di Alessandro Novoli
Dal sottosuolo riaffiorano le radici messapiche di Manduria, città pugliese in provincia di Taranto famosa per la produzione del vino Primitivo. In via Mandorle d’Oro, durante scavi per la realizzazione della rete del gas metano, è venuta alla luce una tomba a fossa rettangolare con controfossa, priva dei lastroni di copertura. Nonostante le pareti interne siano rimaste a lungo esposte al contatto col terreno, hanno conservato gran parte del loro intonaco dipinto: una cornice superiore mostra un motivo a meandro continuo realizzato nei colori rosso e blu, di finissima fattura. Al momento è stato possibile recuperare solo alcuni frammenti di ceramica sovraddipinta dai quali si evince un utilizzo della tomba durante il III-II secolo a.C. Secondo gli archeologi la sepoltura potrebbe essere stata depredata nel corso del XIII secolo.
Lo scavo è ancora in corso e non è escluso che riemergano altri elementi utili a ricostruire ulteriori aspetti della civiltà messapica di cui restano a Manduria varie testimonianze all’interno del Parco Archeologico delle Mura Messapiche che comprende ampi tratti delle tre cerchie murarie costruite con grandi blocchi di pietra a incastro, la più grande necropoli messapica mai scoperta con le sue circa 2.500 tombe e il Fonte Pliniano, una grande caverna naturale al cui interno c’è una vasca, cinta da un muro rotondo, dove scorre ancora l’acqua proveniente dalla stessa sorgente sotterranea che Plinio il Vecchio descrisse con grande stupore nel I sec. d.C. nella sua celebre Naturalis historia.
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