di Redazione FdS
Finalmente un territorio unito. Per davvero. Così come non eravamo abituati a vedere. Sul NO alle trivellazioni nello Jonio e sulla terraferma, la Sibaritide ha finalmente deciso di tirare fuori la sua identità. Quella cioè fatta, anima e corpo, di cittadini di tutte le estrazioni sociali, politiche, culturali e di tutte le generazioni, capaci di preferire, sulle grandi battaglie di civiltà ed a difesa della sostenibilità del territorio, una sola voce. Senza bizantinismi. Senza primogeniture. Senza etichette di qualsiasi altra natura. Sono stati infatti oltre 5 mila i manifestanti che hanno aderito all’appello lanciato da istituzioni e associazioni per un’opposizione consapevole e non violenta all’inopinato progetto di trivellazioni petrolifere in un territorio, come quello affacciato sull’Alto Jonio cosentino, che sta puntando con grandi sforzi sulla valorizzazione del proprio patrimonio, ambientale, culturale ed enogastronomico.
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Il grande corteo NO TRIV è partito questa mattina dal parco Comunale Fabiana Luzzi ed ha raggiunto piazzetta Portofino a Schiavonea dove sono intervenuti il sindaco di Corigliano Giuseppe Geraci, il Presidente della Provincia Mario Occhiuto, Pierpaolo Mosaico rappresentante degli studenti, Felice Santarcangelo e Flavio Stasi in rappresentanza del coordinamento unitario NO TRIV che ha raccolto l’adesione spontanea, unitaria e numerosissima di sindacati, associazioni, movimenti e semplici cittadini della Sibaritide. Hanno risposto presente all’appello alla mobilitazione istituzionale territoriale del sindaco Geraci e dell’Amministrazione Comunale – rappresentata oltre che dal primo cittadino anche dagli assessori e diversi consiglieri comunali di maggioranza e minoranza – anche il sindaco di Cosenza e Presidente della Provincia Mario Occhiuto, i consiglieri Provinciali Piero Lucisano e Franco Bruno, il Sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza ed i sindaci ed amministratori di Cerchiara, Mandatoriccio, Rossano, Cassano allo Jonio, Roseto Capo Spulico, Spezzano, Terranova, Altomonte, San Giorgio, San Cosmo, San Demetrio, San Lorenzo del Vallo, San Lorenzo Bellizzi, Trebisacce, Villapiana, Paludi, Calopezzati, Vaccarizzo, Rocca Imperiale, Amendolara, Alessandria del Carretto. Hanno partecipato alla manifestazione anche i parlamentari del Movimento 5 Stelle Nicola Morra e Paolo Parentela (che non hanno votato la fiducia al Governo Renzi sul decreto Sblocca Italia).
Non si possono non apprezzare quanti, istituzioni locali e associazioni, a partire dai soggetti promotori, il coordinamento NO TRIV Magna Graecia ed il Comune di Corigliano, hanno saputo e voluto usare nei giorni scorsi parole di dialogo, di condivisione e di collaborazione. Sostanziando di unità ogni appello alla partecipazione ed alla ribellione non violenta contro evidenti attentati all’autodeterminazione delle popolazioni locali.
Con un obiettivo chiaro ed unitario: costruire, attraverso la manifestazione territoriale di Schiavonea, la prima vera tappa di un percorso di mobilitazione che dovrà essere ormai permanente. Così dovrà essere costante, da parte di questa vasta ed importante area della provincia di Cosenza, l’attenzione rispetto alle scelte, troppo spesso ingiuste ed intollerabili, dei governi nazionali. Una sfida, che è innanzitutto culturale. Perché è esattamente, questo, il nocciolo della questione: la necessità di mutare dal basso approccio culturale al governo delle emergenze e delle opportunità.
Sul progetto scellerato delle trivellazioni, purtroppo passato surrettiziamente anche col complessivo ed obbligato voto di fiducia della delegazione parlamentare calabrese, questo territorio ha adesso l’occasione di riscoprire quel salvifico spirito di cittadinanza che fino ad oggi, su tante altre questioni, non si è riusciti a dimostrare.
Tanti, troppi fallimenti del passato anche recente, dimostrano che non sono né i simposi, né le buone intenzioni di qualche confraternita a poter smuovere una popolazione. Per la somma di frustrazioni e delusioni accumulate fino ad oggi, la gente non ha più voglia neppure di informarsi, figuriamoci di scendere in piazza.
Eppure è la piazza che serve, sia essa fisica o virtuale. E’ ormai chiara la necessità di continuare a stimolare i cittadini a ritornare nelle strade, per difendere a denti stretti il futuro loro e dei propri figli da tentativi di neo colonizzazione come quelli delle multinazionali del petrolio. Occorre che tutti si riapproprino di quella coscienza civile che è strumento principale di ogni forma di resistenza.
Occorre cioè ritornare ad emozionarsi e ad indignarsi rispetto alla realtà. Mettendo da parte, soprattutto i calabresi, ogni inclinazione al fatalismo. Senza aver paura di esigere ed interpretare, ciascuno nel proprio ruolo, quel fondamentale diritto di resistenza. E di alterativa. A tutto. Perché – come disse Benazir Buttho, Primo Ministro del Pakistan nel 1988, la più giovane e prima donna in questo ruolo in un Paese musulmano moderno – il futuro non è nelle stelle ma nelle nostre mani.