A metterla a disposizione per l’inaugurale maratona artistica il pianista barese Adriano Cirillo, scopritore del manoscritto e curatore di una collana di composizioni picciniane di prossima uscita a Bologna
di Redazione FdS
Era il 30 maggio del 1854 quando il Teatro Piccinni, il più antico teatro di Bari e il più importante per capienza e tradizione dopo il Teatro Petruzzelli, veniva inaugurato con un allestimento del Poliuto di Gaetano Donizetti: erano passati circa vent’anni dall’inizio dei lavori su progetto di Antonio Niccolini, architetto e decoratore di gusto neoclassico a cui si deve il Teatro San Carlo di Napoli come lo conosciamo oggi. Lo scorso 5 dicembre, dopo nove anni di chiusura per restauri e non pochi problemi burocratici, il teatro affacciato sul centralissimo Corso Vittorio Emanuele II e da sempre frequentato dal pubblico cittadino, è stato finalmente restituito ai baresi con una lunga maratona di concerti sinfonici, jazz e pièce teatrali, aperta a tutti e terminata alle 23.00 del 6 dicembre 2019, festa di San Nicola, patrono della città. E’ tornata così ad illuminarsi la sala di 775 posti ricca di dorature e figurazioni d’epoca ed è tornato al alzarsi il sipario rievocante il torneo dato a Bari da re Manfredi in onore dell’imperatore d’Oriente Baldoino: tutto è quindi pronto per ospitare la nuova stagione comunale di prosa e danza a cura del Teatro Pubblico Pugliese e dell’Assessorato comunale alle Culture che partirà dal prossimo 12 dicembre con Le Signorine di Gianni Clementi con Isa Danieli e Giuliana De Sio.
Se si escludono i concerti inaugurali, al momento però non si parla ancora di musica nelle prospettive future del teatro, unica nota stonata in uno spazio che ha conosciuto l’opera lirica, l’operetta, la musica sinfonica e quella da camera e, sopratutto, intitolato al musicista pugliese che nel ‘700 ha dato lustro alla sua città natale portando con enorme successo la propria musica dall’Italia al resto Europa, e persino in Cina, ma al quale non è mai stato dedicato un festival degno di questo nome, per non parlare della sua casa natale nel centro storico abbandonata al degrado. Intanto – nel frattempo che qualcuno si decida a porre riparo a tali disdicevoli lacune – a ricordare Piccinni ci ha pensato il M° Adriano Cirillo, pianista barese e già docente al Conservatorio di Ferrara che, giunto appositamente da Ravenna dove attualmente vive, ha voluto rendere omaggio al suo illustre concittadino mettendo a disposizione dell’evento inaugurale un inedito ritrovato in versione autografa nella Biblioteca del Conservatorio napoletano di S. Pietro a Majella. Si tratta della sinfonia iniziale, in tre movimenti, del dramma Ciro riconosciuto che Piccinni ha composto su libretto di Pietro Metastasio e portato in teatro per la prima volta l’11 aprile del 1759. Una chicca di grande valore artistico della quale – ci ha spiegato Cirillo, curatore della revisione – “esiste anche una copia manoscritta nella Biblioteca di Stoccolma, circoscritta alla sola sinfonia, mentre l’edizione originale presente a Napoli comprende l’intera opera.”
I due manoscritti – ha aggiunto il musicista – “divergono nella strumentazione: mentre nella copia svedese l’organico orchestrale prevede due corni , due oboi e gli archi, il manoscritto napoletano ha in più due trombe. Ho ritenuto più attendibile la versione dell’autografo dal momento che la strumentazione spesso era basata sulla vicenda del testo.”
Senza dubbio l’omaggio a Niccolò Piccinni ha avuto il gradevole sapore di un tributo anche alla grande Scuola Musicale Napoletana, celebre in tutta Europa, di cui il compositore barese è stato uno dei più grandi esponenti: “Proseguendo l’iniziativa del M° Riccardo Muti che ha voluto intraprendere negli anni passati a Salisburgo un percorso di rivalutazione dei compositori della Scuola Napoletana eseguendo opere di quel periodo, ritengo personalmente – ha concluso Cirillo – che sia arrivato il momento di ridare notorietà a questo suo illustre esponente che tanta fortuna e fama ebbe in vita a tal punto che i francesi scelsero il suo busto per ornare la facciata ovest dell’Opera di Parigi. Trovo a tal proposito assai meritevole l’iniziativa della casa editrice Ut Orpheus di Bologna che ha deciso di pubblicare dopo la Messa in Re maggiore, anche le Sinfonie iniziali e le Ouverture del compositore barese.”
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