di Enzo Garofalo
Riscoprire l’arcaico per dare un nuovo senso al presente. E’ la poetica sottesa al Manifesto dell’arte Rupestre ideato dall’artista bolognese Andrea Benetti le cui opere sono esposte a Bari fino al 26 marzo 2014 presso la sala centrale dell’ ex Palazzo delle Poste nell’ambito della mostra “Colori e suoni delle origini”. Il vernissage, lo scorso 28 febbraio, si è avvalso di una suggestiva performance musicale e canora del trombettista leccese Frank Nemola, noto collaboratore di Vasco Rossi.
Come spiega nel suo Manifesto dell’Arte Rupestre, Benetti riscopre l’antichissima arte delle grotte come testimonianza di un Uomo che “si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l’acqua, con il cielo, integrandosi armonicamente nella natura; e quand’anche la natura non rappresentasse una minaccia, egli la rispettava, con il rispetto che si deve ad una Divinità, consapevole dei propri limiti.” In tal senso l’arcaicità del tratto – ravvisabile in forme umane e animali che a volte hanno l’essenzialità di ideogrammi e rivissuta dall’artista alla luce di una colta “naiveté” tutta contemporanea, affascinante per forme, colori, rimandi – assume rilievo non tanto e non solo come dato stilistico, quanto piuttosto come fattore in grado di rilanciare la potenza del simbolo, dell’archetipo, quale quintessenza di senso e di valore.
All’uomo che si è espresso millenni fa tramite quell’arte Benetti contrappone “l’uomo contemporaneo” che si è posto “al centro del mondo e mettendo al primo posto le proprie esigenze, il proprio egoismo. Così facendo, ha stupidamente infranto un incantesimo e profanato la sacralità della natura, quindi, anche della vita.” Benetti propone quindi di “azzerare” e di “ripartire” da quella prima forma artistica coincidente con gli albori stessi della storia umana “per ricostruire un nuovo mondo, in cui il rispetto per la natura e per la dignità umana siano finalmente al centro del volere dell’uomo. Solo così riaffermeremo la sacralità della vita, ormai perduta in cambio di un miope e smaliziato stile di vita, che sta portando il pianeta all’autodistruzione.” Lungi dunque dal voler proporre percorsi anacronistici, Benetti sottolinea come quel “ripartire” vada inteso in chiave simbolica sebbene con la consapevolezza che “spesso i simboli posseggono una forza pari soltanto alla forza della natura; quella stessa natura che noi dobbiamo ricominciare a rispettare e ad amare”.
Il Manifesto dell’Arte Neorupestre, qui evocato per sommi capi, è stato presentato ufficialmente da Benetti alla 53ª Biennale di Venezia, nel padiglione “Natura e sogni”, presso l’Università Ca’ Foscari, su invito del M.A.C.I.A. Museo d’Arte Contemporanea Italiana in America, diretto e curato dallo storico e critico d’arte Gregorio Rossi. A portare a Bari il progetto artistico “Colori e suoni delle origini” è stata Stefania Cassano, presidente dell’Associazione Culturale “AnimARSi”, che ha anche curato la mostra, coinvolgendo l’Università di Bari non solo dal punto di vista della concessione dello spazio espositivo, ma anche dell’organizzazione di un Seminario sull’Arte Rupestre che si è tenuto presso l’Aula Magna dell’Ateneo barese la mattina dello scorso 28 febbraio. A curare il seminario sono stati il professor Donato Coppola, docente di Paleoetnologia ed Archeologia della Preistoria e la stessa Stefania Cassano. All’incontro sono intervenuti anche il Magnifico Rettore, prof. Antonio Felice Uricchio e il prof. Gregorio Rossi; al termine Andrea Benetti ha ricevuto il “Premio Internazionale Excellence” mentre una sua opera è stata acquisita nella Collezione dell’Università di Bari. Nel pomeriggio si è invece inaugurata la mostra che espone 22 opere di Andrea Benetti la cui presentazione al pubblico è stata accompagnata dalla performance musicale live di Frank Nemola.
Stefania Cassano ha voluto sottolineare la forte complementarietà dei due artisti all’interno di questo progetto unitario che propone “un intreccio di sensazioni ‘primigenie’, provenienti direttamente dalla sfera istintuale dell’essere umano, filtrata solo in parte dal giudizio critico e dal pensiero contemporaneo.” “Colori e suoni delle origini” nasce infatti da una ricerca creativa dei due artisti che “attraverso l’unione di due mezzi espressivi, quali pittura e musica, riescono a creare un progetto di “arte acustica”. Benetti e Nemola creano un ponte ideale tra le origini dell’uomo e la contemporaneità, tra le forme antiche ed essenziali di espressione e le odierne esemplificazioni dei sistemi digitali di comunicazione di massa utilizzando i due sensi per eccellenza dei due periodi: udito e vista.”
La mostra, ancora in corso, ha il Patrocinio della Regione Puglia, Provincia di Bari, Comune di Bari. Comune di Castellana Grotte, F.A.I. (Fondo per l’Ambiente Italiano) Sezione di Bari, Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Grotte di Castellana, Archeo Club Sezione di Bari.