte, alquanto variegata per soggetti e generi rappresentati (dipinti, sculture, oggetti), che l’alto aristocratico aveva ragionevolmente messo insieme fin dagli anni Venti del Seicento. Di essa rimane memoria nell’inventario dei beni del conte, redatto nel 1666, poco dopo il suo decesso. Sulla base di questo prezioso documento, che i visitatori potranno ammirare nell’ambito del percorso espositivo, è possibile per la prima volta rievocare i fasti della corte di Giangirolamo e di sua moglie Isabella Filomarino, ripopolando le sale del loro castello con artisti e opere efficacemente rappresentativi dei gusti degli antichi proprietari. Al primo piano le celebri dieci tele con episodi salienti della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, eseguite da Paolo Domenico Finoglio per la Galleria dei suoi alti mecenati e oggi costituenti la collezione permanente della Pinacoteca Comunale di Conversano, completano il percorso espositivo allestito al secondo piano dell’edificio fortificato, rinnovata sede di mostre temporanee.
La mostra trae spunto dal ritrovamento di un inedito dipinto di Artemisia Gentileschi appartenuto alla collezione del Conte e di cui si trova traccia nel citato inventario del 1666 conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli. Si tratta della Caritas Romana, opera che consente una nuova lettura dell’intreccio culturale che vede la grande pittrice in dialogo con i napoletani del suo tempo: dal prediletto del Conte, Paolo Finoglio, a Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, a maestri non menzionati esplicitamente nel documento, quali Onofrio Palumbo e Niccolò De Simone, senza trascurare il pugliese Cesare Fracanzano e il bolognese Guido Reni, certamente ricordati in collezione. Tutti vengono riproposti al pubblico in tale specifica luce, con quadri e disegni spesso inediti.
Molti degli artisti presentati in mostra ricevettero a Napoli incarichi per il Palazzo del Buen Retiro di Filippo IV di Spagna e per l’impresa del Duomo di Pozzuoli, a dimostrazione di un preciso orientamento culturale della capitale vicereale negli anni Trenta del Seicento, di cui il conte di Conversano fu singolarmente partecipe, ricreandolo nella sua residenza pugliese. Completano il quadro alcune opere coeve di artisti partenopei (Jusepe de Ribera, ma anche Andrea Vaccaro e i celebri battaglisti Aniello Falcone e Andrea de Leone), che, seppure non figuranti nella lista del 1666, consentono, con pezzi scelti del loro repertorio, di riambientare al meglio i temi della quadreria Acquaviva, così come deducibili dall’inventario ma ivi lasciati senza attribuzione. Un antefatto e una breve sezione di più stretta osservanza caravaggesca (tra anonimi di primo e secondo decennio e i noti Carlo Sellitto e il Maestro di Fontanarosa) introducono e meglio illustrano al grande pubblico le ‘ragioni’ naturaliste e poi barocche delle opere esposte, alcune specificamente provenienti dal territorio pugliese (come quelle del Maestro di Bovino, possibilmente anch’egli artista legato alla famiglia).
Il percorso si articola in otto sale tematiche: Simboli e Pentimento; Santi patroni: Giovanni Battista e Girolamo; La Fuga in Egitto del cavalier Guido; Maestri caravaggeschi; Massimo Stanzione; Artemisia Gentileschi e Onofrio Palumbo; Sante e nudi; Baccanali e Battaglie. In queste è incluso Fortitudine Pares (Cupido e la Morte), dipinto proveniente dalle collezioni del Museo della Cattedrale di Malta, ivi conservato sotto il nome, poco appropriato, di Battistello Caracciolo. Presentata per la prima volta in Italia e sottoposta a una attenta pulitura effettuata per l’occasione da Roberta Lapucci, l’opera – ancora di autore anonimo – è al momento oggetto di ricerca (come già in passato di John Gash e Catherine Puglisi) da parte della stessa Lapucci, che ne valuta l’opportunità di attribuzione a Michelangelo Merisi il Caravaggio.
La chiesa di San Giuseppe, luogo legato alla contessa Isabella Filomarino e sito a pochi passi dal Castello, è la sede espositiva complementare al maniero: in essa sono stati radunati i dipinti di maggiore dimensione, tra cui il Trionfo di Bacco di Paolo Domenico Finoglio (Museo del Prado), che ritorna a Conversano dopo circa 400 anni, e la copia di Paolo Veronese citata nel documento del 1666, rintracciata in Abruzzo, nei feudi degli Acquaviva d’Atri, testimone d’eccellenza della passione nutrita dal conte per la pittura veneta del ’500.
A coronamento, si potrà in parallelo avvantaggiarsi della visita alla chiesa dei Santi Medici Cosma e Damiano, la ‘Cappella Sistina’ di Paolo Finoglio, anch’essa voluta e decorata a spese di Giangirolamo e Isabella Acquaviva; e di una quarta tappa al Castello di Marchione, la residenza di villeggiatura della famiglia, che ancora custodisce i ritratti dei conti.
Castello Normanno e Chiesa di San Giuseppe, Conversano
Via della Conciliazione e Via San Giuseppe
Orari: tutti i giorni: 9:00 – 13:00 | 16:00 – 20:00
Chiusura: il lunedì non festivo
Info e prenotazioni: Cooperativa ARMIDA – Servizi per la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali
info@artemisiaconversano.it | tel. 0804959510
Tutti i giorni: 9:00 – 13:00 | 16:00 – 20:00
Visite guidate per le scuole: Info e prenotazioni: scuole@artemisiaconversano.it | tel. 0804959510
Tutti i giorni: 9:00 – 13:00 | 16:00 – 20:00
Visite guidate per gruppi: Info e prenotazioni: gruppi@artemisiaconversano.it | tel. 0804959510
Tutti i giorni: 9:00 – 13:00 | 16:00 – 20:00
IL LUOGO