Dopo le prime tracce di insediamenti rinvenute nel 2017, nuove datazioni al radiocarbonio hanno permesso di retrodatare la presenza dell’uomo al Paleolitico Superiore
di Redazione FdS
Un borgo di appena 600 abitanti nel cuore del Parco Nazionale del Pollino – il più grande d’Europa, dal 2015 entrato di diritto nella Rete Globale dei Geoparchi UNESCO – , con accesso a una suggestiva riserva naturale di 1600 ettari, quella delle Gole del Raganello, la presenza delle due spettacolari Timpe di San Lorenzo e della Falconara, un contesto naturalistico di straordinaria biodiversità floristica e faunistica e, da pochi giorni, anche una delle più antiche sedi di stanziamento umano in Calabria. Siamo a San Lorenzo Bellizzi (Cosenza), l’antico Castrum Bellitiae, già feudo dei baroni Bellizzi poi rimpiazzati nel 1534 dai Pignatelli, marchesi della vicina Cerchiara; oggi piccolo paese dedito soprattutto all’agricoltura, all’allevamento del bestiame e all’artigianato, ma anche uno dei punti di riferimento per viaggiatori in cerca di una Calabria davvero autentica e, per certi versi, inesplorata. Qui, a partire dal 2017 – grazie a un accordo tra le Università degli Studi del Molise e di Bari e al supporto economico e logistico dell’amministrazione comunale, della Regione e dell’ente Parco – una serie di ricerche archeologiche ha permesso di indagare un sito preistorico d’altura individuato in una delle cavità che caratterizzano il massiccio roccioso noto come Pietra Sant’Angelo. Formata da ripide pareti che da 1125 metri di altitudine dominano la valle del Raganello, la rupe – svettante sulla strada che dal litorale jonico porta al paese – si presenta ricca di grotte e caverne molte delle quali già note dagli anni ’30 del Novecento.
I primi significativi rinvenimenti risalgono a poco dopo l’avvio delle ricerche, quando da una cavità della roccia è riemersa una sepoltura a inumazione appartenuta a un individuo maschio di circa 30-35 anni di età, deposto in posizione contratta e ricoperto da un cumulo di pietre. Lo scheletro, in perfetta connessione anatomica, a seguito di un esame al radiocarbonio effettuato su un frammento di femore, è risultato risalire a circa 7000 anni fa; una testimonianza d’età neolitica che ha segnato il primo passo di questo ”viaggio” a ritroso nel tempo.
Man mano infatti che si è proceduto a indagare i livelli più profondi del deposito – risultato essere di straordinario interesse scientifico – il team di studiosi, coordinato dagli specialisti di preistoria Antonella Minelli e Felice Larocca, è giunto nelle ultime settimane a identificare resti di ceneri e carboni riconducibili a focolari molto più antichi rispetto alla sepoltura. Nuove analisi al radiocarbonio hanno infatti permesso di accertare la presenza di due ulteriori livelli insediativi, uno risalente a 11 mila e l’altro a 14 mila anni fa, ai quali sono da ricollegare diversi manufatti emersi nel corso dello scavo: da strumenti in pietra e osso a oggetti in terracotta fino ai resti di cibo. E’ questo l’inizio di una affascinante scoperta di cui è difficile prefigurarsi gli esiti dato che si è ancora nelle fasi iniziali dell’esplorazione del sito.
La scoperta della Grotta di Pietra Sant’Angelo risale a oltre 40 anni fa e va ascritta al lavoro di ricognizione del territorio compiuto dal Gruppo Speleologico “Sparviere” di Alessandria del Carretto. L’antro, aperto su una parete calcarea a 854 metri sul livello del mare e lungo circa 20 metri, è solo una delle 21 cavità naturali presenti sulla rupe sanlorenzana.
La sua posizione defilata ma aperta a un’ottimale penetrazione della luce solare, gli ha consentito nell’arco di millenni di essere scelto dall’uomo come ideale luogo di riparo. Certo il luogo nasconde ancora molti misteri che gli studiosi non mancheranno di svelare non appena sarà possibile riprendere le operazioni di scavo in condizioni di sicurezza dopo la sospensione legata allo scoppio della pandemia di Covid19.
Dal canto suo il comune di San Lorenzo Bellizzi ha espresso l’intenzione di proseguire nel sostegno di questa esaltante avventura conoscitiva che – ha affermato il sindaco Antonio Cersosimo – sta permettendo al luogo di acquisire una centralità sul piano della ricerca archeologica e, in un prossimo futuro, si spera anche su quello di un accresciuto interesse turistico. A tali fini, significativa risulta l’istituzione di un deposito-laboratorio archeologico dedicato allo studio e alla conservazione dei preziosi reperti restituiti dalla Grotta di Pietra Sant’Angelo.
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