In comune hanno la teatralità e l’imponenza degli apparati scenografici, oltre alla vasta partecipazione popolare rimasta immutata nel corso dei secoli. Sono le Grandi Macchine a Spalla, ossia quelle gigantesche strutture devozionali portate in processione in alcune importanti feste religiose italiane. Per difendere e valorizzare queste antiche tradizioni dal 2006 esiste la Rete delle Grandi Macchine a Spalla che – è notizia di oggi – è stata appena inserita dall’Unesco nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Ad ottenere l’ambito riconoscimento, oltre alla Macchina di Santa Rosa di Viterbo, ci sono tre festività del Mezzogiorno e cioè la Varia di Palmi (Calabria), la Festa dei Gigli di Nola (Campania) e la Faradda di li Candareri di Sassari (Sardegna). Il comitato intergovernativo che ha emesso il verdetto, si è riunito a Baku, in Azerbaijan, con un giorno di anticipo, per stabilire le nuove iscirizioni nella “Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity”. Ecco alcune brevi note su ciascuna delle tre feste:
La Varia di Palmi
La Varia è una festa popolare che si svolge a Palmi (Reggio Calabria) in onore di Maria Santissima della Sacra Lettera, patrona della città, l’ultima domenica di agosto con cadenza pluriennale. L’evento è, probabilmente, la festa principale della Regione Calabria. La Varia è un enorme carro sacro che rappresenta l’universo e l’assunzione in cielo della Vergine Maria[10]. Sopra il carro, di altezza pari a 16 metri e trasportato a spalla da 200 Mbuttaturi (portatori), trovano posto figuranti umani che rappresentano la Madonna, il Padreterno, gli Apostoli e gli angeli. Un altro momento importante di fede è la processione, il giorno precedente il trasporto della Varia, del quadro di Maria Santissima della Lettera e del reliquiario del Sacro Capello. L’evento, era già stato catalogato quale “patrimonio immateriale” delle regioni d’Italia dall’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia. La festa è organizzata dall’amministrazione comunale di Palmi, con il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria, della Regione Calabria e delle istituzioni religiose. Dal 1900 ad oggi la Varia ha avuto vari riconoscimenti, tra i quali la copertina di un numero de La Domenica del Corriere, l’emissione un francobollo prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e l’abbinato ad una lotteria nazionale. L’edizione della festa del 2013 ha visto la partecipazione di circa 180.000 spettatori.
La testimonianza storica:
«Ma sontuosissima è quella festa che si celebra in Palmi in onore della S. Maria della Lettera, con macchina maestosa di figlioletti in abito di Angioletti vagamente adornati che accompagnano la Vergine trionfante nella cima di una macchina, quale porta in detto giorno processionalmente per le strade maggiori del luogo con meraviglioso concorso di popoli: onde si è introdotto un nobile mercato»
Giovanni Fiore da Cropani, “Della calabria illustrata”, XVII secolo
I Gigli di Nola
La Festa dei Gigli è una festa popolare che si tiene ogni anno a Nola in occasione della festività patronale dedicata a San Paolino. Con questo evento i nolani celebrano il ritorno in città di Ponzio Meropio Paolino dalla prigionia ad opera dei barbari avvenuto nella prima metà del V secolo. La domenica successiva al 22 giugno di ogni anno si svolge la festa, vale a dire la processione danzante di 8 Gigli più una struttura più bassa a forma di barca che simboleggia il ritorno in patria di San Paolino. Gli obelischi di legno prendono il nome delle antiche corporazioni delle arti e mestieri, nell’ordine Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto. I Gigli e la Barca danzano lungo un tradizionale percorso individuato nel nucleo più antico della cittadina al ritmo di brani originali e reinterpretazioni attinte dalla tradizione musicale napoletana, italiana e internazionale eseguiti da una banda musicale posta sulla base della struttura. La manifestazione copre l’intero arco della giornata. Nel corso della mattinata, i Gigli e la Barca vengono trasportati in piazza Duomo, la piazza principale di Nola, dove avviene la solenne benedizione da parte del vescovo. Dal primo pomeriggio all’alba del lunedì le strutture e i cullatori che li trasportano affrontano spettacolari prove di abilità e di forza.
La testimonianza storica:
« Mi avevano parlato a Napoli della festa di San Paolino a Nola e mi era anche stato assicurato che meritava di essere vista. Ero appena entrato a Nola che mi colpì la vista una strana cosa, della quale non avevo ombra d’idea e che mi fece dubitare di trovarmi piuttosto nelle Indie, o in Giappone, che non in Italia, in Campania. Vidi una specie di torre, alta, sottile, tutta ornata di carta rossa, di dorature, di fregi d’argento, portata sulle spalle da uomini. Era divisa in cinque ordini, a piani, a colonne, decorata con frontespizi, archi, cornici, nicchie, figure e coperta ai due lati di numerose bandiere. Giunta poi ogni torre davanti alla cattedrale, incominciava uno strano spettacolo, per cui ognuna di quelle grandiose moli cominciava a danzare a suon di musica. Precedeva i portatori un uomo con un bastone, il quale batteva il tempo, e le torri lo seguivano. Il colosso oscillava e sembrava ad ogni istante che volesse perdere l’equilibrio e cadere; tutte le figure si muovevano, le bandiere sventolavano; era un colpo d’occhio fantastico. »
Ferdinand Gregorovius, XIX secolo
Faradda di li Candareri di Sassari
(v. foto in apertura)La Discesa dei candelieri (in sassarese Faradda di li candareri o solo Faradda) è una festa che si tiene a Sassari la sera precedente alla festa della Madonna Assunta (ferragosto) e consiste in una processione danzante di grandi colonne di legno, ceri simbolici, detti “candelieri” (li candareri), che si svolge lungo il Corso Vittorio Emanuele II fino a Porta Sant’Antonio e dal Corso Francesco Vico fino ad’arrivare alla chiesa di Santa Maria di Betlem. È chiamata anche Festha manna, ovvero “Festa grande” e, secondo la tradizione, deriva da un voto fatto alla Madonna Assunta, che avrebbe salvato la città dalla peste. Ebbe un periodo di crisi tra la fine del XIX secolo e gli inizi del Novecento, ma attualmente è seguita da circa 100.000 persone, che giungono a Sassari anche dall’estero. La festa sarebbe nata a Pisa agli inizi del XIII secolo come offerta di cera alla Vergine Maria: la sera del 14 agosto, venivano portate in processione delle grosse macchine di legno ricoperte di cera e raffiguranti santi ed episodi biblici; ogni macchina, a forma di tabernacolo o palma aperta, simile dunque ad una pala d’altare, veniva trasportata fino alla cattedrale accompagnata da musica. Le città alleate della Repubblica di Pisa (Sassari, Iglesias e Nulvi ad esempio) forse concorsero all’oblazione dei ceri della Repubblica marinara e in seguito praticarono loro stesse il rito ogni vigilia ferragostana.