“Lunga e difficile è la via della ricerca, ma alla base di tutto c’è sempre l’amore”
Vincenzo Tiberio
di Kasia Burney Gargiulo
A volte la Storia è matrigna, lasciando che finiscano nell’oblio figure di uomini e donne che in altri luoghi, in altri tempi, in altre circostanze, avrebbero avuto il giusto riconoscimento per il contributo dato all’evoluzione della cultura, della scienza, della società. Ma così va il mondo, ed allora non rimane che tentare di riparare con un recupero di memoria che, per quanto tardivo, sia dettato da un sincero senso di gratitudine.
Quella che andiamo a raccontarvi è la incredibile storia del medico molisano Vincenzo Tiberio, in verità personaggio noto agli annali di storia della medicina e alle enciclopedie più complete, ma pressochè ignoto al grande pubblico. Eppure si tratta di colui che circa trentacinque anni prima della scoperta della penicillina che valse il Premio Nobel agli scienziati britannici Alexander Fleming, Ernst B. Chain e Howard W. Florey , aveva già individuato il potere chemiotattico e battericida di alcuni estratti di muffe. Anzi, secondo fonti accreditate, Tiberio è stato il primo esponente in assoluto del mondo scientifico a scoprire il potere degli antibiotici.
Una qualche forma di divulgazione mediatica della sua figura di scienziato è piuttosto recente: del resto basti pensare che Arzano (Napoli), città dove ha vissuto negli anni degli studi universitari ospite della sorella del padre, gli ha dedicato una lapide commemorativa sul muro della sua casa solo nel 2011, anno nel quale anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche si è ricordato di lui con il documentario ‘Vincenzo Tiberio, l’uomo che scoprì gli antibiotici’ (richiedi gratis il DVD). Encomiabile anche l’iniziativa presa nel 1995 dall’Associazione Culturale Amici di Sepino (suo paese di nascita in provincia di Campobasso), la quale ha fatto ripubblicare in edizione anastatica la sua ricerca “Sugli estratti di alcune muffe” uscita nel 1895 per la prestigiosa rivista scientifica Annali di Igiene Sperimentale edita a Roma da Ermanno Loescher. Sepino lo aveva peraltro commemorato nel 1956 con una lapide in Piazza Nerazio Prisco ricordando come Tiberio “primo nella scienza, postumo nella fama, dal 1893 rivelò il misterioso potere degli antibiotici”. A lui sono inoltre dedicate tre strade, a Roma, a Campobasso e a Napoli e nel 2007 gli è stata intitolata la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo molisano.
Mancava però una più ampia consacrazione, la cui occasione è ora offerta dalla ricorrenza del centenario della morte (1915-2015), un evento che nei giorni scorsi il Museo delle Arti Sanitarie, l’Ordine dei medici, l’Ordine dei farmacisti di Napoli e provincia e le associazioni arzanesi “Agrippinus”, “Aria Pulita” e Legambiente hanno celebrato a Napoli con una tavola rotonda e la mostra documentaria “Le muffe nel pozzo: la vera storia degli antibiotici” allestita nelle sale del museo, all’interno del complesso monumentale degli Incurabili. Iniziative analoghe si sono svolte anche ad Arzano e a Sepino.
QUELLE STRANE MUFFE NEL POZZO
Prima che nel 1928 Fleming facesse quasi per caso la sua scoperta, pubblicata sul British Journal of Experimental Pathology, molte malattie infettive rappresentavano le principali cause di mortalità fra i bambini, il cui tasso – almeno in Italia – era paragonabile a quella oggi tristemente riscontrabile nei Paesi più poveri del continente africano: quasi un bambino su due non arrivava ai 4 anni di vita e la maggior parte dei decessi era causato da una malattia infettiva. Se solo la scoperta di un giovane medico molisano, l’allora ventiseienne Vincenzo Tiberio (laureatosi a 22 anni), avesse ricevuto la giusta considerazione presso gli ambienti accademici italiani del suo tempo, la storia della cura delle malattie infettive avrebbe avuto una svolta decisiva con ben 35 anni di anticipo.
Come raccontano i suoi studi e come confermano i suoi due nipoti, il dermatologo Giulio Capone e la microbiologa Anna Zuppa Covelli, Vincenzo Tiberio s’accorse del potere battericida delle muffe osservando cosa accadeva nel pozzo della sua casa di Arzano. Notò infatti che i suoi parenti si ritrovavano esposti a infezioni intestinali tutte le volte che il pozzo, dal quale si attingeva l’acqua da bere, veniva ripulito delle muffe, mentre i malesseri scomparivano al riformarsi dei miceti. La geniale intuizione del medico igienista fu quella di collegare i due fenomeni, cosa di cui ebbe conferma testando le muffe in laboratorio: “Risulta chiaro – scrisse – che nella sostanza cellulare delle muffe esaminate sono contenuti principi solubili in acqua, forniti di azione battericida. Per queste proprietà le muffe sarebbero di forte ostacolo alla vita e alla propagazione dei batteri patogeni”.
