Il Parco Nazionale del Pollino, come ogni luogo in cui la natura è lasciata libera di esprimersi nella sua pienezza, mette in scena in ciascuna stagione il grande spettacolo del mutamento. Forme, colori, luce, ombre variano come le note di una partitura con le loro alterazioni. Dopo i luminosi clamori dell’estate è come se la natura si preparasse al lungo silenzio dell’inverno, a quel bianco e gelido deserto che non impedisce tuttavia alla vita di pullulare sotterranea, in attesa di riesplodere con la primavera. E a segnare il transito è la policromia terrosa, umida e muschiosa dell’autunno, un tempo malinconico e, insieme, di fiduciosa attesa, in bilico fra la morte e la vita nel loro perenne fluire. L’una lievito dell’altra, come il seme che marcisce nel buio della zolla per dar luce alla nuova pianta. Un tempo di calma, che induce alla meditazione, mentre lo sguardo corre fra gli alberi del bosco, vaga lungo i profili delle pietrose cime o verso i vasti orizzonti, si perde nell’azzurro nitore del cielo, fonte della luce più morbida dell’anno, pronta però ad indurirsi nel minaccioso grigiore d’un improvviso temporale. Ogni cosa sembra pregna di questa luce: gli alberi, gli animali, i corsi d’acqua, e persino le case dei borghi nella loro immota dignità di custodi. Su tutto questo hanno puntato i loro obiettivi Stefano Contin, Gianni Termine e Monica Cucinschi, scegliendo il Parco Nazionale del Pollino come punto di osservazione.
“Ogni fiore vuol diventare frutto, / ogni mattino sera, / di eterno sulla terra non vi è / che il mutamento, che il transitorio. / Anche l’estate più bella vuole / sentire l’autunno e la sfioritura. / Foglia, fermati paziente, / quando il vento ti vuole rapire. / Fai la tua parte e non difenderti, / lascia che avvenga in silenzio. / Lascia che il vento che ti spezza / ti sospinga verso casa”.
Hermann Hesse
“E vanno pel tratturo antico al piano, / quasi per un erbal fiume silente, / su le vestigia degli antichi padri…”
Gabriele D’Annunzio
“Qui verranno per i prati ad abbeverarsi i giovenchi…”
Virgilio
“Se vuoi vedere le valli, sali in vetta ad una montagna; se vuoi vedere la vetta di una montagna, sali su una nuvola; se invece aspiri a comprendere la nuvola, chiudi gli occhi e pensa”
Kahlil Gibran
“Le mucche sono tra le più gentili tra le creature viventi; nessuna mostra più appassionata tenerezza verso i propri piccoli…in breve, io non mi vergogno di professare un profondo amore per queste tranquille creature”.
Thomas de Quincey
“Ha messo chiome il bosco d’autunno / Vi dominano buio, sogno e quiete. / Né scoiattoli, né civette o picchi / lo destano dal sogno. / E il sole per i sentieri dell’autunno / entrando dentro quando cala il giorno / si guarda intorno bieco con timore / cercando in esso trappole nascoste”.
Boris Pasternak
“Come se avessero atteso il segnale di entrare in scena, ecco spuntare da ogni parte i meravigliosi funghi; ecco il popolo misterioso, magnifico dei funghi…splendidi e attraenti: preziosi come calici, mortiferi come coppe avvelenate”.
Marcel Roland
“…la piccola rana è un capolavoro pari a quelli più famosi…”
Walt Whitman
“Cadete foglie, cadete fiori e svanite, / notte distenditi, accorciati giorno, / ogni foglia mi parla di pace soave / staccandosi con un sussurro dall’albero autunnale”.
Emily Brontë
“Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle”.
John Ruskin
“Nei boschi conquistò la sua misura…E ogni volta, sulla soglia del bosco, si sentiva indomabile, come prima di compiere un atto grandioso; come prima di un giorno grandioso”.
Peter Handke
“Il culmine del paese dei funghi era il fungo porcino: aveva sempre un bell’aspetto; il cappello luccicava ancora per l’umidità; mentre la carne del gambo era bianca, come se fosse appena spuntata dalle profondità della terra…”
Pietro Citati
“Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento.”
Lord Byron
“…possedeva la bellezza senza la vanità, la forza senza s’insolenza, il coraggio senza la ferocia e tutte le virtù dell’uomo senza i suoi vizi…”
Lord Byron
“…autunno splendido e fuggitivo dalla luce migrante, curva al vento sul dorso delle canne…”
Leonardo Sinisgalli
“Le case bianche precipitano come una cascata lungo il fianco di una collina a cono, che domina il paesaggio, mentre sulla cima s’erge l’immancabile castello, dalle cui finestre spaccate si scorge il cielo azzurro…”
Norman Douglas
“Nella tenue luce della sera risplendeva la grazia antica di quella chiesa che da secoli sembrava montar la guardia al paese e alle vette circostanti”
Dopo tanta nebbia / a una a una si svelano le stelle. / Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo
Giuseppe Ungaretti
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