di Redazione FdS
Il 2017 si chiude per il Parco Archeologico di Pompei con la inaugurazione di tre nuove domus e di una mostra: da ieri sono per la prima volta diventati accessibili al pubblico l’edificio Domus e Botteghe e le case del Larario Fiorito e del Triclinio all’aperto, parzialmente scavate negli anni Cinquanta dall’archeologo Amedeo Maiuri e definitivamente portate alla luce alla fine degli anni Ottanta. Le tre domus sono state finalmente restaurate nell’ambito del Grande Progetto Pompei e in concomitanza con la loro apertura è stata inaugurata anche la sezione pompeiana della mostra Pompei@Madre. Materia Archeologica in corso a Napoli. L’evento ha visto l’intervento del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, di Massimo Osanna, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Luigi Curatoli, Direttore Generale del Grande Progetto Pompei, e Andrea Viliani, Direttore generale del MADRE – Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli.
“Pompei è il simbolo di una storia di riscatto e di rinascita” – ha dichiarato il Ministro Dario Franceschini – “resa possibile dal lavoro lungo e silenzioso di tutte professionalità dei beni culturali che hanno contribuito, con il loro impegno, ai risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti. Quando ho cominciato il mio percorso da Ministro, Pompei nel mondo era simbolo di difficoltà, oggi è simbolo di riscatto e di utilizzo efficiente dei finanziamenti europei. Qui vi è un continuo fiorire di iniziative e un aumento consistente delle presenze, è una bella storia italiana di cui dobbiamo tutti essere orgogliosi”.
LE DOMUS
Gli edifici riaperti sono ubicati nel settore sud-orientale della città antica, nelle immediate vicinanze di Porta Nocera, uno degli accessi alla città, nonché passaggio privilegiato di quanti dal suburbio affluivano a Pompei per assistere agli spettacoli nel vicino Anfiteatro. Il quadro topografico spiega peraltro il carattere fortemente commerciale di questo quartiere e la coesistenza all’interno degli edifici in questione di funzioni sia abitative che commerciali.
L’edificio Domus e Botteghe rientra nella tipologia della casa-bottega: alla vendita erano adibiti gli ambienti fronte strada, mentre il settore propriamente residenziale era incentrato su una corte scoperta provvista di un triclinio in muratura e di uno spazio porticato, sul quale si aprono gli ambienti più nobili della domus. Questi sono decorati da pitture in IV stile pompeiano che, al momento dell’eruzione, erano oggetto di un parziale rifacimento nell’ambito di più ampi lavori di restauro, testimoniati dalle anfore piene di calce rinvenute durante lo scavo. L’unità edilizia corrispondente al civico 1 dell’isolato viene considerata parte del medesimo complesso e interpretata come un hospitium.
La Casa del Triclinio all’aperto, nata dalla fusione di più nuclei indipendenti, è una modesta abitazione di Via di Nocera e presenta un impianto planimetrico condizionato dalla ristrettezza degli spazi: cinque ambienti, tra cui un piccolo viridarium (giardino), sono disposti in successione sul lato di un corridoio di passaggio che immette in un peristilio a due bracci, dal quale si accede ad altri tre vani. Agli angusti spazi abitativi si contrappone la vasta area a giardino posta a nord di essi, oggi piantata a vigneto, così come doveva essere in antico. Tra il verde dei vitigni è ubicato il grazioso triclinio (sala da pranzo) estivo che dà il nome alla casa, abbellito da due fontane a nicchia rivestite di mosaici in pasta vitrea, pomici e conchiglie. Il complesso, accessibile anche da Via della Palestra, doveva costituire una sorta di osteria a giardino ad uso dei frequentatori del vicino Anfiteatro.
La vasta abitazione denominata Casa del Larario Fiorito nella sua configurazione attuale è il risultato della fusione di due unità indipendenti caratterizzate da uno stesso schema planimetrico, che vedeva il settore propriamente residenziale posto ad ovest, su Via di Nocera, e ad est un ampio spazio a giardino. Con ogni probabilità, il complesso nato da questo accorpamento doveva avere una funzione commerciale o, comunque, essere in qualche modo aperto al pubblico, come lascerebbe supporre la presenza di iscrizioni elettorali in uno degli ambienti interni. La grande abitazione conserva molte delle pitture parietali originali, tra le quali spicca, in particolare, la decorazione in IV stile poempeiano della grande sala (oecus) affacciata sul giardino, con quadretti mitologici inseriti al centro di pannelli giallo ocra. Degno di nota è anche il raffinato larario (luogo destinato al culto domestico) da cui la domus prende il nome; ubicato all’interno di un piccolo cubicolo, esso è decorato con amorini in volo e fiori sparsi. L’area dell’hortus (giardino) è invece provvista di un grande triclinio in muratura inserito su un pavimento in cocciopesto con inserti di marmo.
LA MOSTRA
La sezione pompeiana della mostra Pompei@Madre. Materia Archeologica è ospitata nella prima sala dell’Antiquarium pompeiano ed anticipa la “materia archeologica” esposta al museo MADRE di Napoli (fino al 30 aprile 2018, insieme alle opere di più di 90 artisti moderni e contemporanei). Essa si articola fra due grandi vasche-deposito di materia lapidea e ceramica, a rappresentarne il flusso fra epoche, mezzi, stili e sensibilità differenti ma coesistenti, per procedere fino al video di Shana Moulton. La sala successiva introduce alla morte degli esseri umani, con l’armadio-ossario, e delle cose, con il vasellame in bronzo con i lapilli del 79 d.C., in una ininterrotta diacronia che giunge fino agli scheletri degli oggetti bombardati nel 1943. Questa fragile materia è rigenerata e narrata nella gouache ottocentesca, nel quadro di Francesco Clemente, nelle cartoline, negli album-souvenir, nelle fotografie, nei libri, che testimoniano la secolare fascinazione verso la materia pompeiana, fino ai reperti restituiti negli ultimi anni, espressione del mito moderno della maledizione dei reperti rubati. Nel cortile la materia archeologica torna ad esprimere la sua forza contemporanea e rigenerativa, soggetta a nuove narrazioni e nuove storie. Il progetto espositivo Pompei@Madre. Materia Archeologica – a cura di Massimo Osanna, Direttore generale del Parco Archeologico di Pompei e Andrea Viliani, Direttore generale del MADRE-Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, con il coordinamento curatoriale di Luigi Gallo per la sezione moderna – si basa su un rigoroso programma di ricerca risultante dall’inedita collaborazione fra il Parco Archeologico di Pompei, uno dei più importanti siti archeologici al mondo, e il MADRE, museo regionale campano d’arte contemporanea.