di Kasia Burney Gargiulo
In tutta questa storia della Xylella fastidiosa, il ‘micidiale’ parassita che avrebbe attaccato gli ulivi pugliesi rendendone inesorabile l’estirpazione, c’è qualcosa che non quadra. Non siamo i primi a dirlo, ma urge ribadire questo concetto in un momento in cui l’azione in Puglia del Corpo Forestale dello Stato, guidata dal super-commissario Giuseppe Silletti, diventa sempre più stringente come dimostra l’episodio di pochi giorni fa ad Oria (Brindisi) dove 47 ulivi sono stati abbattuti di prima mattina con uno schieramento di forze dell’ordine degno di un attacco terroristico.
E per dire che i pezzi di questo oscuro puzzle non combaciano, non c’è bisogno di chiamare in causa tesi da complottisti incalliti, basta leggere i numeri, quelli diffusi lo scorso 6 luglio dalle stesse autorità italiane che hanno predisposto il cosiddetto piano di emergenza Xylella. Proprio alla vigilia del blitz di Oria il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali ha infatti approvato la relazione sullo stato di attuazione delle “misure di contrasto alla xylella fastidiosa in Italia”. Prima di riferirvi alcuni passaggi cruciali di questa relazione, ci preme ricordare come solo 4 mesi fa il Corpo Forestale dello stato comunicava che la situazione “è ormai fuori controllo: è stata superata la linea Maginot tracciata e il batterio si espande oltre e più velocemente rispetto a quello che avevamo immaginato” (Cfr. La Repubblica Bari del 14 marzo 2015).
|
A distanza esatta di 4 mesi, nel rapporto – che include l’intera cronistoria della vicenda Xylella – si legge con somma sorpresa che ad essere colpite dal parassita incriminato sono meno di 2 ulivi su cento, fra le migliaia di piante analizzate!
Ma procediamo con ordine: il rapporto parte dalle prime segnalazioni ufficiali di casi di ulivi con sintomi di disseccamento rapido, risalenti al 2013, quindi passa a parlare dei territori interessati, della normativa di riferimento e della strategia di lotta messa in atto, composta di attività di monitoraggio, irrorazione di fitofarmaci e pesticidi fino alle eradicazioni delle piante infette e di ogni altra pianta (fra quelle considerate ospiti potenziali del parassita) che si trovi nel raggio di cento metri da una pianta infetta ed indipendentemente dal suo stato di salute. Fin qui nulla di nuovo, se non fosse che quando si vanno a leggere i risultati delle attività di monitoraggio svolte nelle cosiddette “aree-focolaio”, si scopre una presenza praticamente quasi irrilevante del “micidiale” ed “epidemico” batterio Xylella fastidiosa.
Leggiamo insieme alla pag. 17: “Sulla base dell’attività di monitoraggio svolta dal Servizio Fitosanitario Regionale, sono stati individuati 27 focolai nella fascia di Contenimento, compreso Oria. In 5 focolai le attività di campionamento ed analisi sono concluse; su 3.168 piante analizzate, 12 sono risultate positive. In 8 focolai le attività sono ancora in corso, su 13.247 piante analizzate, 235 piante risultano positive. Nei restanti 14 focolai, le attività di campionamento capillare non sono ancora iniziate, al momento 80 piante risultano positive”. Detto in soldoni, su 5 focolai la percentuale di positività al batterio Xylella è dello 0,38%, mentre in altri 8 focolai non si supera l’1,78%. Quindi alla pagina 33: “ben 26.755 campionamenti, nel solo periodo tra ottobre 2014 e il 4 giugno 2015. A seguito di tali rilevamenti sono state identificate 612 piante positive”, praticamente poco meno del 2% del totale analizzato. Ciò vuol dire che le rimanenti piante hanno dato esito negativo.