UN ARTICOLO PASSATO SOTTO SILENZIO E UN AMORE DIFFICILE
La scoperta e l’esito degli studi successivi furono da lui riportati nell’articolo ‘Sugli estratti di alcune muffe’, pubblicato sulla rivista ‘Annali di igiene sperimentale’, diretta dal professor Angelo Celli ed edita a Roma da Ermanno Loescher. Il testo ebbe anche la supervisione dell’Istituto d’Igiene della Regia Università di Napoli, allora diretto da Vincenzo De Giaxa. Esso rappresentava la sintesi di un attento lavoro di isolamento e classificazione dei ceppi di muffe, di analisi della loro azione battericida sperimentata in vitro e in vivo e della preparazione di una sostanza dagli effetti antibiotici, antesignana della penicillina le cui conseguenze sul destino dell’umanità tutti conosciamo. Purtroppo quell’articolo sarebbe finito nel dimenticatoio avendo lasciato indifferenti gli ambienti accademici italiani e – almeno apparentemente – anche quelli internazionali.
GLI ANNI DELLA REGIA MARINA E LA FINE PREMATURA
Il 1° gennaio 1896 iniziò la sua avventura umana e professionale nella Regia Marina Militare, un’esperienza che lo avrebbe portato in giro per il mondo alle prese con conflitti come quello greco-turco o con epidemie come quelle di vaiolo e malaria a Zanzibar, intento a risolvere problemi di potabilizzazione dell’acqua, a somministrare pionieristiche e provvidenziali vaccinazioni e a soccorrere gli abitanti di Messina dopo il terribile terremoto del 1908 (portò in salvo oltre 2 mila persone), senza peraltro tarscurare studi e pubblicazioni scientifiche. Nel 1912 lo ritroviamo a dirigere il laboratorio biochimico dell’ospedale militare alla Maddalena, per poi passare, al suo rientro a Napoli, al Gabinetto di Igiene e Batteriologia dell’ospedale della Marina. Ormai 45enne e meno impegnato nelle incombenze militari aveva finalmente deciso di riprendere i suoi studi sugli antibiotici, ma la fine lo attendeva dietro l’angolo: il 7 gennaio del 1915 moriva stroncato da un infarto.
LA RISCOPERTA DI VINCENZO TIBERIO
Quel lento e meritato processo di riscoperta che oggi ci porta ad occuparci di lui è iniziato nel 1947 grazie al farmacologo Pietro Benigno che sulla rivista Minerva Medica mise in evidenza come “le sue ricerche sono condotte con tale accuratezza di indagine da meritare un posto fondamentale nella ricerca dei fattori antibiotici”. L’anno successivo, con molta più risonanza, l’ufficiale medico Giuseppe Pezzi recuperò invece il citato articolo del 1895, restituendo dignità scientifica alla sua scoperta ed iniziando un percorso di rivalutazione della figura di Vincenzo Tiberio finalmente delineata nel 2006 dai nipoti Vincenzo Martines e Anna Zuppa Covelli nel libro “La vita e i diari di Vincenzo Tiberio”. Da allora si è tornato a parlare sporadicamente di questo scienziato appassionato a cui il Centenario del 2015 sta finalmente restituendo l’attenzione negatagli nell’arco di un secolo.
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– Dizionario di Medicina dell’Istituto per l’Enciclopedia Italiana Treccani, 2010: Vincenzo Tiberio
– Montanaro F., Amicorum sanitatis liber: profili biografici dei più illustri medici, sanitari e benefattori del tempo passato di Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano e Sant’Antimo, Frattamaggiore (NA), Istituto di Studi Atellani, 2005
– Pezzi G., in Scienza e tecnica: rivista generale di informazione scientifica, Volume 8,Edizioni 7-9, Società italiana per il progresso delle scienze, 1947
– Sterpellone L., I grandi della medicina. Le scoperte che hanno cambiato la qualità della vita, Roma, Donzelli Editore, 2004
– Tiberio V., Sugli estratti di alcune muffe / ricerche del Dott. Vincenzo Tiberio, in Annali di Igiene Sperimentale, Roma, Ermanno Loescher editore, 1895