Il secolare rito della apposizione del ori devozionali sulla statua del Cristo Morto ha luogo ogni anno, il Venerdì Santo, nel borgo lucano di Ferrandina. Il fotografo Francesco La Centra ne ha documentato per la prima volta lo svolgimento
di Alessandro Novoli
Nel 2014 vi parlammo della processione del Venerdì e del Sabato Santo a Ferrandina (Matera), fra devozione e identità, mostrandovi alcuni momenti del rito comunitario attraverso le immagini del fotografo lucano Francesco La Centra. C’è però una fase molto suggestiva che precede e segue la processione del Cristo morto, momento centrale dei Riti della Settimana Santa che in questo borgo lucano, come in altri luoghi del Sud Italia, assume significati profondi legati al mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. Essa si svolge da generazioni a porte chiuse nella chiesa barocca di San Domenico sotto l’egida dell’omonima Confraternita: è il rito della apposizione sulla statua del Cristo morto degli ori devozionali frutto di innumerevoli donazioni ex voto, fatte cioè per grazia ricevuta o in adempimento di una promessa, al quale segue quello della loro rimozione la sera del Sabato santo, al termine della processione. A presiedere questi due momenti è un gruppo di donne, per la precisione tre, come le Marie ai piedi della Croce: con cura meticolosa e un intenso trasporto, svolge questo compito fin dall’età di 13 anni Lucrezia Farina, oggi cinquantenne, assistita con analogo spirito di devozione da Antonella Violillo e Carmela Timpone. Il rito si svolge da sempre in assenza di pubblico per cui le suggestive immagini di Francesco La Centra che vi proponiamo sono le prime ad essere pubblicate; con esse, in photo gallery, anche alcuni momenti della processione [v. le photo gallery a fondo pagina].
Il rito inizia verso le 9.00 del mattino del Venerdì e prosegue fin verso l’ora di pranzo perché i monili d’oro, portati in chiesa da un membro della Confraternita scortato da alcune guardie giurate, devono essere rigorosamente catalogati prima di essere posizionati sulla statua del Cristo che nel corso dell’anno indossa solo una corona di spine in argento sul capo e porta fra le mani alcuni fiori dello stesso metallo prezioso. Dopo l’apposizione degli ori la sacra effigie è pronta per essere portata a spalla dai confratelli, cosa che avverrà a partire dalle 19 del Venerdì, con un corteo al quale strada facendo si uniranno altre statue, fra cui quelle della Vergine Addolorata e di San Giovanni. La processione si ripete il giorno successivo, e la sera verso le 19.00, a corteo ultimato, dopo il rientro della statua nella chiesa di S. Domenico, ha luogo la rimozione degli ori, eseguito dalle stesse persone del giorno precedente: stavolta viene verificata la corrispondenza degli oggetti con quelli catalogati dopodiché vengono levati dalla sacra effigie e riposti nelle rispettive custodie, alcune delle quali mostrano i remoti segni del tempo. La quantità dei gioielli cresce ogni anno perché può accadere che uno o più fedeli compiano una nuova donazione la mattina del Venerdì Santo.
La processione del Cristo morto pressoché come la conosciamo oggi fu impostata nel 1870 dal canonico Nicola Caputi ed era in origine circoscritta al Venerdì, sebbene si prolungasse spesso fino al mattino successivo. La statua veniva allora trasportata senza bara, faceva tappa presso la Chiesa Madre di Santa Maria della Croce per poi approdare alla chiesa dei Cappuccini dove tutti i fedeli attendevano con mestizia l’arrivo della Addolorata per lo struggente incontro con il Figlio morto. In origine l’antica effigie del Cristo era in legno e veniva custodita presso la Chiesa di Santa Chiara. Con la soppressione dell’ordine delle Clarisse fu trasferita a San Domenico – chiesa ricca di opere d’arte e raffinati manufatti di falegnameria del Sei-Settecento – e per la processione si decise di utilizzare una nuova statua in cartapesta policroma, realizzata nel 1897 da Salvatore Mariano sulla base di un calco ottenuto dall’originale. Dello stesso autore è anche l’attuale statua del San Giovanni.
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GLI ORI DEL VENERDI SANTO A FERRANDINA
LA PROCESSIONE e LA RIMOZIONE DEGLI ORI
Bibliografia:
Nicola Caputi, Cenno storico sull’origine, progresso e stato attuale della città di Ferrandina, Napoli, 1870