Come fanno notare diversi osservatori in queste ore, ci troviamo di fronte a dati che collimano con quelli già forniti a luglio 2014 dalla Dg Sanco (Direzione Generale per la salute e la politica dei consumatori) in seno alla Commissione Europea. Da essi emergeva come fino a dicembre 2013 su 1757 campioni prelevati da piante con sintomi di disseccamento, solo 21 risultassero positivi al batterio; da dicembre 2013 all’aprile 2014 erano 242 su un campione di 12.109 mentre dall’aprile all’ottobre 2014 nessun albero risultava infetto su un campione di 1.141 analizzati.
E questa sarebbe un’epidemia?…o quanto meno, è davvero solo la Xylella a far seccare gli ulivi? Che fine ha fatto la virulenza “fuori controllo” da Xylella evocata a marzo scorso dalla Forestale? Dove sono finite le 200mila piante infette, poi diventate 500mila, e alla fine un milione di cui si è tanto parlato nelle cronache per svariati mesi?
Volendo riportare un altro passaggio significativo della relazione ministeriale, possiamo citare quanto si legge alla pag. 4: “complessivamente in tutta Italia sono state portate a termine quasi 33.600 ispezioni. In base all’esito di tale attività di analisi, si può dichiarare l’intero territorio italiano ufficialmente indenne da Xylella, a eccezione delle aree delimitate delle Province di Lecce e Brindisi.”
La relazione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che vi abbiamo qui sintetizzato, è stata preparata in vista dell’incontro del Comitato fitosanitario svoltosi a Bruxelles il 9 luglio scorso, occasione nel corso della quale è stato chiesto alla Regione Puglia di fornire i dati epidemiologici e quelli sulla biologia del presunto vettore del parassita. In altri termini l’Europa, dopo i concitati allarmismi dei mesi scorsi, dà finalmente l’impressione di voler capire in modo più chiaro qual è lo stato della situazione e quale efficacia abbiano avuto le misure adottate finora. L’EFSA (Autorità Europea per la sicurezza alimentare) ha infatti chiesto al CNR di Bari di fornire tali dati, cosa che dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno.
Intanto i dati già pubblicati sono tali da dover come minimo far sorgere gravi dubbi sulla opportunità di utilizzare l’eradicazione degli ulivi come sistema per tentare di fermare un parassita che ha tutta l’aria di essere solo un povero ”capro espiatorio” di chissà quale altra causa reale (dall’uso massiccio e pluriennale di pesticidi, quale possibile causa di indebolimento delle piante, agli oggettivi cambiamenti climatici, solo per citare alcune fra quelle ipotizzate da studiosi indipendenti). Dubbi legittimi che però inspiegabilmente non hanno ancora messo freni alle eradicazioni.
Infatti il piano del commissario straordinario Silletti va avanti. Il 3 luglio, come si legge nella relazione (pag. 9), il Commissario “è stato incaricato di predisporre, entro sette giorni…un nuovo Piano degli interventi, per la più celere attuazione delle misure previste nel decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali del 19 giugno 2015” in materia di eradicazione, misure di contenimento, definizione di una zona di sorveglianza, rintracciabilità e controlli ufficiali sugli spostamenti delle piante ospiti della Xylella. “Il primo stralcio del piano, relativo agli abbattimenti delle piante infette – si legge inoltre alla pag. 39 – è stato già approvato, come prima fase urgente di applicazione delle misure di eradicazione fuori dalla zona infetta.”
Rimangono al momento esclusi da operazioni di eradicazione gli ulivi delle 26 aziende biologiche e dei 26 vivai che hanno visto accogliere dal Tar le loro ragioni in due gradi di giudizio. Inoltre è atteso in Puglia l’arrivo per la prossima settimana del commissario europeo per la Salute, Vytenis Andriukaitis, allo scopo di verificare la situazione nel Salento. Prosegue infine l’inchiesta della Procura di Lecce per il reato di diffusione colposa di malattia delle piante, un’indagine condotta dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone che ha ottenuto sei mesi di proroga ma che al momento non vede ancora alcun iscritto nel registro degli indagati.